I Krel: Finché Le Braccia Diventino Ali / E Il Mondo Cade Giù (7” - 1970)

finché le braccia diventino ali 1970
Tra il 1967 e il 1969, lo storico gruppo beat I Quelli, fu ridotto a quartetto dalle defezioni del cantante Antonio “Teo” Teocoli, e dei chitarristi Pino Favaloro e Alberto Radius, che andò a formare la Formula Tre.

I superstiti Franz Di Cioccio, Franco Mussida, Flavio Premoli e Giorgio Piazza continuarono invece a fare serate nei dancing. Data la loro straordinaria professionalità divennero tra i più richiesti session men d'Italia suonando tra gli altri per Mina, Battisti, Celentano e De André, ma non abbandonarono mai la loro passione per l'avanguardia. In particolare, per quella musica pop-progressiva che stava imponendosi anche in Italia, e che dall'estate del 1969 avrebbero coltivato insieme a un polistrumentista ventitreenne di nome Mauro Pagani.

Così, come capitò ad altre band dell'epoca (es: I DeliriumI Sagittari), anche I Quelli subirono uno sdoppiamento di personalità, proponendo sia il consueto repertorio beat con la loro storica denominazione, sia brani pop-rock chiamandosi Krel. Anche nel corso della medesima serata.
Finita l'esibizione dei Quelli, i musicisti si cambiavano, lasciavano intercorrere un certo periodo di tempo (di norma coperto dalla resident-band del locale), e poi riapparivano in veste rock col nuovo nome. Una distinzione che oggi potrebbe apparire ridicola, ma che per il gestore di una balera di allora era fondamentale: look e generi differenti dovevano restare ben distinti, specie se ai balli canonici si affiancavano sonorità torrenziali come appunto quelle dei Krel.

La Ricordi però era poco incline a quello stile così azzardato, i rapporti si guastarono, e i Quelli-Krel pensarono bene di andarsene. Per chiudere il contratto il solo Di Cioccio collaborò per otto mesi con la nuova Equipe 84, e infine portò i colleghi alla neonata Numero Uno di Battisti-Mogol, dove sarebbero diventati la Premiata Forneria Marconi

beat italiano anni 60
I QUELLI
Poco prima della diaspora però, i Krel ebbero occasione di immortalare il loro sound sul 45 giri "Finché Le Braccia diventino Ali (Gualtiero Malgoni; Vito Pallavicini) E il Mondo Cade Giù (Umberto Balsamo; Vito Pallavicini; Gianni "Rompigli" Sanjust)", pubblicato nel gennaio del 1970; innovativo quanto completamente ignorato; forse registrato solo per esigenze contrattuali, ma che dimostrò quanto un'importante fetta dell'intellighenzia italiana guardasse ormai al futuro

Dei candidi anni Sessanta rimanevano infatti soltanto l'ossatura dei brani (intro, strofe, inciso, ponte eccetera), e le sole teste dei musicisti raffigurate in copertina come in uso dai tempi del rock'n'roll. Per il resto,quel singolo era dinamite pura, almeno per il panorama italiano. 

Nell'intro del lato A affioravano potenti i Vanilla Fudge, poi l'Hendrix più duramente psichedelico, e infine un canto modulato alla Nico Di Palo dei New Trolls, altri pionieri della nostra rivoluzione pop.
In E il Mondo Cade Giù, si coglievano invece raffinati sentori beat del Guccini di Auschwitz, ma ancora e soprattutto, quell'illimitata spavalderia esecutiva che nel 1970 sembrava inarrivabile privilegio d'oltremanica e d'oltreoceano, ma  che di lì a poco sarebbe stata patrimonio di tutti i nostri migliori gruppi pop (Formula Tre, Trip, Nuova Idea ecc. ). 

È vero quindi che I Krel non furono che rapide meteore del pop italiano, ma sicuramente tra i primi e attendibili ambasciatori del suo rinnovamento. La storia successiva lo confermerà.

15 commenti :

Anonimo ha detto...

I Krel... ma qualcuno si è accorto di loro?

Anonimo ha detto...

Dei Krel magari no ma della PFM si....

Yossarian ha detto...

Ricordo male o qualcuno dell'entourage dei King Crimson li aveva visti suonare dal vivo ed era rimasto colpito dalla loro versione di "21st century schizoid man"?

Y.

J.J. JOHN ha detto...

No non ricordi male, ma loro erano davvero molto avanti.

Raffaello 58 ha detto...

Sto per mettere sul piatto il nuovo Pfm. Gradirei dei commenti da chi lo già ascoltato. Un saluto Raffaello 58

JJ ha detto...

Alludi a Emotional Tattoos? Non l'ho ancora ascoltato ma con tutto rispetto: quando una band con quasi mezzo secolo di carriera annovera ormai solo due componenti dei cinque originali (in questo caso uno e mezzo), dovrebbe perlomeno modificare il nome.
Voglio dire: che senso ha chiamare Procol Harum una band di cui rimane il solo Gary Brooker?

Raffaello 58 ha detto...

Ho ascoltato un paio di volte questo nuovo disco della Pfm ( o quel che resta).Per adesso solo la versione inglese.Ad un primo ascolto mi sembra un buon disco in bilico fra il prog e il pop adatto ai passaggi radiofonici( che per adesso mi pare non ci siano).Comunque per apprezzare o no un disco nuovo occorre tempo e molti ascolti. Su Rock Classik il giornalista Mario Giammetti lo liquida con un sei striminzito...Certo il discorso di John non fa una grinza, ma i gruppi che hanno mantenuto la line up originale non sono stati poi molti nella storia del Rock. Tra chi ha fatto tanti cambi di formazione ci sono tanti illustri nomi dai King Crimson Yes Family jethro Tull ecc e per fare una battuta i Nomadi per i quali non basterebbe un pulman a due piani per far salire sopra tutti coloro che ne hanno fatto parte. Raffaello 58

JJ John ha detto...

Sai Raffaello 58, il problema non è che le formazioni cambino: in 30-40-50 anni è normale che vi siano dei rimpasti. Ma per esempio, se Keith Richards o Mick Jagger mollassero, e al loro posto subentrassero dei pari vechietti (Jeff Beck, Clapton o che so io), o degli spumeggianti ventenni, tu li chiameresti ancora Rolling Stones?

Hai ragione quando dici: "tra chi ha fatto tanti cambi di formazione ci sono tanti illustri nomi", ma perdonami: basta davvero sostituire Jon Lord con Don Airey per chiamarsi ancora Deep Purple?. Chissà, forse si.

Eppure io non riesco più a chiamare "Yes" una band senza Anderson, Howe e Squire insieme; "Nomadi" l'attuale gruppo stampella di Beppe Carletti; e "Procol Harum" il quintetto del solo highlander Gary Brooker.
Mai e poi mai i "Led Zeppelin" senza John Bonham, i "Doors" senza Morrison, e i "Queen" senza Freddie.

Vogliamo parlarne?
Ha ragione Elio quando dice che bisognerebbe consegnare "la storia alla storia" e lasciare spazio alle nuove generazioni?

Per esempio Fedez?

Yossarian ha detto...

Temo che alla fine tutto si riduca al fatto che chi detiene il diritto di usare il nome originale solitamente lo usa perchè un "brand" storico genera maggiori introiti. Quello che conta - a mio parere - non è la "ragione sociale" ma la capacità di creare ancora buona musica. Se manca quella, nome vecchio o nome nuovo, forse conviene appendere gli strumenti al chiodo. Gli elii hanno fatto una scelta coraggiosa, anche se effettivamente anch'io non vedo granchè nelle nuove generazioni, ma non le seguo molto... parafrasando Shakespeare, la mia cd-teca è un ducato sufficientemente grande per me :-)

Y.

Geschenk68 ha detto...

salve ,
ormai direi che sara' sempre piu' difficile in futuro, per motivi anagrafici, avere gruppi che abbiano almeno 3 membri originali in formazione e che producano un qualcosa di valido (concetto cmq molto vago e soggettivo). Domandasecondo voi quale gruppo italiano fondato tra il 1970 ed il 1975 ha, dopo il 1990, prodotto il disco piu' valido/interessante e/o comunemente riconosciuto non come una mera riproduzione di qualcosa gia' sentito?
grazie a tutti, Davide

Anonimo ha detto...

Il pittore volante della RRR (2010)potrebbe essere un buon esempio... credo che JJ ne abbia parlato...

claudio65 ha detto...

Di sicuro interessante, ma ancora parecchio "beat" questo brano dei Krel. Le atmosfere mi ricordano molto (forse un po' troppo) i Vanilla Fudge e i New Trolls. Insomma, un buon passo avanti rispetto all'evoluzione prog da Krel a PFM. Lo accosterei a "L'Attesa" delle Estensioni, la cui struttura "vanillafudgiana" lo ricorda molto.

claudio65 ha detto...

Mi permetto di segnalare un altro brano contemporaneo, un po' sullo stesso genere di quello dei Krel, ovvero: "Verso Manhattan" dei Nuovi Corvi (band che non ha nulla a che spartire con i leggendari Corvi dell'epoca beat, sono solo dei "quasi omonimi"), anche questo inciso nel 1970 ed anche questo di notevole interesse.

Angelo De Filippo ha detto...

In realtà i Krel hanno inciso anche un altro brano in veste ufficiale. È la cover di Pà diglielo a mà presentata a Sanremo 1970 da Rosalio Cellamare (Ron) e Nada. Si può trovare nell'edizione del ventennale di Sanremo '70 (ricordi smrl6070) edito con una bella ma poco visibile e delicatissima copertina argentata.
Nell' album sono contenute anche altre perle irreperibili altrove come La spada nel cuore cantata da Ricky Gianco,Tipitipití e Re di cuori da Fiammetta e un Franco Say che sfugge anche a me. Scusate l'intrusione

Anonimo ha detto...

Un 45 giri carino e un po' datato

Michele D'Alvano