Il Sessantotto. L'immaginazione al contropotere.

Immaginazione al potere
Nel 1968, tutte le esperienze antagoniste maturate dal dopoguerra in poi, confluirono in una contestazione planetaria e travolgente, deflagrata perlopiù in ambito studentesco, ma che investì gradualmente tutti gli aspetti del vissuto, scombuiandoli e costringendoli a un radicale processo di modernizzazione

Eppure, malgrado sia stato spesso magnificato come “l'ultima grande rivoluzione dell'Ottocento” o “l'inizio di una nuova era”, il Sessantotto (e questo è importante sottolinearlo), non rappresentò affatto una novità. O almeno, non dal punto di vista operativo

Pratiche quali occupazioni, assemblee, controinformazione, manifestazioni, scioperi e scontri erano già state largamente esperite in passato, e non fu per loro che quell'anno divenne un mito. E non lo diventò neppure per il tanto sbandierato antiautoritarismo su cui s'imperniò il maggio francese.

Il vero miracolo che si compì, fu piuttosto l'acquisizione da parte delle varie forze in gioco (studenti, operai, donne e controculture) di una nuova consapevolezza rivoluzionaria fondata sul potere dell'immaginazione e del desiderio. La coscienza cioè, che per vincere una battaglia o per conseguire qualunque risultato, non occorresse essere strateghi, politologi, militari o eroi: bastava semplicemente volerlo

1968
1° Marzo 1968 - Valle Giulia: "... più non siam scappati..."
Il Sessantotto insomma, svincolò l'immaginario dalla sua classica dimensione illusoria, narrativa e rituale (quando non proprio mistificante), per conferirgli invece un ruolo attivo e simbolico. Quello di funzione potente e reale, in grado non solo di introdursi nel corso della storia, ma di caratterizzarla e persino di modificarla attraverso la stimolazione della coscienza e della memoria collettiva. 
L'imagination au pouvoir, dicevano.

Herbert MARCUSE

Un concetto apparentemente banale, ma che 

1) spostò il baricentro delle disobbedienze verso uno spontaneismo inedito

2) trasformò le utopie in progettualità, e

3) nel caso specifico dell'Italia, produsse una generazione altamente conflittuale le cui politiche sovversive investirono nell'arco di neppure un quinquennio ogni categoria afferente il quotidiano.

In pratica: una galassia di movimenti articolati e misti la cui componente operaia era sempre più cosciente del proprio ruolo e refrattaria a qualunque forma di rappresentanza tradizionale (partiti e sindacati), mentre quella studentesco-creativa era decisa ad abbattere sia i simboli e i protagonisti dell'ancien régime, sia soprattutto i contenuti che rappresentavano.

Il Sessantotto dichiarò dunque guerra alla partitocrazia in politica, alla selettività e all'autoritarismo nelle scuole, al classismo e al sessismo nel sociale, all'ipocrisia e all'ingerenza della chiesa, e all'accumulazione e allo sfruttamento nelle fabbriche. Tutte metastasi ritenute un tempo incurabili, ma che ora potevano essere annientate dal coinvolgimento, dall'impegno e dalla fantasia.

Non poco per una società civile...

30 commenti :

ravatto ha detto...

Il punto di vista di Pasolini sui giovani contestatori del 68..

Oh generazione sfortunata!
Cosa succederà domani, se tale classe dirigente -
quando furono alle prime armi
non conobbero la poesia della tradizione
ne fecero un’esperienza infelice perché senza
sorriso realistico gli fu inaccessibile
e anche per quel poco che la conobbero,
dovevano dimostrare
di voler conoscerla sì ma con distacco, fuori dal gioco.
Oh generazione sfortunata!
che nell’inverno del ‘70 usasti cappotti e scialli fantasiosi
e fosti viziata
chi ti insegnò a non sentirti inferiore -
rimuovesti le tue incertezze divinamente infantili -
chi non è aggressivo è nemico del popolo! Ah!
I libri, i vecchi libri passarono sotto i tuoi occhi
come oggetti di un vecchio nemico
sentisti l’obbligo di non cedere
davanti alla bellezza nata da ingiustizie dimenticate
fosti in fondo votata ai buoni sentimenti
da cui ti difendevi come dalla bellezza
con l’odio razziale contro la passione;
venisti al mondo, che è grande eppure così semplice,
e vi trovasti chi rideva della tradizione,
e tu prendesti alla lettera tale ironia fintamente ribalda,
erigendo barriere giovanili contro la classe dominante del passato
la gioventù passa presto; oh generazione sfortunata,
arriverai alla mezza età e poi alla vecchiaia
senza aver goduto ciò che avevi diritto di godere
e che non si gode senza ansia e umiltà
e così capirai di aver servito il mondo
contro cui con zelo «portasti avanti la lotta»:
era esso che voleva gettar discredito sopra la storia - la sua;
era esso che voleva far piazza pulita del passato - il suo;
oh generazione sfortunata, e tu obbedisti disobbedendo!
Era quel mondo a chiedere ai suoi nuovi figli di aiutarlo
a contraddirsi, per continuare;
vi troverete vecchi senza l’amore per i libri e la vita:
perfetti abitanti di quel mondo rinnovato
attraverso le sue reazioni e repressioni, sì, sì, è vero,
ma sopratutto attraverso voi, che vi siete ribellati
proprio come esso voleva, Automa in quanto Tutto;
non vi si riempirono gli occhi di lacrime
contro un Battistero con caporioni e garzoni
intenti di stagione in stagione
né lacrime aveste per un’ottava del Cinquecento,
né lacrime (intellettuali, dovute alla pura ragione)
non conosceste o non riconosceste i tabernacoli degli antenati
né le sedi dei padri padroni, dipinte da
-e tutte le altre sublimi cose
non vi farà trasalire (con quelle lacrime brucianti)
il verso di un anonimo poeta simbolista morto nel
la lotta di classe vi cullò e vi impedì di piangere:
irrigiditi contro tutto ciò che non sapesse di buoni sentimenti
e di aggressività disperata
passaste una giovinezza
e, se eravate intellettuali,
non voleste dunque esserlo fino in fondo,
mentre questo era poi fra i tanti il vostro dovere,
e perché compiste questo tradimento?
per amore dell’operaio: ma nessuno chiede a un operaio
di non essere operaio fino in fondo
gli operai non piansero davanti ai capolavori
ma non perpetrarono tradimenti che portano al ricatto
e quindi all’infelicità
oh sfortunata generazione
piangerai, ma di lacrime senza vita
perché forse non saprai neanche riandare
a ciò che non avendo avuto non hai neanche perduto:
povera generazione calvinista come alle origini della borghesia
fanciullescamente pragmatica, puerilmente attiva
tu hai cercato salvezza nell’organizzazione
(che non può altro produrre che altra organizzazione)
e hai passato i giorni della gioventù
parlando il linguaggio della democrazia burocratica
non uscendo mai della ripetizione delle formule,
ché organizzar significar per verba non si poria,
ma per formule sì,
ti troverai a usare l’autorità paterna in balia del potere
imparlabile che ti ha voluta contro il potere,
generazione sfortunata!
Io invecchiando vidi le vostre teste piene di dolore
dove vorticava un’idea confusa, un’assoluta certezza,
una presunzione di eroi destinati a non morire -
oh ragazzi sfortunati, che avete visto a portata di mano
una meravigliosa vittoria che non esisteva!



Pier Paolo Pasolini, Trasumanar e Organizzar, Garzanti 1971.

claudio65 ha detto...

Dico la mia sul '68, che ho un po' studiato per mie passioni di tipo letterario.
In realtà, il '68 è iniziato già prima del 1968, sicuramente nel 1966, ma forse già nel 1965. Com'è avvenuto per la Rivoluzione d'Ottobre del 1917, il '68 ha avuto il suo Febbraio e il suo Ottobre. Il "Febbraio" è stato quando la gioventù rockettara e floreale, che si identificava in un sogno comunitario tutto "underground", cementata dalla musica beat e psichedelica, aveva preso a contestare una società adulta tremendamente obsoleta. Qui da noi, questa società "adulta" si identificava in quel quadro provinciale ben disegnato da Francesco Bertante nei suoi libri: il "cummenda" con la sua Ferrari e l'amante impellicciata, la donna non più giovane, ma ancora elegante e attraente, i giovanotti di provincia con i loro capelli a spazzola, il parroco in bicicletta, la baldracca della "casa chiusa", il "tenorino" bravo come Del Monaco (cito le parole di Bertante), dove i conflitti di classe si combattevano più in camera da letto che in Piazza.
Nel biennio 1966-67, quest'Italia viene messa sotto accusa e sotto processo, derisa e sbeffeggiata dall'ironia "beat", da quei ragazzi con i capelli davanti agli occhi e quelle ragazze dai capelli sciolti e dalle gambe messe a nudo. E soprattutto, con tante chitarre elettriche attaccate ai jack degli amplificatori. Ma, tra uno sberleffo e l'altro, tra una "cover" e l'altra, si parlava di Vietnam, di libero amore, di Divorzio, di Aborto, di Obiezione di Coscienza e altri pesi massimi di questo genere. E si parlava pure di auto-gestione, auto-organizzazione, creatività, opinioni da esprimere in libertà.
Il "Febbraio" ha cominciato a declinare già nel "Maggio" del 1968, quando nelle Scuole e nelle Università altre parole d'ordine e altre musiche sono state suonate.Che mai c'entrava Mao Tse Tung con il libero amore? Per tacere di Marx e Lenin! Al posto dei poster dei Doors, sono cominciate, già nel '68, a girare tetre gigantografie in bianco e nero di Lenin e persino di Stalin. La prima drammatica spaccatura del "Movimento" sessantottino ci fu sulla "Primavera di Praga", dove i contestatori "underground" avevano assistito con piacere alle sfilate di ragazzi e ragazze come loro nelle vie di Praga, mentre altri tra i contestatori manifestavano "preoccupazioni analoghe a quelle di Mosca" - per usare una frase dell'allora segretario del Pci Luigi Longo.
Insomma, oramai non si protestava più contro i "matusa", ma si era deciso di fare il "Karaoke" a posizioni terzo-internazionaliste di stretta provenienza moscovita. E poco importava che Francesco Guccini cantasse "La Primavera di Praga" in onore del povero Jan Palach.
L'equivoco, perdurato per almeno un anno, si è definitivamente sciolto nel dicembre 1969, all'indomani della bomba di Piazza Fontana. Lì, qualcuno tuonò che "l'underground aveva fallito" e che bisognasse convergere con operai e movimenti di lotta dura su posizioni sempre più terzo-internazionaliste. La conseguenza è stato l'affossamento del '68, di quello a mio modo di vedere più vero, genuino e fecondo. Dai "fiori e colori" (citazione Orme) si è passati al bianco e nero, livido e grigio delle battaglie di Piazza. Dai vestitini cortissimi e coloratissimi, le ragazze sono passate ai jeans sformati e alle giacche operaie. Probabilmente, è stata l'evoluzione storica, ma si è perso qualcosa per strada.
Tant'è vero che, a distanza di cinquant'anni, l'Italia borghese, ipocrita e meschina del Cavalier Berlusconi si appresta a vincere le elezioni e a tornare a governare. Come se cinquant'anni da quei giorni fossero passati invano.
Forse, mi viene da dire, il "Febbraio" è stato troppo breve e il conseguente "Ottobre" troppo lungo e tragico.







Anonimo ha detto...

Così scriveva Paolo Flores d'Arcais in La Sinistra n. 7 del luglio 1967:
"L'emancipazione della scuola non può essere opera della scuola stessa. Essa investe tutto il movimento di sinistra in quanto la trasformazione della scuola è legata al rovesciamento dell'assetto attuale della società; in questa lotta generale i conflitti interni al mondo universitario possono divenire un punto di tensione utilizzabile solo nella misura in cui determinati obiettivi largamente sentiti sono inseriti in un generale programma anticapitalistico proprio di un partito di classe."

Dunque...
Edy

Anonimo ha detto...

È un bel passaggio in cui D'Arcais anticipa sia i contenuti del Sessantotto, che più in generale quelli degli anni Settanta.
Quelli del 68 nell'auspicare la fine del vecchio sistema scolastico e delle sue modalità di autoriproduzione.
Quelli degli anni Settanta nel subordinare questo cambiamento alla lotta di classe.





claudio65 ha detto...

Risposta ad Anonimo:

Poi sono arrivati gli anni ottanta, quando il "pezzo di carta" uguale per tutti, elargito a tutti e una scuola finto-educatrice e ultra-permissiva, ha fatto gridare al trionfo qualche "sinistro" che già ammiccava al "politcally-correct". E, invece, quella Scuola, generatasi negli anni settanta, secondo le logiche del "sei" (o sessanta) politico ha solo prodotto quell'abisso di ignoranza di cui il Cav. Berlusconi ha ben approfittato per rimbambire la gente con la sua TV commerciale e poi, dopo averla stordita di spot, ha calato l'asso con la sua "discesa in campo".
Purtroppo, le elucubrazioni teoriche (e ideologiche) di Flores D'Arcais, nella pratica, si sono ridotte a una Scuola che promuove anche coloro che ritengono che Napoleone abbia vinto a Waterloo e che Garibaldi fosse una marca di schiuma da barba. O che pensano che Hitler fosse solo un cabarettista.
Ma, non era così negli anni sessanta, finché Don Milani era vivo e con la sua "Lettera a una professoressa" aveva scosso le coscienze del paese. Dal "non lasciare indietro nessuno", si è presto passati al "facciamo andare avanti tutti" e di questo hanno proprio approfittato i somari ricchi.
Nessuna nostalgia per quella scuola classista e borghese del pre-sessantotto (anche perché, con quella scuola, io la Laurea l'avrei vista con il binocolo). Ma quello che si è prodotto ora, è il vero tradimento delle idee di quell'epoca.

JJ ha detto...

Assolutamente. Ciò ricordando l'amore breve ma intenso che D'Arcais ebbe con Craxi. Il che la dice tutta sulla solidità delle sue analisi, spesso più di facciata che strutturale.

Anonimo ha detto...

Ma... da quanto scritto da Flores d'Arcais ancora nel 1967 si capisce bene come il "movimento studentesco" sia sta to manipolato per non dire preso per il culo sin dall'inizio! Fabio

Anonimo ha detto...

Infatti è quello che intendevo dire io quando ho postato
quell'intervento del 1967.
Edy

Gianni ha detto...

Di sicuro nel 1967 certi intellettuali di sinistra non avevano ancora il dono della sintesi:
"I conflitti interni al mondo universitario possono divenire un punto di tensione utilizzabile solo nella misura in cui determinati obiettivi largamente sentiti sono inseriti in un generale programma anticapitalistico proprio di un partito di classe"
Porca miseria!!!!

Gianni ha detto...

Fabio: e se invece fosse stato il Movimento Studentesco a prenderci tutti per il culo? A vedere gli intelletuuali e i politici che ha incubato e partorito, io ci farei un pensierino.

Anonimo ha detto...

Gianni, i vari "movimwenti studendeschi" erano dis-organizzazioni spontanee istintive
ed a volte quasi naif,che pero hanno dato una spinta libertaria enorme e ripeto enorme a tutta la societa.
Chiaro che - proprio per la loro natura - non hanno potuto produrre politici di professione, no?
Fabio

ravatto ha detto...

JJ, scusa se sono fuori tema, ma come commenti l'ultima tornata elettorale? Quali scenari prevedi?

JJ ha detto...

Non so, sto ancora valutando. A occhio mi sembra che, come dicevano i Neubauten, "il tempo abbia divorato i suoi figli". E questo è un bene se i figli si chiamavano Renzi e Berlusconi.
Però si profila anche uno scenario anomalo per un Italia da sempre malata di centrismo cronico: M5S da una parte e Lega dall'altra. O almeno mi è parso di capire. Considerato i numeri bisognerà vedere quanto l'uno concederà all'altro per garantire una stabilità. Ma temo molto in un futuro pericolosamente compromissorio. Salvini ministro? Dio Mio No!
Voi che ne dite?

Anonimo ha detto...

una volta si diceva: non voglio morire democristiano...

ravatto ha detto...

Io sarei per dare una possibilità ai ragazzi del Movimento. Quantomeno per testarli all'atto pratico! Sarà un ragionamento molto terra-terra il mio ma li abbiamo provati tutti, sarebbe un peccato non provare loro al governo!

ravatto ha detto...

Pensavo a questi "grillini" indemoniati che s'aggirano sul web, che scassano le palle e s'incazzano di brutto.
Mi ricordano com'eravamo e come non siamo più.
Si, lo so, sono impreparati e di politica non ne sanno niente.
Meno male.
Noi quando occupavamo le fabbriche e facevamo a botte con la polizia non ne sapevamo molto di più.
Sapevamo che era giusto farlo, che era giusto ribellarsi, con ogni mezzo, per non stare in mezzo a gente come quella là.
Oggi lo fanno loro.
Senza spranghe ma con la stessa rabbia.
Senza eskimo ma con lo stesso ardore.
E noi ?
Beh noi abbiamo fatto del 68 una data morta, delle nostre parole dei sussurri, delle nostre bestemmie un rosario.
Abbiamo messo su pancia amico mio e la guerra la facciamo al caffé.
Ci stanno sul cazzo sti grillini perché ci ricordano chi eravamo e non siamo più.
Hanno scoperto i nostri limiti, le nostre rivoluzioni fallite e non difese,gli ideali messi in cantina mentre loro li mettono alla finestra.
Sono sprovveduti e meno male.
Noi oggi siamo "provveduti" di tutto eppure non abbiamo in tasca niente.
Forse non dovremmo prenderli per il culo ma ascoltarli un po' di più.
Forse dovremmo mettere nel cassetto il Capitale ed imparare a difendere il nostro quotidiano capitale.
Si, tu dici che mica si puo' mettere un idraulico a fare il Premier e un ragioniere a ministro dell'economia. Non ne sanno niente e ci ritroveremmo col culo per terra.
Più di adesso ?
E' questo il Paese che volevamo ? Abbiamo preso botte per questa fogna politica, per questi Governi baldracca ?
Forse abbiamo sbagliato qualcosa.
Forse ci siamo arresi.
Loro no.
Li schifiamo perché hanno fatto di un comico un politico, noi di un politico un comico. Cosa é meglio ?
Inutile caro amico passare i giorni a lucidare le nostre falci e i nostri martelli come fosse l'argenteria di casa che non si usa mai ma serve solo a farla vedere agli altri.
Inutile caro amico sventolare in salotto la nostra bandiera rossa se abbiamo perso il coraggio di metterla al balcone.
Loro sono brutti, sporchi e cattivi.
Noi belli, puliti e profumati.
Cosa cazzo siamo diventati ?
Resti tra di noi, ma ti confido una cosa ;
ti ricordi della volpe e dell'uva?....scritto da Claudio Khaled Ser

claudio65 ha detto...

Commento di natura ... elettorale (visto che è stato introdotto il tema). Complimenti vivissimi ai due "fenomeni" che hanno partorito il "Rosatellum". E quei due fenomeni hanno un nome e un cognome: Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Si sono fatti i loro "conti della serva", sondaggi alla mano, con un 28% al PD, un 18% a Forza Italia, un 11% alla Lega. E hanno detto: "Ci facciamo il Governissimo!" E il Cavaliere ha sicuramente detto al suo dirimpettaio: "Salvini e la Meloni stanno buoni a cuccia e fanno quello che dico io". Del M5S non ha parlato nessuno dei due geni, come se quei voti fossero carta straccia, robetta inutile, rumore di fondo.
E invece, che capita? Che i due furbastri sono rimasti fregati, vittime dei propri trucchi. Ma, Renzi e Berlusconi non sono i soli a meritarsi i complimenti per questo capolavoro all'incontrario! Sull'ideale podio della politica miope e maneggiona ci va anche la Corte Costituzionale e il suo presidente Amato (un altro bel personaggio!), che ha dichiarato incostituzionale il doppio turno, con ballottaggio, per ragioni che nessun essere umano di intelligenza normale può comprendere. O, forse, si comprendono benissimo. Chi pensate avrebbe vinto al ballottaggio? Domanda da un milione di Dollari, o forse solo da due cents.

claudio65 ha detto...

Ritorno al '68 (forse è meglio, date le miserie del momento attuale ...). Il "vero" 1968 lo hanno fatto persone come Melchiorre Gerbino e Primo Moroni. O come le donne del Movimento di Liberazione della Donna, che erano uscite allo scoperto. dopo che una ragazza del Sud di nome Franca Viola aveva sfidato Mafia, Patriarcato e Maschilismo con la sua fragile persona (oggi, abbiamo Asia Argento che pontifica e non aggiungo commenti per carità ... Franca, che ha appena compiuto 70, anni con quelle specie di prefiche "radical chic" da "talk show" volutamente non si mischia).
Poi sono arrivati Mario Capanna, Carlo Rossella, Paolo Liguori, Giuliano Ferrara, Gad Lerner, Toni Negri, Oreste Scalzone e Lanfranco Pace e non aggiungo altro nel calderone ... Mi sembra che ce ne sia già abbastanza!

ravatto ha detto...

L'altra sera guardavo su raitre il documentario sul rapimento e l'uccisione di Aldo Moro. Su Aldo Moro mi sono sempre chiesto come mai le BR decisero di colpire proprio l'uomo che aveva aperto ad un'intesa DC-PCI. Questo proprio non l'ho mai capito. Dissero che Moro tornò molto scosso da un incontro negli Stati Uniti con Kissinger. Gli "Alleati", evidentemente, non videro di buon occhio la sua politica, né una possibile presenza del Partito Comunista al governo. Da qui deduco che le BR, almeno in quegli anni, non furono altro che uno specchio per le allodole al servizio di un gioco più grande e fin troppo facile da intuire: il potere aveva bisogno di perseguire i suoi scopi e allo stesso tempo, come sempre, di scaricare la responsabilità sugli avversari politici, ottenendo così due piccioni con una fava.

Parlando con un mio amico, mi diceva che "certo, in Italia, molte cose ci vengono tenute nascoste".
Io invece credo un'altra cosa. Che le cose si sappiano, solo che non succede niente. E questo mi pare un passo anche più triste, drammatico, funereo. Perché restituisce l'immagine di una popolazione imbelle, senza capacità di reazione, politica, intellettuale, che poi all'atto pratico si traduce nel voto.
Guardate quanti voti nel 2018 ha preso ancora la destra.

In questo Paese si è proprio cancellata la Sinistra Italiana. Qualcuno sarà contento, oltremanica e non solo. Nel 1960, a Genova, l'insurrezione della popolazione aveva fatto saltare il convegno del Movimento Sociale. Oggi, Casa Pound rivendica il suo diritto a manifestare, perché "siamo in democrazia"...E' tutto abbastanza tragicomico, più tragico che comico.

Di sicuro, però, credo che se la Sinistra non c'è più, la colpa non può che essere della Sinistra stessa.

JJ ha detto...

Le BR colpirono Moro proprio perché sostenne il "compromesso storico", inaccettabile per l'estrema sinistra poiché avrebbe messo il PCI in saudditanza, e/o lo avrebbe spinto verso una politica più compromissoria e antioperaista di quanto non lo fosse già.
Non a caso il suo cadavere fu fatto trovare simbolicamente in Via Caetani, a metà strada tra la sede del PCI (Via Botteghe Oscure) e quella della DC in Piazza Del Gesù.

Che poi - come sostenne il giudice Ferdinando Imposimato - la "linea della fermezza" sia stata adottata perchè qualcuno all'interno della DC non voleva che Moro tornasse a casa, o per un'infiltrazione della CIA, questo non è mai stato dimostrato, ed è tuttora uno dei tanti misteri italiani.

ravatto ha detto...

Non sono così sicuro della precisione di questa strategia. Tanto che, pare che all'inizio il vero obiettivo delle BR fosse Andreotti. Però, e non so se concordi, quello fu l'inizio della fine del Comunismo in Italia. Se non sbaglio, mai come nel '78 il PCI ottenne così tanti consensi dal punto di vista elettorale. E l'omicidio di Moro fu probabilmente il colpo di grazia ad una spaccatura già esistente all'interno della sinistra, oltre che un errore politico madornale. Tanto che, anche all'interno delle stesse BR c'era chi si chiedeva se Moro non avesse potuto fare più "danni" da vivo che da morto, dopo le reazioni del mondo politico al suo sequestro. Pensa se le cose fossero andate diversamente. Pensa se il finale fosse stato quello di "Buongiorno, notte" di Bellocchio...

ravatto ha detto...

https://www.youtube.com/watch?v=0uRcFm5y3ZY

ravatto ha detto...

Spero possa essere interessante...

https://www.pandoratv.it/giulietto-chiesa-lassassinio-di-moro-una-false-flag-americano-israeliana/

JJ ha detto...

- Andreotti (che tutta l'estrema sinistra avrebbe voluto morto insieme a Fanfani, Zaccagnini, Rumor, Forlani e Cossiga)sarebbe stato un bersaglio troppo difficile, e comunque non così simbolico come Moro.
- Il Comunismo italiano mi disse un amico: "Iniziò col foulard, e finì in giacca e cravatta". Non certo nel 78, ma nemmeno nell'80. Di certo non decollò mai.
- È quasi certo che i brigatisti favorevoli a salvare Moro fossero una minoranza esigua. Poi se qualcuno vuol dar retta a Lauro Azzolini faccia pure.
- Bellocchio indorò la pillola per prendersi il Leone D'Oro, e fallì. Di lui, parlarono bene solo la famiglia Moro e qualche pentito.

Comunque sia, chi volesse approfondire l'argomento Moro, può dare un occhiata a questo esaustivo botta e risposta con Giovanni Bianconi, magari parzialmente condivisibile, ma comunque a firma di uno dei maggiori esperti di gruppi eversivi italiani. Specie ovviamente di destra, data la sua formazione professionale.

http://www.corriere.it/cronache/08_marzo_10/moro_bianconi_risponde_lettori_a2e52312-eed4-11dc-bfb4-0003ba99c667.shtml

claudio65 ha detto...

Mi trovo d'accordo con il commento di J.J. Il Comunismo italiano non è nemmeno mai veramente nato. Fino al 1968, non era nemmeno italiano, bensì dichiaratamente ... russo e sovietico. A partire dalla Primavera di Praga c'è stato un tentativo di affrancarsi dai vecchi modelli bolscevichi, ma ciò è stato proprio uno dei motivi che ha alimentato la lotta armata, composta da giovanotti secondo me abbastanza poco intelligenti, che non si erano rassegnati al tramonto del leninismo intransigente (cosa furono le BR se non un disperato tentativo di creare una specie di CEKA all'italiana?)
Il picco del consenso il PCI lo registrò nel 1976 (non nel 1978), poi nel 1979 il pallone cominciò a sgonfiarsi, fino al minimo storico toccato agli eredi di oggi. Quello che ha affondato la Sinistra italiana è stata la sua incapacità di capire i tempi che mutano e proporre soluzioni adatte, che ricadano positivamente sui deboli e sugli ultimi della nostra società. Anche ai tempi di Berlinguer era così. Oggi, con la Sinistra global, cosmopolita, vegana e sostenitrice delle minoranze e dell'incomprensibile "politically-correct", il trend è più che mai questo. Dal foulard si è passati alla giacca e cravatta e, il tratto finale, sono stati i tailleur e i tacchetti a spillo di Maria Elena Boschi. E la presunta e presuntuosa "superiorità" da fighetti e "primi della classe" è affondata insieme alla barca.

J.J. JOHN ha detto...

Completamente d'accordo con Claudio65 eccetto per quella generalizzazione sulla lotta armata, che fu pur sempre figlia di un operaismo legato alla "resistenza tradita", e sviluppatasi nei CUB. Quindi ad alto tasso di coscienza politica e sociale.

I militanti "diversamente consapevoli" arrivarono invece dopo il sequestro Sossi del 1974, nel momento in cui molti soggetti sia proletari che borghesi mitizzarono le BR, vi confluirono in tutto o trasversalmente, le emularono, ma senza averne la medesima solidità. E questo, mi permetto di supporre, possa essere stato il caso della Brigata 28 Marzo.

ravatto ha detto...

Che Moro fu sequestrato e ucciso per il compromesso storico PCI-DC è la favola che viene raccontata. In realtà le ragioni sono altre, come si spiega anche nel brano di questo film.
Non si può negare che le Br siano state fortemente manipolate da un certo momento in poi, basti pensare alla famosa "trappola" in cui vennero arrestati i capi Curcio e Franceschini, mentre Moretti, che sapeva, si salvò dalla cattura.

https://www.youtube.com/watch?v=jgzxSPW9D5I

JJ ha detto...

Ravatto, non dubito che tu sia dalla parte di Imposimato, e fin lì sarei con te al 100%, ma la teoria della quinta colonna non è stata mai realmente accertata.
E allora come facciamo?
La storia non si fa né con i film né con You Tube.

ravatto ha detto...

Hai visto il link di pandora tv che ho postato qualche commento più su?
Le prove non ci saranno, ma che le cose siano andate così è evidente. Soprattutto, ora, a 40 anni di distanza, che nel senno di poi ci siamo dentro, lo possiamo dire tranquillamente.

claudio65 ha detto...

Direi proprio che Barbara Balzerani capeggi incontrastata la fazione dei "diversamente consapevoli" di cui parla J.J. Comunque, sentendo parlare anche gli altri brigatisti (Moretti, Gallnari ,Morucci), confesso che non mi hanno fatto una grande impressione.
Riguardo alla "Resistenza tradita", io direi che la Resistenza ci ha restituito comunque un po' di libertà. Anche se io non sono mai stato comunista, ho conosciuto molti partigiani comunisti genovesi e ho sempre avuto ammirazione per il coraggio e la coerenza sinceramente democratica di queste persone.
Il problema è che quel seme di Libertà piantato dalla Resistenza e dalla nascita della Repubblica non ha messo radici robuste, ahimè. E, oggi, la pianticella sembra stecchita. Io la penso come un personaggio di un libro, che era proprio un partigiano comunista. Costui aveva detto a sua figlia, sessantottina un po' ribelle: "Difendete quel po' di libertà che c'è, perché se la perderete a pro della libertà che non c'è, non so chi verrà a restituirvela". Oggi, queste parole, alla luce dei vari Salvini, Putin, Erdogan, Orban e compagnia cantante, fanno veramente paura. E le dichiarazioni odierne di Davide Casaleggio non sembrano fatte per rassicurare.