Una serata con Francesco Coniglio (1957 - 2023)

Francesco Coniglio
FRANCESCo CONIGLIO - foto: dagospia.com

Francesco ci manca dal 6 luglio 2023, o così ha deciso quel maledetto ictus che se l’è portato via.

Sto parlando naturalmente di Francesco Coniglio, monarca assoluto del fumetto underground italiano, compositore di colonne sonore (per film porno), imponente nel fisico quanto nell’animo, e con qualche piccolo difetto di fabbricazione, come del resto ce l'abbiamo tutti.

I suoi, in particolare, erano due: un controverso rapporto con la contabilità, ma di questo preferirei non parlarne, e un appetito praticamente insaziabile. E non solo per l’impressionante mole di cibo che riusciva ad assumere, quanto per una ghiottoneria congenita che lo portava a cercare sempre ed ovunque i piatti più raffinati. Frank insomma, era un vero gourmet.

Inutile rimarcare quindi, che nel periodo in cui ci siamo frequentati, più o meno quando uscì il mio Gast(r)ocknomìa, parlavamo più di cibo che di musica.
«Ma tu l’hai mai magnato l’uovo più ‘bbono del mondo?», «No, e che roba è?»,
«Poi, senti. Me devi insegnà a fare il risotto alla milanese perché a me proprio nun me riesce…»

Francesco Coniglio, John N.Martin
IO E FRANK, 2018
E allora giù a spiegargli il concetto dell’“onda”, che sostituisce quello di mescolatura (guardate questo video di Blixa Bargeld ai fornelli, per capire come NON si prepara un risotto); che la presenza del midollo ha un senso, e che la mantecatura si può dare sia all’inizio alla che alla fine, anzi, secondo me si dovrebbe.

Usare rigorosamente Riso Carnaroli o Vialone Nano (che però si sfalda più rapidamente, quindi non è indicato per grandi quantità), e servirlo aperto su un piatto largo.
Ma la cosa magica è che, mentre parlvo, lui mi osservava attentissimo, non si lasciava sfuggire neanche un dettaglio, quasi come fossi stato Marchesi in persona. 

Chissà se poi ci ha mai provato, a fare quel cazzo di risotto... Spero gli sia riuscito benissimo. Meglio di tutti i miei messi insieme.

Comunque, ciò che ci rese Francesco indimenticabile, fu il massacro di Forte Apache, anzi, dell’Aventino, quando una sera di luglio, invitò me e Marina al Flavio Al Velavevodetto, zona Testaccio, cucina laziale.

Era la prima volta che lo incontravamo, non sapevamo neppure che aspetto avesse, ma la sera prima il nostro amico Franco Brizi, che nel frattempo stava esponendo in uno stand sul Lungotevere, ci aveva garantito che lo avremmo riconosciuto senza problemi. E difatti non ci volle molto. Era una montagna.

Le portate, naturalmente, lasciammo sceglierle a lui (precisando timidamente che di solito noi a cena non mangiavamo “moltissimo”), ma quando, Frank iniziò ad ordinare gli antipasti, capimmo subito che quella sera sarebbe stata un’eccezione.

John N. Martin, Francesco Coniglio, Michele Neri
IO, FRANK e MICHELE NERI, 2019
Due colossali piatti di polpette carne/verdura, (colossali per noi, s’intende) un piatto di fiori di zucchina fritti che erano a dir poco squisiti, e praticamente un assaggio di tutti i primi che c’erano (gricia, carbonara, matriciana, cacio e pepe).  

 Manco a dirlo, Frankie finì di buon gusto quello che noi (per quantità, no per qualità) non eravamo riusciti a mangiare, e poi, ovviamente…
   «... e di secondo che se magna?».
«Di secondo???» «Frank scusa... ti va di fare una pausa?».

Credo sarebbe stato criminale, nonché offensivo fermarsi al primo. L’unico problema che, se lui aveva ancora una fame boia, noi eravamo già sazi. Ma ad un certo punto chissenefrega. Non ne capitano tante di serate così. 

Ottima cucina, ottima compagnia, e dopo la faidica mezz’oretta ci gustammo un’insalata mista con pomodorini (Marina) un involtino al sugo (io, era una cosa spaziale), e credo una trippa alla romana (lui).  
Caffè, ammazzacaffè, e ci lasciammo nella magica notte romana che, in quel particolare periodo dell’anno, è davvero incomparabile.

E questo è il mio ricordo di Francesco Coniglio. Persona di grande sensibilità umana e intellettuale, curiosa, intraprendente, ma la cui temperie forse gli impedì di limitarsi in certe situazioni, e gestirne altre.

«Uno dei personaggi più divisivi dell’editoria italiana. O lo amavi o lo odiavi.», mi disse una volta un caro collega saggista, e credo avesse ragione.

Io, almeno, non ho avuto tempo di odiarlo.

Buon viaggio Frank.

1 commento :

Marco ha detto...

e' stao un GRANDE in ogni senso... anche a far casini, ma comunque grande!