Buon vecchio Charlie (1972)

buon vecchio charlie 1972Per quanto possano essere attraenti, le stampe "ex post" dei gruppi Prog anni '70 che non riuscirono mai ad incidere, mi hanno sempre lasciato perplesso.

Innanzitutto non capisco ad esempio come oggi si possa attribuirgli un qualsivoglia valore, quando all'epoca non superarono neppure la soglia della conflittualità.
In secondo luogo, anche ammesso che il
prodotto "a posteriori" sia valido e innovativo, come è possibile valutarlo e collocarlo in un contesto commerciale che non è mai esistito?
La risposta naturalmente non c'è, e costringe il critico a trattare questi dischi tardivi con un fastidioso "senno del poi".
Del sestetto romano dei "Buon Vecchio Charlie" si dice per esempio che, trascorsi due anni dalla sua formazione nel 1970, riuscì ad incidere agli Studi Suono di Venezia tre lunghi brani per un potenziale album che purtroppo, malgrado i numerosi contatti, non fu mai stampato.
Scottato dalla cocente delusione, il gruppo si sciolse in capo a due anni, senza però rinunciare nel frattempo a una generosa attività dal vivo, che gli procurò il titolo di miglior gruppo italiano al Festival di Villa Pamphili del 1974.

buon vecchio charlie 02Fortunatamente, i tre pezzi del 1972 videro la luce 17 anni dopo, grazie all'interessamento prima della Melos e poi della discografica Akarma, che vi aggiunse anche due pezzi del cantautore Beppe Palomba al quale il BVC aveva fatto da gruppo di studio.
Dico "fortunatamente" perché in effetti i tre provini registrati a Venezia ci presentano un collettivo musicale estremamente saldo e professionale, sia nell'esecuzione strumentale, sia nella produzione estremamente curata e precisa. Ogni suono ha la sua giusta collocazione e nessuno dei sei strumenti prevarica l'altro, restituendo un insieme bilanciato e potente.
Per l'epoca, insomma, c'è da supporre che quei brani sarebbero diventati dei classici.
"Venite giù al fiume" è una versione Prog del "Peer Gynt" di Grieg con magnifici innesti poliritmici vocali e strumentali in cui si evidenziano in particolare le doti del flautista Sandro Cesaroni e dell'organista Sandro Centofanti (poi componente dei "Libra"), oggi famoso e riconosciuto turnista.
Il sound della band è estremamente coeso, compatto e reso ancora più affascinante da un modesto ma accuratissimo uso dell'effettistica. Dal canto suo, la sequenza dei movimenti è bene architettata nel suo "procedere in crescendo", fino al tumultuoso finale che evoca i migliori Colosseum con tanto di
sax in bella evidenza.
La mistura dei vari stili (classico, rock, folk, blues, acustico) è talmente equilibrata ed armonica da non accorgersi neppure dei vari cambiamenti.

buon vecchio charlie 03"Evviva la contea di Lane" e "All'uomo che raccoglie i cartoni" ci riportano invece in atmosfere più rilassate che da un lato potrebbero ricordare la PFM o gli Osanna ma dall'altro, se ne distaccano nell'uso molto più personale della composizione, dei breaks e degli assoli.In questo frangente emerge potente il drumming di Rino Sangiorgio e la bella intonazione delle chitarre di Benson e Calabrò, assistiti a loro volta da Claes Cornelius dei "Blues Right Off".
Si passa poì alle due canzoni di Palomba (aggiunte successivamente dalla discografica) dove la band non sfigura nemmeno nel genere Pop, con tanto di galoppata finale che ricorda il De Andrè più folk e vivace.Limitatamente ai primi tre brani, l'impressione finale è quella di una band straordinaria e vitale ma questo, ripeto, lo sappiamo solo oggi grazie a chi a pubblicato quei nastri.
Qualunque ulteriore tentativo di collocare il "Buon Vecchio Charlie" in un contesto che non è mai esistito, è mera supposizione. 

PS: Nell'aprile 2010, il sito Vinyl Seduction ha messo in vendita i master originali dell'album con tanto di documenti originali dell'epoca al costo di 1.500 Euro. Chi li vuole, si faccia avanti.

45 commenti :

Giampaolo ha detto...

Ma ti è piaciuto l'album? E poi nelle partiture del sax c'è anche Charlie Parker? Cioè altra cover?
Comunque l'album soprattutto nel primo pezzo è ben suonato, però nulla di così fenomenale a livello di "farina del proprio sacco".
Ciao!

Anonimo ha detto...

Si,si, che siano fior di musicisti lo si capisce. Contestualmente alla loro modesta visibilità erano molto apprezzati anche allora.

Che ci fossero citazioni di Parker non lo sapevo e a questo punto le cover sono due su tre.
Chissà, forse se avessero avuto uno stimolo commerciale avrebbero composto più pezzi autonomi.

Dell'album mi piacciono i pezzi registrati a Venezia, quelli di Palomba no.

Giampaolo ha detto...

Ciao! Ma per essere considerato un critico che cosa si deve fare? E poi c'e' uno stipendio?
E se c'e' Scaruffi quanto prende a cazzata?
Ciao!

Anonimo ha detto...

Beh, per farla breve un "critico" deve innanzitutto conoscere bene la sua materia, gli argomenti e le tecniche correlate, poi assumere strumenti razionali per la valutazione delle opere.

Che so, un critico cinematografico dovrà sicuramente studiare la storia del cinema, la sua estetica, i suoi linguaggi visivi, le tecniche di produzione (ripresa, montaggio, fotografia), di recitazione ecc...
Parallelamente, dovrà (come tutti i critici) dotarsi di una capacità analitica e di confronto che si ottiene con lo studio delle varie tecniche di raffronto, mutuate naturalmente, dalla propria sensibilità.

Nel caso diventi un professionista è chiaro che avrà dei compensi (da dipendente o da free-lance).

Su Scaruffi, non so dirti nulla (dovresti, credo, domandarlo direttamente a lui).

Un ottimo esempio di critico musicale e teatrale è per esempio il nostro amico Gianni Lucini.

V I K K ha detto...

ahahha John, ricorderei che il "Benson2 che hai citato tu è il fenomenale Richard Benson, ovvero il musicista più deriso della storia della musica!

prov(te) a digitare il suo nome su youtube e vedete che succede.

Del suo unico (per ora) album solista ne ho prlato qualche tempo fa:

http://www.orrorea33giri.com/2007/02/richard-benson-madre-tortura-1999.html

saluti!

Anonimo ha detto...

Grazie della dritta.
E' veramente un soggetto incredibile!
... e si che nel 1974 lavorava bene... chissà che diavolo gli è preso...

Giampaolo ha detto...

Cosa intendi per tecniche di raffronto? Cioe' cercare il dialogo con gli altri critici?
Ciao!

Anonimo ha detto...

No, per "tecniche di raffronto" intendevo delle "metodologie di analisi comparativa" tra le varie opere.
Maria Corti, per esempio si basava sulla semiotica, altri ancora sulla filologia, o sulla psicanalisi.
Io nel mio piccolo, mi baso su alcuni suggerimenti di stampo Gramsciano che ho "tradotto" dalla sociologia urbana.
Ma al di la di questo, il fatto importante è che un critico si doti e persegua effettivamente una sua solida "linea di giudizio" su cui lavorare.
Non è un lavoro semplice ma, anche in questo caso l'impegno e la passione fanno miracoli.

Ti consiglio due bei libri:
Maria Corti:
- "Per una enciclopedia della comunicazione letteraria" (Bompiani, 1986) e "Principi della comunicazione letteraria" (Bompiani, 1998)
Quello a cui mi sono ispirato io è invece, Alberto Melucci: "L'invenzione del presente" (Il mulino, 1982)

Giampaolo ha detto...

Ah una cosa: dopo tutto questo tempo non ho ancora capito cosa intendi per conflittualità. Ciao!

J.J. JOHN ha detto...

Per cominciare Giampa, grazie davvero dell'interessamento.

In parole povere,la "Conflittualità" è la capacità di creare un "conflitto sociale", ossia: diffondere il proprio operato (intellettuale, artistico o politico) coinvolgendo una significativa massa di persone, sino al punto di mutarne idee e costumi.

Per fare un semplice esempio, estremamente conflittuali furono: Dylan, Miles Davis, Pasolini,Papa Giovanni XVII, Bach, Picasso, Warhol ecc
Tutti attori che, nel loro campo, seppero profondamente influenzare e mutare il corso della storia.

In mancanza di "conflittualità", siamo in presenza di esiti "circoscritti", "istituzionali" o "marginali".

Giampaolo ha detto...

Ah ok adesso ho capito.
Grazie. Ma Maria Corti è una critica di che cosa? Di musica o altro?
Ciao!

Anonimo ha detto...

Perfetto!
Maria Corti è stata, a mio avviso, una delle più grandi critiche letterarie Italiane del 900 che propose e creò dei modernissimi modelli analitici, basandosi sulla semiotica (interazione, comunicazione, significazione).
Un bagaglio preziosissimo che, una volta assimilato, credo possa aprire nuove proposizioni.

Gianni Lucini ha detto...

Vorrei sommessamente aggiungere che Scaruffi può piacere o no (io non sempre condivido le sue opinioni) ma in Italia e in the world costituisce un punto di riferimento importante.

Giampaolo ha detto...

@ Gianni Lucini Penso che sia un critico interessante nel jazz, ma per altre cose non è molto sano. Qualche problema neuronale ce l'ha.
Ed è fuori discussione. Se prende soldi per scrivere cazzate del tipo "gli ELP erano tecnicamente mediocri" bè a questo punto non so che pensare. I gusti personali vanno tenuti lontani dall'esame critico che deve essere obiettivo.
O no?
Ciao e attendo una tua risposta!

Gianni Lucini ha detto...

@giampaolo Non è l'unico ad aver scritto che gli ELP non fossero dei mostri di tecnica. Recupera qualche rivista degli anni Settanta e vedrai che ti diverti (o t'incazzi...)
Non so quanti soldi abbia fatto Scaruffi e francamente mi interessa poco. So però che alcuni suoi libri sul rock hanno fatto il giro del mondo e vengono ripresi da altri autori. E poi, via!, il giudizio critico è personale. A volte resta solo tuo e muore lì altre volte, come nel caso di Scaruffi, fa il giro del mondo. Guarda che nella critica l'obiettività non esiste se no sai che noia... Tanto varrebbe farla fare alle macchine, non trovi?

Anonimo ha detto...

Concordo con Gianni, ma Scaruffi continua a lasciarmi perplesso: non tanto per ciò che dice (che sono fatti suoi), quanto per l'immensa mole di argomenti di cui su occupa e sulle quali esprime giudizi e valutazioni. Davvero troppi.

Un'osservazione Gianni:il giudizio critico è personale in quanto a scelta delle coordinate analitiche, ma per fare una valutazione obiettiva i propri gusti dovrebbero restare limitati e ben separati dal resto della critica.
Altrimenti poi ci si spara, proprio come si faceva nei nostri amati anni '70.

Aspetto tue osservazioni su Miles, che scommetto farai.

Giampaolo ha detto...

@ gianni e John Secondo me un critico deve essere obiettivo. La noia secondo me non arriva. Uno mi può dire: "non mi piacciono gli ELP o i Jethro Tull", ma non mi può dire che erano tecnicamente ridicoli. Se uno fa soldi dicendo simili stupidaggini mi fa incazzare. E poi Scaruffi mi sa tanto che si vergogna quasi di essere nato in Italia (questa è una mia sensazione) e di conseguenza non sa praticamente niente del prog italiano anni 70.
Il punto è che la critica serve come divulgazione, però fatta nei giusti modi e misure. E poi come dice John, Scaruffi si occupa di troppi argomenti e alla fine si corre il rischio di dare giudizi troppo azzardati.
Ciao!

Gianni Lucini ha detto...

@Giampaolo. Mescoli un po' troppi argomenti. Se dici che Scaruffi si occupa un po' troppo dell'asse Inghilterra/USA hai ragione, ma il suo difetto è comune a quasi tutte le riviste musicali degli anni Settanta e alla gran massa degli appassionati di quel periodo che snobbavano gruppi che oggi vengono giustamente recuperati. Non sono d'accordo sull'idea che la critica sia frutto di un'analisi tecnica obiettiva, ma le tue opinioni sono quelle e le rispetto. Ti faccio solo notare che anche solo dal punto di vista dei gusti ogni epoca è diversa dall'altra. Ci sono gruppi amatissimi all'epoca in cui uscirono che oggi sono poco considerati e viceversa. Vuoi un esempio? I Doors all'epoca in cui io andavo al liceo erano considerati dalla parte più "alternativa" un gruppo commerciale per fighetti. Io stesso e molti miei amici potendo scegliere avevamo comperato "Light my fire" nella versione di Brian Auger con Julie Driscoll. Poi muore Jim Morrison e il giudizio cambia radicalmente. Chi aveva torto? Nessuno, perchè la critica è una cosa viva, che investe le percezioni, le idee e il momento in cui tutto accade.

Anonimo ha detto...

Io credo che l'"obiettività" richiami di norma il "personale", quindi attenga più ad un "parere" che non al concetto di "critica" (vedi il caso dei "Doors" che cita Gianni).

La "critica" dovrebbe invece astrarsi da ogni personalismo per restituire il rapporto tra una "scala di valori" (scelti dal critico) e la loro "soglia storica di riferimento" (immutabile).

Per questo, trovo che la critica sia più una materia scientifica che artistica.

Giampaolo ha detto...

@ Gianni Scaruffi in alcune risposte ad alcuni utenti aveva detto che era l'unico (se non uno dei pochi al mondo) ad aver scritto la musica del rock australiana e di altre nazioni. Però essendo italiano, io mi sarei occupato anche di quello che è successo in Italia. Però lui si sente un superfigo, contento lui.......E adesso che ci penso stranamente non c'è neanche la sua valutazione dei Symphony-x, un grande gruppo prog metal con un grande cantante e un grande chitarrista.
Ciao!

Anonimo ha detto...

Aridaje con 'sto povero Scaruffi...

Anonimo ha detto...

Per me un bell'Album! Un vero peccato che nel 1971 non fosse stato stampato! A veder poi che il Chitarrista e Cantante è proprio quel pazzo di Richard Benson, oggi ormai "clown" per i suoi memorabili concerti! :-)

Anonimo ha detto...

Oh Daniele bentornato. Confesso che sentivo la tua mancanza! Sei stato in ferie, eh?
Per me sono belli i pezzi di Venezia, quelli di Palomba proprio no: a questo punto mi ascolto De Andrè...
Certo che se Benson era pazzo allora come oggi, lo credo che i produttori si siano fatti qualche scrupolo...
A me comunque il ragazzo sta molto simpatico: è molto autoironico e ad ogni concerto rischia davvero la pelle.

REDD LAND ha detto...

Ciao JJ JOHN!!!
Un pó tardivo, ma finalmente mi decido a scrivere!!!
Questo sito mi piace da morire e non soltanto perché amo il progressivo italiano, ma perché tutti quelli che fanno commenti mi sembrano molto intelligenti.

A proposito delle critiche indicate sugli ELP e la loro tecnica, sono d'accordissimo sul fatto che non si puo dire mai che fossero tecnicamente mediocri...ma c'é il fatto stilistico. Cioé, sono bravissimi ma puó non piacere il loro modo di suonare.
Se ascoltate ad esempio la versione di "Roundabout" degli YES fatta recentemente dagli ASIA capirete cosa voglio dire. Carl Palmer non mi piace per niente suonando questo pezzo, perché lo sento come se non fosse ben sintonzzato con il resto.
Come controparte, chi potrebbe suonare meglio di lui il grande TARKUS dove in fase di creazione messe tutta la sua personalitá come musicista?
Veramente non é semplice dare un giudizio su queste cose senza essere condizionati dal gradimento o meno. E per questo, le critiche dovrebbero essere sempre accompagnate da spiegazioni molto chiare sul perché piace o no. Poi, uno potrá essere o non, d'accordo.

Un salutone per tutti dall'Argentina!!!!

ESTEBAN CERIONI

J.J. JOHN ha detto...

Olà Esteban, grazie per i complimenti che ricambio a Te e ai Redd. Direi anche di linkarci, che pensi? Io l'ho già fatto.
-
Come spesso ripeto (sia qui che nelle mie lezioni), "gusto" e "critica" devono essere separati!
Questo perchè il primo attiene alla sfera del personale, mentre il secondo alla sfera "analitica" che è una vera e propria disciplina.

E' certamente lecito analizzare un'opera in base ai propri gusti, soggettivi ma, come giustamente ricordi tu, occorre specificarlo. Altrimenti si rischia di fare una gran confusione.

Esattamente allo stesso modo, un analista dovrebbe dischiarare quali parametri usa per le sue valutazioni.
Personalmente, le mie coordinate analitiche sono spiegate su questa pagina:
http://classikrock.blogspot.com/2007/06/come-giudicare-un-disco.html

Fammi sapere e...alla prossima. JJ

REDD LAND ha detto...

Stimatissimo J.J. JOHN:

Grazie dei complimenti...non avevo la presunzione che conoscessi i REDD, e veramente si sente molto bene a pensare che gente cosí lontana abbia ascoltato la band...beata INTERNET che cancella la lontananza!!!!

Ho gradito tantissimo le tue coordinate analitiche che condivido in pieno. Complimenti!!!

Ed ora mi piacerebbe molto sapere la tua opinione sul progressivo argentino...quali gruppi ti sembrano validi e quali non. Sono veramente curioso di sapere...

Ti racconto che per il 2009 ho intenzione di registrare un cd con versioni in spagnolo del progressivo italiano. Sto facendo la traduzione dei testi cercando di cogliere la bellezza delle parole italiane. E ti diró che non é poi tanto semplice come pensavo. Tutta una sfida!!!!!!

Ho linkato con piacere il tuo sito su REDD LAND, e questo

estepece@gmail.com

é il mio email...se non ti dispiace vorrei contattarti in privato

A risentirci e ancora tanti salutoni

Esteban

J.J. JOHN ha detto...

Olà Esteban,
tieni presente che di Prog Argentino ne so poco o nulla, anzi, credo che dovrai darmi qualche consiglio.
Il CD con versioni Spagnole del Prog Italiano mi sembra una buona idea, anche se come dici, non deve essere molto semplice.
Cmq, contattami: la mia mail è nel mio profilo. 'Ta Luego.
JJ JOHN

Anonimo ha detto...

sentir dire "prog argentino" è una di quelle cose che fa desiderare di morire ignoranti e subito se possibile.. perchè siete peggio dei metallari.. meno male che la musica è grande e non esiste solo il prog. se il prog è arrivato in argentina ci è arrivato troppo tardi e non sarebbe neanche da considerarsi prog, ma potremmo dire la stessa cosa anche per i paesi scandinavi e tutto il resto, dove il prog c'è arrivato soltanto di riflesso..

Anonimo ha detto...

..in Italia soprattutto ci è arrivato di riflesso, dove si e no ci saranno una decina di dischi e forse anche meno che davvero meritano di essere messi sul piedistallo e che invece vengono puntualmente denigrati dai cosiddetti critici ed espertoni della materia che le rilevano con le solite ciofeche bollite che hanno fatto la storia delle chiacchiere morte, e poi invece di aprire le finestre alla vita (cioè all'underground delle correnti artistiche attuali, che Dio le benedica) si sentono il prog norvegese, il prog domenicano, il prog dell'isola di pasqua e il prog della fossa tombale dei loro cari defunti..

Anonimo ha detto...

Ma grazie a Dio che non esiste solo il Prog, ci mancherebbe! Poi che piaccia o meno, che l'Italia abbia rielaborato molto e inventato poco, che uno preferisca l'Underground (io almeno quello degli anni '80 l'ho vissuto tutto e di persona)il Kraut o gli Einstuerzende Neubauten ,quello è un altro discorso.
Personalmente mi sono specializzato in Prog Italiano anni '70 molto semplicemente perchè mi piace e mi appassiona quel periodo storico.
Il "Prog dell'Isola di Pasqua" mi ha molto divertito e potrebbe essere un argomento interessante per qualche collega che ama cucinare i sassi fritti.

PS: per favore firmatevi che se no, non si capisce più nulla. Grazie.

Anonimo ha detto...

Non ricordo chi disse questa frase
"La storia la fanno le minoranze"
ma credo sia verità.
In fondo il progressivo degli anni'70 era l'underground di allora con la sola differenza che viaggiava di pari passo con um movimento sociale e politico che ha cambiato la storia d iuna nazione, come dice JJ.
poi chiariamoci, l?Italia ha sempre inventato poco o nulla.
Anche il suo movimento degli anni '80 è esistito perchè dall'inghilterra sono arrivati i sintetizzatori e il midi e quindi garbo che (per dirne uno)era un artista poco o per niente originale. Nulla ci vieta però di parlarne e di capire bene un pezzo della nostra storia.
poi si potrà anche dire "non mi piace" o "sono tutte stronzate" m a bisogna farlo con cognizione di causa - ALF

taz ha detto...

Disco postumo...peccato peccato, per un me un grande disco di quelli che ti fanno arrabbiare perchè mai venne stampato all'epoca...bravi..come dici tu JJ...band straordinaria e vitale..ancora adesso..ciao

Anonimo ha detto...

Strano che mettano in vendita i master ad un prezzo così.....chissà come mai

alex77

JJ JOHN ha detto...

Alex, ci pensavo anch'io.
Probabilmente si tratta solo di acquistare l'"oggetto in se", non i diritti di pubblicazione.
Ovvero: ti porti a casa le bobine originali, ma non il diritto di stamparle.
Io credo sia una cosa del genere.
Cmq, si può sempre chiederlo a quelli di Vinyl Seduction che ne sanno una più del diavolo.

Anonimo ha detto...

Beh, la cosa sarebbe interessante se insieme alle bobine si avesse anche il diritto di stampa.....se no non mi sembra un grande affare.....però io di queste cose non me ne intendo per niente.....

certo se fosse un buon investimento (credo) costerebbe qualcosina in più....alex77

Marta ha detto...

Io me la comprerei volentieri una bobina di Jimi Hendrix anche senza poterla pubblicare.
Certo... bisogna vedere a che livello si spinge il feticismo umano.

DogmaX ha detto...

Pensavo che venendo qui avrei letto fiumi e fiumi di esternazioni sul vecchio e caro Richard Benson... e invece mi ritrovo SCARUFFI, un altro innegabile simpaticone!!

Come dissi qualche altra volta, Scaruffi tende troppo a rapportare le opere al contesto storico, e in certe fasi mi ha sempre dato l'impressione che volesse forzatamente smerdare i gruppi più famosi per dare adito a quelli rivalutati solo ora (Velvet Underground, Faust, Can, Red Crayola e compagnia cantante)...

Un giorno succederà la stessa cosa per la musica di oggi, sicuramente...

Tornando a Benson... il fatto è che lui ha dato di capoccia, a quanto pare, quando ha cominciato ad avere l'artrosi alla mano destra (o sinistra non mi ricordo), da lì avrà capito che non poteva suonare la chitarra come una volta quindi s'è trasformato in un personaggio televisivo in piena regola... creando dei tormentoni come il "Cristo canaro", il "POLLOOOOOOO", ecc... ecc...

Poi vorrei proprio leggerlo quell'articolo degli anni 70' dove scrivevano che "Chi tocca Benson muore" XD

MarioCX ha detto...

Mi spiace vedere la fine che ha fatto Benson.
Non sarà stato un genio della chitarra, ma un grande e dottissimo appassionato di rock si.
A molti è rimasto nella memoria per il simpatico cameo nel film "Maledetto il giorno che ti ho incontrato" di Carlo Verdone.

J.J. JOHN ha detto...

Beh, isomma, non sta poi così male. Si è sposato tre mesi fa con la sua Ester e comunque lo si vede sempre agguerrito e inossidabile.

Dovrebbe mettere su un gruppo con Pino Scotto, Andy Surdy e Claudio Golinelli: sai che pacchia?

A proposito: ciao Richard, perchè non ti fai sentire?

ravatto ha detto...

Quest'album per me è magico, perchè è stato fra i primi di progressivo italiano che ho ascoltato e perchè mi ricorda un bel periodo...le prime tre tracce le ho consumate..è davvero un viaggio..
a proposito JJ, c'è un piccolo refuso, verso la fine della recensione c'è scritto la CONICA di Lane al posto di Contea..
sono persino innamorato della copertina, quella col volto (l'altra non mi piace decisamente) e mi sono fatto l'idea che quel volto sia quello di Franco Citti! :)

J.J. JOHN ha detto...

Corretto, grazie 1.000

Anonimo ha detto...

Buon disco, ben suonato e godibile anche se i testi sono molto ingenui e la voce lascia molto a desiderare

Michele D'Alvano

Jean ha detto...

Un ottimo disco, voce e testi a parte. Comprato il cd dopo due ascolti.
Jean

Anonimo ha detto...

È morto Richard Benson. RIP

Luca

JJ ha detto...

CIAO RICHARD, diamante pazzo anche tu.