Il Prog Italiano all'estero: un'avventura sofferta

rock progessive italianpChe il Prog Italiano includa delle caratteristiche importate dall'estero, è cosa nota, ma sappiamo anche che esso riuscì a ritagliarsi anche una vera e propria personalità che lo portò ad essere il fenomeno che oggi conosciamo.
Le radici sono però incancellabili e, soprattutto dal 1973, con l'espandersi della Controcultura e la planetarizzazione delle informazioni e dei mercati, crebbe in Italia la voglia di saggiare il riscontro dei nostri prodotti al di là dei confini nazionali.

Inizialmente, furono le stesse majors discografiche straniere (es: Manticore e Harvest) ad interessarsi direttamente ai nostri gruppi, sia perché incuriosite dalla loro popolarità locale, sia per le loro effettive potenzialità: Premiata e Orme innanzitutto.


A partire però dalle prime dignitose affermazioni, si consolidò un'altra idea, quella più rischiosa: ossia che che la carta anglofona potesse essere giocata sempre e comunque, anche in assenza di una reale verosimiglianza tecnica o artistica.

Si generò così una strana generazione di dischi Italiani in lingua inglese, che ebbe come unico risultato quello di lasciare perplessa mezza Europa.

rovescio della medaglia contaminationTralasciando per un attimo i successi, diciamo che di norma i motivi di un flop internazionale risiedevano sostanzialmente in alcuni fattori, di cui i più rilevanti erano innanzitutto la pessima pronuncia inglese dei nostri cantanti e nondimeno, una scarsa "internazionalizzazione" della musica. A questi primi due items, si sommavano spesso grosse difficoltà nel rendere la poetica italiana nelle rispettive lingue di destinazione e la diffidenza rispetto ad una certa connotazione politica.
Peter Hammill
ammise più di una volta le sue difficoltà nel tradurre la complessa spiritualità di Felona e Sorona, mentre la PFM venne bandita dagli Stati Uniti a causa di un concerto filo Palestinese.
Se cosideriamo anche una certa invidia per i nostri musicisti più dotati e gli ostacoli a cui furono sottoposte le nostre produzioni, il quadro è completo.


battiato foetusSappiamo tutti che sin dai primi anni '60, il "british sound" non solo "dettava legge", ma si era talmente definito nei suoi vari steps (Beat, Psichedelia, Progressivo), che diventava davvero difficile per gli Italiani, re-importare in Inghilterra quei generi musicali che avevano sempre preso a modello proprio da quella stessa nazione.
La transazione poteva avvenire solo se si contaminavano gli stilemi originali con delle novità (come nel caso della Pfm) o se i prodotti erano commercialmente attendibili (es: un certo tipo di musica melodica).
In caso contrario, scattava l'invidia, il protezionismo discografico e il fallimento era assicurato.

Elemento non meno importante, era poi la pronuncia.

Com'è noto, certi popoli tra cui i Francesi, gli Americani e gli Inglesi sono estremamente gelosi della loro "foné" e parallelamente diventano anche molto caustici con chi non ne rispetta le regole. Tutto il contrario degli Italiani che per motivi storici, sono sempre stati da un lato più tolleranti, ma dall'altro, terribilmente ingenui.

lucio battisti imagesSi da il caso che uno degli errori più gravi che commisero molti nostri artisti, fu proprio quello di non adeguarsi alla relativa inflessione straniera, provocando così imbarazzi e accantonamenti.
Contrariamente all'Inglese infatti, l'Italiano è una lingua romanza, chiara, scandita e caratterizzata principalmente da accentuazioni forti, mentre quella Britannnica è isolante, "non-rotica" e molto più fluida: accentuarla "all'italiana" era spesso percepito in Gran Bretagna e negli States come un segno di provincialismo, o peggio, di maleducazione.

Ora, considerato che pochissimi dei nostri vocalist avevano compiuto percorsi tali da introiettare le cadenze straniere, diversi esperimenti "in lingua" ebbero esiti decisamente opinabili.

le ormeUn esempio lampante fu quello di "Felona and Sorona" delle Orme, il cui scarso successo di vendite (che fece da contraltare ad una riuscitissima una tournee) fu dovuto sicuramente all'oscura traduzione di Hammill che ne penalizzò non poco la conflittualità originale, ma anche alla granitica inespressività Inglese di Tagliapietra,

rovescio della medaglia
Stessa sorte toccò al Rovescio della Medaglia con "Contamination" del 1975 in cui i soliti problemi di pronuncia (qui grossolanamente occultati da una valanga di effetti), erano anche aggravati dall'improbabile tentativo di imporsi là dove erano già passati Moody Blues, Deep Purple e Black Sabbath e con un linguaggio praticamente identico e già abbondantemente sorpassato.
Tra l'altro, proprio gli stessi Inglesi erano stati i primi artefici di quel sound e non si capisce la ragione per cui avrebbero dovuto importarlo dall'Italia.

Peggio ancora andò a Battiato nel 1974 il quale, malgrado fosse stato contattato dalla stessa Island, non solo restituì in "Foetus" un'accentuazione a dir poco indecente, ma non vide nemmeno pubblicati i suoi sforzi. Se a questo si aggiungono gli incidenti che il Franco ebbe durante la sua tournèè in terra Albionica, si possono capire i motivi della ritirata.

Non si parli poi di tentativi davvero strampalati quali quelli degli Alluminogeni ("Cry for me", versione inglese de "L'alba di Bremit") di cui non si comprende neanche lo scopo dell'operazione, vista la sostanziale modestia del loro percorso nazionale.

premiata forneria marconi PFMIn ogni caso, sappiamo tutti che le lusinghe dell'esportazione discografica non colpirono solo gli artisti più "osé", ma anche quelli che, al di là del progressivo, rivestivano in Italia un ruolo davvero importante: per esempio Lucio Battisti che nel 1977 pubblicò l'album "Images".

In occasione di quell'ennesimo fiasco, è curioso invece constatare come malgrado tutte le esperienze pregresse dei colleghi, Battisti perseverò nel non prestare ancora una volta, alcuna attenzione per l'inflessione britannica, al punto di perdere la partita già in partenza: esattamente così come gli accadde per il mercato Francese.
Ma si sa: "il lupo perde il pelo ma non il vizio" e persino nel 1991, si incontravano produzioni "new-prog" come quella dei trentini "Men of Lake", inficiate da una pronuncia davvero risibile.

In buona sostanza, solo pochissimi artisti Italiani ebbero modo di esprimersi internazionalmente con risultati dignitosi e grazie a loro, occorre dirlo, l'Italia si è in parte salvata da una figura decisamente meschina.

alluminogeniTra i pochi che si resero conto della necessità di adeguarsi al mondo estero, ci fu sicuramente la Premiata Forneria Marconi che non solo trovò in Mussida un ottimo ambasciatore ma che quando fu il caso, lo affiancò a Bernardo Lanzetti che vantava una dimestichezza con l'Inglese e con la cultura anglosassone in generale assolutamente invidiabile.

Per il resto, non si contano le decine di brani prog in lingua Inglese che non solo non furono neppure concepiti per l'esportazione, ma che non varcarono nemmeno una scala regionale.
Da questo lato, purtroppo, il Prog Italiano ha prodotto lavori di un provincialismo davvero deprimente, auto-condannandosi supinamente a "periferia dell'impero" sia per pigrizia, sia per non aver avuto il coraggio di proporre ed esportare le infinite possibilità della propria lingua.
La filosofia della "nave che va'", in questo caso, ha miseramente fallito.

53 commenti :

Anonimo ha detto...

I gruppi anglofoni che venivano nei '60 ad occupare spazi che in Inghilterra erano già stati saturati da ben noti colossi (Beatles, Stones, Kinks, Who...) si esprimevano in un curioso italiano "alla Stanlio&Ollio" (la cosidetta "lingua ciunga") che da noi fece strage di cuori e di consensi commerciali.
Maciullare la lingua di Dante scandalizzava al massimo qualche accademico bollato come con l'appellativo all'ora in voga di "matusa".
Interessante il comportamento opposto d'oltre manica e d'oltreoceano...
Ci sarebbe anche da sottolinere la banalità sconcertante di molte liriche british come recentissimamente hanno messo in evidenza i grandi Elii nel pezzo "Heavy Samba".
Nonostante ciò l'ascoltatore italiano medio ingoiava (e ingoia) tutto quanto propinato da Albione e dallo Zio Sam senza farsi troppe domande.
Per favore non accusatemi di nazionalismo o campanilismo.
La mia è solo un'osservazione oggettiva.

Anonimo ha detto...

l'argomento è stimolante. per adesso ti segnalo l'intervento di julian cope su fetus, apparentemente basato sulla versione inglese:

http://www.headheritage.co.uk/unsung/albumofthemonth/375

Anonimo ha detto...

Intervistai Tony Pagliuca verso il finire degli anni'80(per il libro "Manifesto beat"):anche lui,anni dopo l'avventura inglese delle ORME,ammise che fu un errore clamoroso pensare di esportare il rock nazionale con un'altra lingua(spesso maccheronica)e che fu essenzialmente una bravata delle case discografiche.
Di per se il tour inglese andò benissimo,ed il pubblico di là sembrava apprezzare i nostri gruppi,ma non capiva il tentativo di imitazione,per cui sarebbe stato meglio importare fedelmente la nostra musica,testi italiani compresi,piuttosto che tale forzatura.
Lo stesso errore fecero la maggior parte dei gruppi rock degli anni 80:lì ancora più palese,perchè neppure si sforzavano di cantare in Italiano e assorbivano completamente suoni e umori d'oltremanica e d'oltreoceano...mi fa piacere(e non per sadismo,credetemi)che tra i pochi andati bene sul mercato estero(nulla di paragonabile agli anni 60/70,ma insomma...)ci sono stati i miei dischi come No strange,non a caso quasi per intero cantati in italiano e con diverse caratteristiche molto NO-STRANE.
Concordo con Mariocx:l'esterofilia non ha mai pagato,dato di fatto.

Anonimo ha detto...

Secondo me oltre tra i motivi che la tua ottima analisi ha messo in luce, quello prevalente fu questo riassumibile con la domanda "perché il consumartore anglofono doveva comprare un modello copiato quando aveva gli originali in casa"? Il nostro prog ebbe anche spunti originali, ma molto locali, anche politici (gli area ad es.)incomprensibili a loro. Per il resto era una copia, talvolta un po' grezza e acerba. Inoltre, allora, se noi eravamo molto esterofili, loro (francesi e inglesi) erano abbastanza xenofobi in fatto di musica e ci vedevano tutti come dei Bobby Solo o Mino Reitano in trasferta (senza nulla togliere a questi artisti, però imitazioni un po' trash di miti anglosassoni come Presley).
(ofvalley)

Anonimo ha detto...

Bello il tuo articolo, lo vedi che dal tuo cilindro esce sempre qualcosa d'interessante?

Un abbraccio dal tuo amico andy

J.J. JOHN ha detto...

@ OfValley

Guarda OF, al di là del lato protezionistico e commerciale, prima del Punk gli Inglesi erano anche molto "foneticamente" classisti in casa propria.
Ricordo che quando ero ragazzino avevo un marcato accento dell'Essex e, in certi ambienti, ciò voleva automaticamente dire che eri un "campagnolo". Per non dire un rozzo, un ingenuo o un burino.
Era una mentalità di retaggio coloniale che non si è mai del tutto spenta: neppure con la globalizzazione.
In piccolo si potrebbe paragonare a quella del Nord Italia degli anni '50 nei confronti dei Meridionali.
Poi, con la planetarizzazione tutto si è appianato, ma è comunque vero che la "perdita o la mancanza di una propria identità", fa davvero brutti scherzi.

@ Andy
Grazie Brother! Del resto, sono qui apposta.

Anonimo ha detto...

Mi intrometto da "spettatore" più che da tecnico, dicendo però che agli inglesi, soprattutto, "de noi nu glie ne può fregà de meno"!!!!..sia musicalmente e non...basta vedere un'inglese in italia che chiede informazioni, facciamo di tutto con il nostro "maccheronico" linguaggio per aiutarlo, da loro il viceversa non esiste!!...Secondo me esiste la loro musica(americani compresi) e la nostra, punto, solo che noi ascoltiamo la loro e loro no...le eccezzioni per noi si chiamano Osanna Area...gruppi con una loro identità non solo Italiana...e poi c'è il discorso del "mercato" discografico che è un discorso troppo complesso...per la nostra musica...loro possono aver inventato il calcio e la musica rock...ma nel mondo UNICO della musica Classica o dell'Opera la lingua che si parla è quella Italiana, li sono gli altri che guardano noi....Cmq ci sono stati gruppi come i Camel Caravan Traffic Colosseum...bravi ma niente da invidiare ai nostri Osanna Area PFM Banco NT Orme...cosa vuol dire copiare se poi canti con un'altra lingua???..noi abbiamo copiato dagli inglesi che a loro volta hanno copiato dagli americani che hanno copiato dagli africani?????

Anonimo ha detto...

Mi ricordo un articolo su Ciao 2001 riguardo la non-distribuzione del LP Contamination del RDM, ci fù un buon riscontro radiofonico, in america, ma quando si cercò di arrivare al disco....la vendita praticamente non esisteva...ciao

Anonimo ha detto...

Ciao John... grande post e grande spunto per un bel dibattito.
Io credo che con l'inglese con il tempo le cose siano cambiate, basti vedere il successo ad esempio dei Lacuna Coil.
Tuttavia il mercato migliore per gli italiani è storicamente quello ispanico (anche se lì usciamo dal prog): vivendo in Spagna ho scoperto che tutti i cantanti italiani dagli anni '60 in poi hanno provato la carta della versione in spagnolo, da Nicola Di Bari a Sandro Giacobbe, da Claudio Baglioni ad Al Bano... fino ai contemporanei.
Poi c'è qualcuno che sfonda (di solito i peggiori come Erose...) e chi no.
Tornando al prog, il problema è che gli inglesi erano molto snob (e a mio avviso un po' invidiosi... se escludiamo i gruppi british più grandi a mio modesto parere il prog italiano era mediamente superiore a quello inglese!) e spesso i progetti "internazionali" erano più fiacchi di quelli originali (sempre secondo me... esempio PFM!).
Tuttavia in molti siti internazionali si vede come il prog italiano occupi una nicchia importante (almeno oggi, dopo 30 anni) e tutti o quasi tendono a preferire le versioni originali.
Postilla personale... anche a noi (soprattutto all'estero) in molti hanno chiesto di produrre in italiano... non capisco perché non capita lo stesso a tedeschi e scandinavi :-O!

Anonimo ha detto...

Bel dibattito,
credo in ogni caso che grazie alla globalizzazione(che ha anche dei pregi,non solo dei difetti)pure il noto sciovinismo inglese dovrà cadere,le ultime generazioni già si rendono conto che il rock non è solo un linguaggio circoscritto a pochi paesi,ma occupa ormai un ruolo internazionale.
"Su lottiam l'ideal,nostro fine sarà..."(qui ci vorrebbe il sottofondo degli AREA live al parco Lambro).

Anonimo ha detto...

Carissimi, vi vedo un po' caustici con i miei connazionali.
Dunque, io sono Inglese e conosco bene i miei polli.
Non è vero che c'è indifferenza per gli Italiani, anzi: al di là delle quisquiglie, i miei compatrioti sono tra i più grandi estimatori del Belpaese che ci siano al mondo. Ho conosciuto Inglesi e Americani che su Milano ne sanno molto più di me che ci scrivo e che ci abito.
Loro hanno un amore sconsiderato per l'Italia, salvo quando gli fanno strapagare le pizze in Sardegna, li truffano a Napoli o gli chiudono in faccia i musei a Milano. Ma questa è un'altra storia e vale per tutti.
Che noi ci si prodighi per aiutare gli stranieri, è vero sino ad un certo punto: si pensi a un Rumeno a Varese, o un Senegalese a Treviso.
I Cockneys d'altro canto sono grezzi, lo so, ma sono anche la quintessenza della gentilezza, così come al mio paese (Colchester) troverai sempre qualcuno disposto a darti una mano, esattamente come il rompiscatole ubriaco.
Dunque non generalizziamo che di gente che lo fa, ne abbiamo già strapieni i coglioni.
Artisticamente parlando certo che ci sono stati Shakespeare e/o la Musica Operistica, ma i tempi cambiano e su Classic Rock ci riferiamo alla storia contemporanea.
Evitiamo anche di confondere la cultura Anglosassone con quella Americana (che ne è derivativa) e quella Africana che è stata, suo malgrado, esportatrice della propria cultura a prezzo di infinite sofferenze.
Il noto sciovinismo Inglese è in parte finito col Punk e le rivolte dei neri giamaicani che finalmente hanno ottenuto almeno il diritto di essere una subcultura riconosciuta e diffusa. E non è poco.
Che poi i gruppi Italiani fossero davvero validi, non si discute: il problema è che dovevano anche raffrontarsi con Culture che, volente o nolente, hanno dominato mezzo mondo.
In certi casi, occorre un minimo di tatto: per fortuna o purtroppo.

Anonimo ha detto...

Caro JJ tu sei un inglese che vive in italia e conoscerai meglio di noi certe sfumature...io che frequento L'Inghilterra da 17 anni..aereoporti(!!!)...ristoranti(?)......uffici informazioni...uffici stampa...l'ho percorsa in lungo e in largo dal Galles alla Scozia, bè purtroppo devo dire che mi son trovato meglio in Scozia e in Galles, per non dire dell'Irlanda, che non nella maggior parte dell'Inghilterra...cmq la nostra chiacchierata è musicale e frontiere(virtuali) non c'è ne sono...e se ci sono(virtuali) nella musica non le abbiamo messe noi Italiani...LP dei Deep Purple "Concerto for group..." non è paragonabile neanche lontanamente ai dischi prodotti dai nostri, più o meno nello stesso periodo, New Trolls...Osanna....RDM...nella fusione classica-barocca-progressive...la melodia "mediterranea" (croce e delizia) della nostra cultura, secondo me ci differenzia un pò dalle altre culture musicali europee, o per lo meno ci ha permesso "visioni" che altri paesi non si son potuto permettere, vedi un capolavoro come Creuza de mà di De Andrè e M.Pagani...questo per dire che non tutto quello che noi abbiamo prodotto sia di qualità o migliore al mondo, anzi...la differenza? e che in Inghilterra ogni mese viene prodotto o un gruppo o un cantante nuovo, la classifica cambia ogni giorno(per dire)..da noi per ascoltare qualcosa di un po diverso abbiamo dovuto aspettare che uscisse da X FACTOR, l'hanno scorso con Giusy, una commessa con aspirazioni da cantante...il nostro mercato musicale sta morendo(o è gia morto?)...da noi non esiste un "mercato musicale"....mia personalissima opinione, chiaro.ciao

Anonimo ha detto...

Al di là della non sempre pacifica simpatia degli Inglesi, cosa che comunque vale per tutti (io comunque mi salvo perché di nonna Scozzese e di nonno Irlandese), Taz ha posto l'accento su un altro argomento interessantissimo: la flessibilità dei mercati discografici.
Taz dice:
"In Inghilterra ogni mese viene prodotto o un gruppo o un cantante nuovo, la classifica cambia ogni giorno. […] Da noi per ascoltare qualcosa di un po' diverso abbiamo dovuto aspettare che uscisse da X Factor, […] una commessa con aspirazioni da cantante"
Ha perfettamente ragione, ma questa non è solo storia recente: nel Regno unito e negli States la flessibilità discografica è una regola che resiste dal dopoguerra e che ha fatto si che persino gruppi minuscoli invadessero mezza Europa e resistessero per anni in vetta alle classifiche.
Come mai da noi non succede?
Spero che se ne possa parlare approfonditamente molto presto.

Anonimo ha detto...

E' purtroppo una situazione che si protrae da decenni...anzi,guardando bene,gli unici veri momenti positivi del mercato discografico italiano sono stati il beat e il pop progressivo,perchè dagli anni 80 in avanti non si è fatto che peggiorare,con discografici che hanno investito sempre meno sui musicisti nostrani e con il pubblico sempre più esterofilo,che si è allontanato dalle nuove tendenze.
I nostri nomi che continuano a campare di rendita sono sempre quelli,da più di venti anni:Pooh,Vasco,Ramazzotti ecc...per il rock o la ricerca un tantino più impegnata non restano che le briciole,oppure qualche apparizione sporadica(per pochissimi casi)in tv,magari a Sanremo(vedi Afterhours)ma con risultati ben magri.
Il discorso si fa sempre più complesso,ma il succo mi pare questo,ahimè!

Anonimo ha detto...

SI e NO per i momenti positivi della nostra discografia anni 70...credo ci sia più interesse "oggi", guarda la BMG che ristampa quasi tutti i cd di quel periodo, che "ieri"...io parlerei di movimento, oggi non ci sono più i presupposti per ri-creare un "ambiente" come quello, di quegli anni, e di conseguenza la musica che "conviene" produrre deve essere musica di "massa"...popolare, i media si devono occupare di qualcosa che sia vendibile(manca purtroppo, paradosso, la cultura musicale che altri paesi hanno coltivato, l'UK o USA)...il rovescio della stessa medaglia credo sia la melodia, che nel nostro paese è in cima alla piramide delle scelte musicali delle persone...in Francia per salvaguardre la loro musica le radio hanno diritto di "suonare" soltanto una bassa percentuale di musica straniera, da noi non è cosi, e cmq il loro mercato discografico é peggio del nostro...Caro JJ ci hai dato un "ginepraio" da cui non è facile sortir........ciao

Giampaolo ha detto...

Bè si è stato un errore esportare la nostra musica in lingua inglese.....comunque per quanto mi riguarda nettamente superiore il prog inglese a quello italiano.
ciao!

Anonimo ha detto...

Taz,se credi che ci sia più interesse oggi forse sei troppo giovane(immagino)per ricordarti di quando in hit-parade arrivavano New trolls,Orme ecc...(persino gli Alluminogeni furono tra i primi posti con il singolo "L'alba di bremit")il che voleva dire una barca di dischi venduti,non una semplice ristampa di qualche migliaio da riservare a pochi nostalgici.
Per non parlare degli anni 60,in cui Equipe 84,Nomadi,Corvi ed altri toccavano spesso il milione di copie(solo su territorio nazionale).
Queste sono cifre che ti può confermare qualsiasi discografico di vecchia data...ma se poi andiamo a vedere anche i cosidetti gruppi minori,le vendite erano nettamente superiori alla media attuale...anche perchè il vinile era difficilmente riproducibile(se non in una misera cassetta)e costituiva un vero oggetto di culto,tutt'altra cosa è il download veloce e di breve consumo in mp3 o lanciare una musica per suonerie di cellulari.
Oggi purtroppo siamo tutti "underground",volenti o nolenti ed è molto più difficile suonare nei locali,dove si è sottopagati e con poche aspettative.
Nella mia città(TO)all'epoca c'erano DECINE di locali in cui si esibivano gruppi o cantanti dal vivo,oggi ce ne sono due o tre e fanno suonare chi vogliono loro,spesso tralasciando gente che ha del vero talento,ma non mostra tessere di partito,capito mi hai?

J.J. JOHN ha detto...

Dunque, mettendo insieme mails private e risposte pubbliche, faccio ancora qualche considerazione:

1) Ad esempio: ma com'è possibile che qualsiasi minimo gruppo Inglese abbia ed avesse sempre delle opportunità internazionali, mentre in Italia bisogna passare per una trafila che ucciderebbe chiunque?
E' una questione di quantità di artisti messi in campo o di flessibilità produttiva?

2) Negli anni '80 in effetti c'erano molte più opportunità per i gruppi underground di esibirsi (sottoscritto incluso) ma, anche da lì, la strada per emergere dal sottosuolo non era agevole.
Se ben ricordo, anche da posti famosissimi come il "Magia" non è uscita poi molta gente…
A differenza di altri paesi dove le etichette indipendenti hanno appoggi, autorevolezza, assistenza e distribuzione, qui bisogna necessariamente passare per quelle quattro o cinque majors.
Se fallisci con loro, è un disastro.

3) A mio avviso il prog italiano è un fenomeno storico: il che significa che, volente o nolente, la sua epoca è terminata e circoscritta.
Re-importare i nostri dischi dal Giappone (40 euro), ristamparli in Digipack (36 euro), pubblicare ristampe in vinile, prese a loro volta alla ristampe in Cd (suonano male e costano tanto - Es. Rovescio della medaglia, Io come Io, con medaglione 38 euro), non costituisce un "ritorno" o un "movimento".
E' semmai il sintomo che le discografiche stanno raschiando il fondo del barile, producendo merce che resta per la maggior parte invenduta.
In altre parole: una vera e propria presa per il fondelli.
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PS: a proposito Taz, ti ha scritto Antonio Musso dei Laser: vai a vedere.
Mi associo alla sua domanda: dove hai trovato l'articolo sui Laser? Puoi farne una scansione e mandarmelo privatamente? Poi, cerchiamo di girarlo anche a Tonino. Grazie JJ

Anonimo ha detto...

Ciao, ti faccio solo una domanda su una questione marginale del tuo discorso: davvero non vale la pena di comprare le ristampe in vinile? grazie e naturalmente complimenti per il blog!

Simone

V I K K ha detto...

Simone

le ristampe in vinile vanno anche bene se ad un prezzo moderato, ma accertati sulla fonte, ultimamente spacciano "sole" dei semplici CD trasferiti su vinile che ovviamente non possono suonare bene (come d'altronde il contrario anche se ormai ci abbiamo fatto l'abitudine).

Anonimo ha detto...

Ciao Simone e grazie a te del contatto.
Guarda: ogni acquisto ha sempre uno scopo. Dipende da cosa si vuole ottenere.
Si vuole ascoltare la musica? Si desidera un oggetto simile all'originale perchè introvabile o troppo costoso? Si vuole possedere un feticcio che sia allo stesso tempo utile? Si vuole scacciare un po' di nostalgia? Ci piace semplicemente vedere il disco che gira sul piatto o i benefits che conteneva?
In questo caso, a rischio di essere banale, ti rispondo dicendo che è una valutazione meramente soggettiva sulla quale non posso permettermi di discutere.

Tecnicamente invece, ci sono certe ristampe su vinile che è davvero il caso di lasciare in negozio.
Pe esempio, come ricorda Vikk, quelle riprese da "chissà dove" anzichè dai master originali.
Purtroppo non sempre sappiamo la fonte e lì nascono i problemi.
Occorre spesso confidare sulla serietà della discografica, ma non è sempre sufficiente.
Personalmente ho una reissue recente di "Animals" su Picture Pisc e devo dirti che è una roba davvero indecorosa: dinamica assente e persino velocità sgbagliata! E non mi è costata poco...

In sintesi, non ti dico dunque che dobbiamo rinunciare ad emozionarci, ma al di là dell'aspetto emotivo, occorre stare molto attenti.
A differenza che da noi, in molti paesi,i vinili te li fanno ascoltare prima.

Anonimo ha detto...

Grazie delle risposte intanto... Per me la questione primaria è naturalmente la musica, per quello colleziono cd, preferibilmente di prima edizione, poi naturalmente lo stesso si può dire per i vinili, personalmente però gli originali sono fuori dalla mia portata, e siccome molti classici del prog si trovano in edizioni limitate sulle 2000 copie intorno ai 20 euro pensavo piano piano di prenderli per avere una "collezioncina", bella perchè il vinile è bello, è anche un'oggetto, il cd no. Per cui quando ho letto il commento di John mi sono un po' allarmato e mi sono detto: chiedi spiegazioni agli esperti prima di comprare cagate...
grazie ancora a tutti per risposte passate e future

Simone

Anonimo ha detto...

Posso buttarla lì?
Riguardo al discorso di John sulle possibilità di "sfondare" dei gruppi italiani rispetto a quelli inglesi ho una teoria personale che fa riferimento alla struttura sociale dei due Paesi.
In Italia per ottenere qualunque cosa devi passare attraverso trafile incredibili e "conoscere qualcuno": la raccomandazione esiste pure all'Estero, ma in Italia è una regola di vita.
Guardate quanti "figli di", "parenti di", "amici di" arrivano al successo (e non solo nel campo della musica).
All'Estero (e credo in Inghilterra e in USA più che in ogni altra parte del mondo), tutti hanno reali possibilità di compiere il "sogno americano"... ovviamente se hai il "calcio in culo" è più facile, ma se non ce l'hai non è impossibile. In Italia sì.

E poi finiamo con l'esportare solo Pausini, Ramazzotti e Zucchero...

Anonimo ha detto...

Guarda il vincitore di sanreamo. MRX

Anonimo ha detto...

Mamma mia che lungo dibattito, non sono nemmeno riuscito a leggere tutti i commenti! Io ho la mia idea su cosa ha rovinato in buona parte il nostro movimento musicale, ma me la tengo per me, altrimenti molti di voi potrebbero mettermi all'indice.

Andy

Anonimo ha detto...

Ciao URs, non sono moolto vecchio, usato si, ma vecchio no...mi ricordo le classifiche di Concerto Grosso dei NT, credo uno dei dischi più venduti del nostro POP, leggevo 2001 ed effetivamente le classifiche portavano i nomi che tu citi, penso di essermi spiegato male, cioè oggi c'è più interesse come fenomeno, ieri....cerano tanti ragazzi che compravano molti LP e cmq dei soliti noti...guarda quanti gruppi bravi che si sono fermati ad un disco e oggi "ricercatissimi" rari e stampati in 250 500 copie.., chiedi a BTF, penso che sia arrivata al "succo del nocciolo", cioè sono finite le scorte...i gruppi....IO sono un pò più drastico sul perchè sia finita un'epoca....il contesto "sociale" in cui suonavano era di maggior stimolo di oggi, una volta eri così..oggi se fai così sei un'alternativo nostalgico...si è esaurita una vena creativa, quello che oggi suoni rischi che sia ripetitivo e i giovani?....già i giovani??...La maschera di cera...Finisterre...bravi suonano bene ma....non sono più "circondati" dalle idee e gli "stimoli" di quella irripetibile epoca..come primo...Secondo: le case discografiche seguono le mode....e nelle mode non c'è questa musica, sorry.........Per Giampaolo non credo che tutto il prog inglese sia stato superiore al nostro, levi i bravi veramente bravi, quello che resta è al nostro livello, e non parlo dei nostri bravi veramente bravi...ciao

J.J. JOHN ha detto...

Andy, non fare il prezioso.
-
Taz, numero ricevuto, grazie.

Giampaolo ha detto...

Taz sicuramente tu hai ascoltato più di me il prog anni 70, però i bravi in inghilterra erano almeno una decina e quella decina ha composto almeno due o tre album belli....bisognerebbe contare....qui in italia praticamente una divisione tra maggiori e minori non si può fare (secondo me, almeno mi pare un pò una forzatura)....ciao!

Anonimo ha detto...

OK,Taz,messa così la spiegazione è un po' più chiara...però mi sembra comunque dubbio parlare di "interesse":per quel che ricordo io,che seguivo certi suoni fin da tenera età(grazie sopratutto a parenti ed amici più grandi di me)di interesse ce n'era in abbondanza,con l'apporto di radio e giornali che spingevano molto sulla musica giovanile in genere...il fatto è che c'era molta offerta,proprio perchè la domanda era molta e quando si entrava in un negozio di dischi era talmente vasto il panorama su cui scegliere che si faceva fatica,oltretutto i soldi erano pochi:io ad esempio ricordo che per acquistare un LP(che costava intorno alle 4000 lire,non poco per i tempi)dovevo risparmiare per settimane.
Ma le mie scelte fin da allora erano orientate verso Pink floyd e suoni simili,prima e gruppi tedeschi elettro-acustici oppure prog sperimentale subito dopo...non mi sono mai rivolto verso il rock più convenzionale ed ai tempi odiavo l'hard-rock o la roba molto commerciale(oggi in parte l'ho rivalutata,anche se certi dischi dei Deep purple continuo a detestarli tuttora)...le scelte che ognuno fa dipendono sempre dai gusti,ma è un fatto innegabile che molta della creatività di un tempo si è spenta,le ragioni sono state dapprima economiche e in seguito anche culturali,come tu dici il movimento che le produceva non esiste più e difficilmente potrà rinascere,magari sotto altre vesti.
Non ci resta che sperare nelle nuove generazioni,augurandoci che si scrollino di dosso tutta questa marea di banalità e modelli squallidi che ci arrivano dai mass-media:battaglia ardua,ma chi lo sa...

Anonimo ha detto...

Per te Urs é come dici.....infatti dopo tutti questi anni 6 qui a parlarne, la tua coerenza musicale(e politica?) ti ha accompagnato fino al 2009....ma tanti hanno perduto la loro coerenza e politica e musicale...la mia convinzione é "poetica"...le più belle poesie(o canzoni d'autore..) sulla vita(a 360°..) hanno quasi sempre un qualcosa di triste..di sofferto..di lotta...di emarginazione...di......e ora, nonostante tutto, la musica "partorita" in questo secolo manca di quella sofferenza "la"....ciao

Anonimo ha detto...

Vorrei fare alcune riflessioni.
1)Tre motivi per cui la musica "nuova", originale, alternativa, non "sfonda" in Italia sono: A) le maledette playlist delle radio, "vincolate" dalle case discografiche che smerciano dappertutto la stessa sbobba (specialmente nelle ore di "punta"); B)il fatto che il conduttore radiofonico -colui che parla, che ci "mette la faccia"- a causa delle playlist non può proporre sue scelte personali (scelte alternative, legate a gusti e fattori culturali, e anche non legate al mercato, alle uscite discografiche del momento, anche "vecchie" magari, di qualche mese o di un anno o due), così che non si forma più un gusto musicale (penso, per contrasto all'oggi, a "per voi giovani" o anche a "bandiera gialla" e "alto gradimento" dove le scelte erano personali di Giaccio, Arbore, Boncompagni; Cascone) ;C)Il monopolio dell'etere. Cioè sempre più radio fagocitate da altre radio ( vedi radio Capital e radio DJ egemoni; e Mediaset che si vuole "magnare" anche pure un po' di radio). Il monopolio non permette più alle piccole radio di sopravvivere e di "sparare nell'etere" roba un po' diversa.
2) lo scaricare "a gratis" musica dall'etere e il comprare sempre meno CD dove ci porterà? A una rivalutazione della musica dal vivo, ai concerti suonati, a tanti cantanti e gruppi che si esibiscono in molti spettacoli live; a notorietà di nicchia e territoriali, locali. Cioè a una situazione tipo "anni 50" (prima del vinile e degli strumenti di riproduzione alla portata di tutti), con le "balere" o i "disco pub", dove si suona dal vivo. Questo è positivo; poi si vedrà.Sarà interessante vedere l'evoluzione. La musica comunque, ovviamente, non morirà mai.
(ofvalley)

Anonimo ha detto...

La musica non morirà mai,è vero!
Per questo mi appello a tutti i musicisti,affinchè smettano di fare SOLO COVERS e che si torni fimalmente a scrivere pezzi originali...ci siamo rotti le palle di ascoltare solo cover-bands in birreria,tutto questo sta uccidendo la creatività(appello personale,ma sentito).

Anonimo ha detto...

Condivido le vostre analisi..ma fino a che nei reality(amici o x factor) continueranno a fargli cantare delle cover....se addirittura il figlio di Sofri scrive un libro sulla playlist perfetta....insomma vedo poca strada davanti a me.....Per le radio non c'é altra soluzione che fare dei programmi "specializzati" ad orari da vampiro(che bella Supersonic con la sigla degli Iron Butterfly)...Area protetta su Capital non é male, parlando di una radio nazionale, poi ci sono radio locali che dedicano spazio alla musica prog....la mia esperinza radiofonica duro', in quegli anni, circa tre ore, quando feci ascoltare, credo sia Ethika fon ethika conteneva una frase di Mussolini...., di Battiato(da clic)i padroni della radio furono costretti a licenziarmi in tronco(tempestati dalle telefonate degli sponsor..)...un po' cosa successe al Museo Rosenbhac con la retro copertina del disco...la musica non morirà mai...ma la nostra....l'altra é già morta.

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti. Credo ke il motivo del nostro insuccesso all'estero fu causato da molti fattori. Oltre all'utilizzo di un inglese alquanto maccheronico, secondo me si tentò di esportare i nostri prodotti meno originali, quelli più vicino ai modelli inglesi. Ed in alcuni casi pure in ritardo. Come testimoniano "contamination" del rovescio o l'album omonimo dei Maxophone. Nel '75 il prog era in fase calante e per questo naufragò anche il tentativo di esportare il banco (che tra tutti mi sembravano i più preparati). Certo è che i nostri prodotti più originali forse all'estero non sarebbero stati capiti, ma ritengo che sarebbe stato meglio provare a sfondare con album più innovativi, anche se sicuramente a discapito delle vendite.
Mi sarebbe piaciuto vedere come avrebbero accolto il pubblico inglese album come Pollution o Aries di Battiato, uno dei primi album degli Area, oppure gli Opus Avantra, i Dedalus o il Concertone delle menti dei Pholas Dactylus.
Si tentò di sfondare con gruppi meno originali e più vicini ai gusti anglofoni, come PFM e Orme, con il risultato finale di risultare bravi magari tecnicamente (nel caso della PFM), ma comunque pur sempre degli imitatori, e quindi degli spaghettari. E questa la cosa ke alla fine mi è dispiaciuto maggiormente.
Oggi però bisogna ammettere ke il pubblico estero apprezza, alle volte più del pubblico nostrano, gli album di prog ke nei mitici '70 l'Italia sfornava. E questo ripaga forse in parte gli sforzi di tanti artisti che non si piegarono in quegli anni al volere dei discografici per inseguire ciò in cui credevano. I '70 sono stati un periodo fantastico ke credo proprio non torneranno più. Oggi non c'è più voglia di combattere, di difendere le proprie idee, di lottare. Oggi non si vive più. Si sopravvive.......
Questa ovviamente è solo la mia opinione.
Saluti by Alex '77

Anonimo ha detto...

Daccordissimo su quello che hai scritto...poco altro da dire, tranne che aggiungere agli Area e Opus Avantra gli Osanna, immagina gli Osanna di Uomo o Palepoli che fanno un concerto in UK vestiti come durante i loro Teatro-concerto, nn dimenticherei i Pierrot Lunaire...Napoli Centrale..Cervello...Edgar A. Poe...il primo Alan Sorrenti...insomma meno male che ci sono stati quegli anni...ciao

Anonimo ha detto...

Sarebbe stato uno spettacolo vedere gli Osanna di Palepoli all'estero. E ci aggiungo anche i Jumbo di Alvaro "incazzato" Fella, oltre a quelli da me già citati ieri.
I Pierrot Lunaire li ho sentiti solo di nome. Ne parlan tutti bene. Ma io fatico a trovare i loro cd in giro.
Ki mi sa dare una dritta? Esattamente ke genere fanno? Son tra quei pochi gruppi nostrani che son riusciti a creare un suono "alquanto" autoctono, o sono un'altra derivazione inglese?
Alcuni paragonano il loro gudrun alla prima opera degli Opus Avantra....alex 77

Anonimo ha detto...

Ciao Alex, sicuramente ne parleremo nelle uscite del 1974 e 77...il primo disco e un po' più melodico-progressive, se ti piace il prog-rock ne potresti rimanere deluso, molto acustico, tastiere in evidenza, tutti arrivano dal classico...il secondo Gudrun é sperimentale, più difficile come ascolto, io li preferisco di più agli Opus...vai sul sito mprecords.it il cd del primo é fuori catalogo ovunque...Gudrun, forse chissà..ciao.scusa JJ

Anonimo ha detto...

Uè taz, grazie x la dritta.

Mò vado a vedè se si riesce a trovare almeno gudrun, ke tra l'altro essendo più sperimentale è più vicino ai miei gusti musicali.

Ciao e buona giornata

Alex 77

Anonimo ha detto...

Solo una puntualizzazione: che io sappia Contamination del Rovescio è uscito in Germania, Usa e Canada ma non mi risulta un'edizione inglese...

J.J. JOHN ha detto...

No, infatti. Ho aggiustato la forma a scanso di equivoci. Grazie.

taz ha detto...

Contamination è uscito anche in USA, ho un trafiletto(ritaglio di giornale) dell'epoca, tratto da ciao2001 e parla di una non corretta distribuzione del disco, ma che era in possesso di alcune radio....BO!.......alex se non trovi Pierrot Lunaire te li mast....ciao

Roby ha detto...

Gran bell'articolo, John, come sempre documentato ed argomentato. Ed il bello è che quasi sempre i tuoi post sono arricchiti dalle discussioni nei commenti, vero completamento dei tuoi scritti e vantaggio di scrivere questa storia del rock progressivo iutaliano non su carta ma on line.

L'unica assenza che ho notato tra gli arttisti da te citati è quella del Banco che, se non erro nel
1974, registrò l'album Banco in inglese per la Manticore. Secondo me essi si collocarono, almeno a livello di produzione, a metà tra la riuscita, almeno inizialmente, operazione di sdoganamento della PFM ed il fallimento di praticamente tutti gli altri tentativi. A livello di vendite onestamente non so come andò quell'album, ma penso non tanto bene. E forse, sempre se non erro, esiste una versione inglese anche di "Come in un'ultima cena", possibile titolo la traduzione letterale "As in a last supper"- e spero di non errare visto che parlo con un madre lingua....

Ringraziandoti per il commento e la segnalazione di questo articolo sul mio blog ti saluto caramente.

Roby

J.J. JOHN ha detto...

Il Banco potrebbe cantare anche in Aramaico e sarebbe valido ugualmente.

...però... come si dice Banco in aramaico?

belbon ha detto...

Bernando Lanzetti sarebbe un buon esempio? Se c'era una voce dialettale, fastidiosa, con un accento romano improponibile è stata proprio la sua...Di un provincialismo a dir poco imbarazzante; a questo punto aveva fatto un lavoro migliore Battisti, di pronuncia non eccellente ma non "belante" bucatini alla romana come Lanzetti. Alla faccia dell'obiettività : solo perchè si tratta della Pmf deve essere sempre tutto positivo.Caro John ti dimentichi ad esempio degli Asgard che avevano un cantante non eccezionale tecnicamente, ma dall'accento inglese quasi perfetto, volendo parlare di prog italico anni '90.Io sono stato un componente originario di questa band e ne ho formata un'altra successivamente con un genere stile Rush che in Italia era stato poco percorso incidendo due album distribuiti ovunque...

JJ ha detto...

Belbon, da inglese quale sono non ho mai notato queste tare provinciali in Lanzetti, mentre la pronuncia di Lucio in Images era davvero improponibile. Ne ho giusto parlato ieri sera a cena con Michele Neri, la cui splendida moglie ci ha preparato una carbonara alla regola dell'arte. Gli Asgard me li ricordo eccome ed eravate proprio forti, ma sai, qui si parla di anni '70...
Comunque ora che me l'hai fatto notare, riascolterò il buon Bernardo con maggiore attenzione. Può essermi sfuggito qualcosa perché sai, all'epoca la Pfm con lui come cantante non è che mi piacesse più di tanto, anzi.

belbon ha detto...

Ho citato loro anche perchè hai nominato i Men of Lake di Trento che, a mio avviso, non erano un granchè in tutti i sensi....Non avevo capito fossi Inglese per cui ovviamente non posso perseverare sul concetto, anche se io mi riferivo non tanto alla pronuncia di Bernardo Lanzetti, che era buona, ma l'accento che secondo me era fortemente contaminato di romanità. Comunque i suoi lavori con la Pfm specialmente ed ovviamente "Chocolate Kings" mi piacciono anche se il suo timbro vocale non ha mai entusiasmato neanche me (troppo "belante" e fastidioso a prescindere dall'accento).
P.S : io sono stato il primo cantante/bassista/chitarrista degli Asgard (non sono Francesco Grosso) e sono stato il chitarista/cantante dei Marathon dei quali forse ti ricordi.Anche io non avevo una grande pronuncia, ma invecchiando sono migliorato molto e adesso comunque canto e compongo prevalentemente in italiano...

UGO ha detto...

ciao JOHN mi associo pure io al discorso su come la voce di BERNARDO LANZETTI non mi sia mai piaciuta granchè ma poi è pura questione di gusti circa la pronuncia be direi ottima se la consideriamo a confronto di quella di BATTISTI davvero ridicola!
mentre volevo chiederti com'era la ricetta della carbonara che hai mangiato da MICHELE NERI dato che qui sopra si parla pure di ROCKGASTRONOMIA CIAO UGO

JJ ha detto...

Allora: i Men of Lake li ho visti spesso e di loro possiedo ancora il loro album "Riva" per la Musea: praticamente Mint perchè l'ho girato una sola volta. Ricordo che, dopo un loro concerto credo al "Magia" negli anno Ottanta dissi loro: "Bravissimi ma, cazzo, imparate l'inglese". Mi guardarono dall'alto in basso della serie "ma tu che vuoi?" e li si chiuse il portone. A loro sicuramente "Images" non insegnò nulla.
Ma poi scusate: Lanzetti non era mica di Casalmaggiore in provincia di Cremona? Prima di cantare negli Acqua Fragile aveva studiato chimica negli States e quindi, dove sarebbe 'sta pronuncia romanesca?
Piuttosto era buffo sentirlo cantare in italiano americanizzato. Provate ad ascoltare "Goodbye, goodbye". Bellissima, ma davvero yankee. E non a caso la PFM lo scelse per andare in America.

Ugo: la signora Neri non mi ha svelato il segreto della sua ricetta ma era una bomba che me ne sono fatto fuori due piatti pieni.
Suppongo come dosi per 400 gr di spaghetti: un etto di guanciale, uno di pecorino, 3 tuorli, sale, pepe e olio evo. Pasta bene al dente e via andare... Io ero in estasi perché vivrei di carbonara, carpaccio, tartare e cotolette alla milanese.
Per non parlare del resto che è girato in tavola: coppiette di Bassiano, un trionfo di olive, mozzarella di bufala, stracciatella da panico, insalata mista, zola con passito, zuccotto e caffé.
In sottofondo: provini inediti di Battisti che probabilmente abbiamo sentito solo Michele, Lucio ed io. Serata magica.

belbon ha detto...

Vero hai ragione Lanzetti è di Cremona, ero convinto fosse romano. Non che voglia avere ragione a tutti i costi ma mi sembra di ricordare, ma non ne sono sicuro quindi potrei tranquillamente sbagliare, che abbia avuto dei trascorsi a Roma ed è comunque difficile che per entrare nei "giri giusti" di sia "fermato" in una "cittadina" di provincia e farsi conoscere dalla Pfm...Vero anche che tutta la band ruota attorno alla zona di Milano e "dintorni" ma comunque dai...che sia Italiano si sente quando canta in Inglese anche se non è romano.Per quanto riguarda la carbonara ti posso dire che la faccio da "Dio" anch'io anche se immagino che la cosa ti lasci giustamente indifferente; sono rimasto orfano all'età di dieci anni e dai diciotto ho dovuto arrangiarmi: adesso dopo altri trenta posso dire che i miei primi sono eccezionali (mi arrogo questa tesi...),carbonara in primis...Non so dove abiti, io vicino a Treviso e ti propongo una cosa: questo è il link del mio disco solista (tieni conto che un "one man project" compresa produzione e registrazione) https://sites.google.com/site/glaucodalviaggiodidavideinpoi/
Lo poi scaricare gratuitamente, l'unica cosa che mi piacerebbe e che tu lo commentassi ,anche negativamente se credi, qui e sul mio spazio google+: https://plus.google.com/u/0/105706096083994659508/about Questo lavoro è stato snobbato da tutti, ma scaricato oltre mille volte, senza che nessuna abbia speso una parola di commento di qualsiasi genere, ma del resto siamo in Italia e prendere,specialmente dal Web,è tra gli sports preferiti di una nazione che ha smarrito le sue gloriose radici da un pezzo...Se lo scaricherai ti invito a dare un' occhiata al libretto digitale (anch'esso interamante creato da me) e ai testi ai quali credo molto. Non ho ricevuto un "aiuto" da chicchessia in tutto questo tempo ma ricordo ancora come una volta i fans degli Asgard e anche quelli dei Marathon si "spellavano" le dita ed erano prodighi di lusinghe e complimenti...La Musica è stata e sarà comunque la mia principale ragione di vita per sempre...Se lo ascolterai potrai vincere un'invito a cena per una carbonara (che faccio con la pancetta ma che per l'occasione potrei tramutare in guanciale...).Fammi sapere se ti va ovviamente.
P.S : il mio nome vero è Glauco.

JJ John ha detto...

BENE Glauco! Allora facciamo così: io scarico il tuo lavoro, me lo ascolto, e poi ti massacro. Tu invece, visto che cucini benissimo e ti piace la musica, ti leggi il mio libro "Gast(rock)nomia - Storie di cucina e rock 'n' roll" e poi mi dici che ne pensi.
Maggiori informazioni le trovi qui:
http://classikrock.blogspot.it/2014/11/gastrocknomia-storie-di-cucina-e.html
Vedrai che ti piacerà. Poi, quando passo per Treviso mi inviti a pranzo.
Ciao.

belbon ha detto...

Ah ah, speriamo che ti piaccia così almeno salvo la vita...Comunque non ti aspettare un disco stile anni '70 o del prog canonico; c'è anche del prog ma non solo e non ci sono "mega" suites quindi forse mi massacrerai...Comunque leggerò molto volentieri il tuo libro di gastronomia (io non sono a livello libro,cucino in maniera casereccia e specialmente primi ma l'offerta per una pasta è sempre valida.

JJ ha detto...

Non è un libro di gastronomia, ma di GastROCKnomìa: sono due cose completamente diverse.

belbon ha detto...

Si scusami mi sono espresso male, ma ho letto la tua biografia qui sul blog e si capisce anche che il tuo "filo conduttore" è sempre stata la Musica( Prog classico in primis...), facendo delle cose molto rilevanti.