Delirium: Lo scemo e il villaggio (1972)
Non deve essere cosa facile per un gruppo vedere il proprio leader che se ne va.
Non lo fu per i Genesis, per i primi Pink Floyd e nel loro piccolo, neanche per i Delirium che furono costretti a salutare Ivano Fossati prima del loro secondo album "Lo scemo e il Villaggio".
Nemmeno per Fossati fu una decisione semplice.
In fondo con il suo gruppo non gli mancava quasi nulla: fama, successo, soldi e una carriera solida e tranquilla.
In fondo con il suo gruppo non gli mancava quasi nulla: fama, successo, soldi e una carriera solida e tranquilla.
Una sola cosa gli stava stretta: non amava più le canzoni che scriveva: il che per un autore non è cosa da poco. Pezzi come "Treno" e ancora meno "Haum" non lo convincevano affatto: la necessità di scrivere materiale di successo stava minando la sua sensibilità e la sua dignità di artista.
Se ne andò nel 1972 per essere sostituito da Martin Grice: ottimo fiatista ma limitato sia nel canto che nella composizione.
Se ne andò nel 1972 per essere sostituito da Martin Grice: ottimo fiatista ma limitato sia nel canto che nella composizione.
"Lo scemo e il villaggio" è la risultante pratica di queste vicissitudini.
Di fatto, l'album conserva l'indiscutibile perizia tecnica dei primi Delirium che, per quanto "modesti" fossero (definizione dello stesso Fossati), erano comunque degli appassionati cultori di Jazz.
Di fatto, l'album conserva l'indiscutibile perizia tecnica dei primi Delirium che, per quanto "modesti" fossero (definizione dello stesso Fossati), erano comunque degli appassionati cultori di Jazz.
Molti dei temi musicali che si possono ascoltare nel secondo LP del gruppo genovese ("Villaggio", "Gioia,disordine, risentimento"), hanno effettivamente quell'impronta e, se non fosse per l'assenza di Ivano, potrebbero benissimo essere ricondotti alla qualità di "Dolce Acqua".
Le note dolenti arrivano quando si incontra il primo brano cantato, "Tremori antichi", dove la voce, pur se impostata, non ha neppure lontanamente il pathos e l'incisività di Fossati.
Ulteriori tracce del "leader assente" si riscontano nel singolo "La mia pazzia", che si sforza non poco di ricalcare "Jesahel", sia nella stesura del brano, sia nell'impostazione della voce.
Tuttavia, i Delirium superstiti lo eseguono con una professionalità tale che non furono in pochi a scambiarlo per un brano composto due anni prima.
Tuttavia, i Delirium superstiti lo eseguono con una professionalità tale che non furono in pochi a scambiarlo per un brano composto due anni prima.
Il secondo lato del disco si dipana tra atmosfere di stampo freak-solare magistralmente eseguite ("Sogno") e un ampio assortimento di atmosfere jazz -prog ("Culto disarmonico").
Solo le parti cantate ("Dimensione uomo" e "Pensiero per un abbandono") pur nella loro sostanziale bellezza, restano sintomatiche di una band che ha patito un vuoto, non solo tecnico, ma anche emotivo.
In sintesi, anche se "Lo scemo e il villaggio" resterà sempre "il primo album senza Fossati", è nel complesso un prodotto tutt'altro che disprezzabile, anzi: già si intravedono e neppure troppo timidamente, gli sforzi dei "nuovi" Delirium per riacquistare una propria identità autonoma all'interno del panorama musicale italiano.
L'operazione si completerà in poco meno di un anno, concretandosi nello spendido terzo Lp, "Delirium III, viaggio tra gli arcipelaghi del tempo", non a torto ritenuto il miglior 33 giri del gruppo.
12 commenti :
Ciao! Dei Delirium non ho ancora ascoltato praticamente niente, a parte la celebre Jehasel. Credo che entro un anno, un anno e mezzo avrò concluso più o meno con il prog italiano anni 70. Ho ascoltato l'album "Nuda" dei Garybaldi e l'ho trovato molto carino. Domani o entro questa settimana ci sarà la recensione di quest'album.
Ciao e buona giornata!
Beh, dai, niente di male.... io ne ne ho ancora 200 da recensire.
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"Nuda" è proprio carino. davvero.
Il difetto di questo album sta nel voler tentare di "sostituire" Fossati. Non a caso, come tu rilevi, i pezzi meno riusciti sono quelli in cui si cerca di fare il verso ai primi Delirium. Con il senno di poi sarebbe stata necessaria una "cesura" radicale con il periodo fossatiano (magari con l'inserimento di una voce femminile) che avrebbe fatto meglio emergere le qualità di un gruppo davvero notevole e forse ne avrebbe prolungato la storia molto al di là di quello che è stato.
Concordo pienamente.
Pensavo... bisogna anche vedere quante e quali pressioni abbiano avuto dalla casa discografica, che dici?
Ah su questo non ho dubbi anche se la Fonit in genere era anche disposta a correre qualche rischio...
Non vorrei dire, ma io, senza sapere niente, quando ho sentito "La mia pazzia" mi è piaciuta moltissimo.
Ho la "Studio Collection" su 2 CD, e con la poca familiarità che ho con la voce di Fossati (che non ho seguito) non ho neanche fatto caso alla voce… :-)
In "La mia pazzia" Fossati non c'era già più. In molti si confondono perchè i Delirium cercarono di rimpiazzarne non solo il ruolo, ma anche il timbro di voce.
Migliore di questo disco, è secondo me "Delirium III"
Sì, sì, avevo già letto con attenzione la tua recensione, parlavo della mia prima impressione quando l’ascoltai. Nella “studio collection” che ho ci sono anche parte di brani di di “Delirium III”, ed effettivamente è molto migliore.
Ma… "Buana the Rainbow” e "Cow Boy”… che strano salto. :-|
sei tu sotto mentite spoglie o qualcuno copia spudoratamente senza citarti?:
http://rateyourmusic.com/release/album/delirium_f2/lo_scemo_e_il_villaggio/
Grazie Enrico della segnalazione.
No, non sono io sotto mentite spoglie: è un tizio al quale evidentemente piacciono molto i miei articoli sui Delirium, visto che li ha copiati tutti.
Personalmente sono onorato dalla citazione, ma in questi casi si dovrebbero citare almeno le fonti.
... ... per me il miglior album dei delirium sentito anche dal vivo (grande concerto) e poi quei suoni mi hanno fatto avvicinare al jazz quindi per me importantissimo. AttilaMod.
Lavoro discreto
Michele D'Alvano
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