1976: Le piogge di giugno.
SERIE: STORIA DEL ROCK PROGRESSIVO ITALIANO
Nel 1976, la profonda crisi che attraversa l’Italia non accenna a diminuire.
Politicamente, si alternano ben tre legislature - tutte democristiane -, di cui due presiedute da Aldo Moro e, dal 29 luglio, quella denominata Andreotti III che sarà la prima ad includere anche esponenti del PCI e della sinistra indipendente.
In marzo, gli effetti dell’austerity che dal 1973 costringono i cittadini a pesanti misure d’emergenza, culminano con la svalutazione della Lira del 12%, l’aumento delle imposte, il blocco della scala mobile e, poco più tardi, la soppressione di alcune festività esistenti da secoli: San Giuseppe, SS Pietro e Paolo, Corpus Domini.
L’aborto continua ad essere reato ma, grazie all’impegno del movimento femminista e dei Radicali, il 15 aprile vengono presentate in cassazione 700.000 firme che ne richiedono la legalizzazione. Ci vorranno due anni per vedere i risultati.
La cosiddetta strategia della tensione non si ferma con l’arresto del leader BR Curcio in gennaio, ma continua a mietere vittime tra cui ricordiamo il giudice Occorsio che in quel periodo stava indagando sulla strage di Piazza Fontana, sui rapporti tra movimenti neofascisti e servizi segreti deviati, e sulla loggia massonica “Propaganda 2” a cui aderirà due anni dopo, l’attuale Presidente del consiglio italiano.
Sul versante antagonista, uno degli elementi di spicco del 1976 fu sicuramente la violenta crisi che attraversò i gruppi dissidenti e creativi, anticipata dal processo a De Gregori in aprile, esplosa con il Festival del Parco Lambro in giugno e terminata con lo scioglimento di Lotta Continua in novembre.
Il principale motore trainante del disfacimento, fu certamente la “crisi della militanza”, sopraggiunta a causa del mancato sorpasso del PCI nei confronti della Democrazia Cristiana alle elezioni del 20 giugno.
Generazioni di giovani che si erano prefissi come obiettivo politico il rovesciamento del sistema borghese-democristiano, non solo videro fallire di colpo anni di abnegazione e di lotte, ma iniziarono seriamente a chiedersi quanto un loro ulteriore coinvolgimento potesse essere ancora sensato. Questo soprattutto nel momento in cui un nuovo soggetto extrapartitico (giovani nati nei ghetti periferici urbani che volevano riappropriarsi autonomamente del loro territorio) e il movimento delle donne stavano mettendo duramente in crisi i miti della tradizione terzinternazionalista.
Dopo la sconfitta elettorale, il problema era dunque se perseguire nel “dialogo dissidente” con il Partito-guida o staccarsene completamente, conquistando e autogestendo i propri spazi a partire dalle nuove esigenze collettive.
Alla fine dei conti, la teoria del “personale è politico” ebbe la meglio e si concretò nel giro di un anno nel movimento del ’77.
In sintesi, il 1976 fu un vero e proprio terremoto ideologico ed esistenziale che diede il colpo di grazia non solo ai militanti dei “gruppi”, ma anche a tutte quelle realtà artistiche e creative che sinora erano state veicolate dal movimento.
La disfatta avvenne appena sei giorni dopo le elezioni durante il traumatico Festival del Parco Lambro a Milano (26-30 giugno), laddove il “vecchio” movimento dovette ammettere tra violenze, eroina ed espropri, l’impossibilità di ricomporre in un solo organico tutte le sue parti, assistendo impotente all’insanabile spaccatura tra due generazioni: quella anarco-nichilista a prevalente matrice sub-proletaria e quella militante.
La ricompattazione che ne seguì sull’onda dell’affermazione delle nuove necessità: certamente preluse da nuove immaginazioni, ma con canoni completamente differenti da quello storico collettivo Controculturale che, tra le mille cose, aveva amato, promosso e catalizzato per esempio, il Progressive Italiano.
In sostanza, da quei piovosi giorni di giugno, per il Pop di casa nostra nulla fu più come prima: linguaggio, ambientazione, protagonisti e organizzazione.
L'agonia del "movimento" priverà il Prog non solo di un importantissimo canale promozionale (demandandone la veicolazione alle poche Radio libere democratiche che lo trasmettevano), ma anche di quelle forme organizzative libere e autogestite in cui il desiderio creativo sorpassava di gran lunga quello commerciale.
Dialetticamente, scompare definitivamente l’aulica comunicatività degli anni passati per lasciare spazio a forme espressive più dirette e non più riconducibili ad un solo genere musicale, quanto semmai, alla sommatoria di più impulsi differenziati.
Il livello dello scontro viene resettato nuovamente ad una fase pre-movimentista che si concreterà in breve nella rivoluzione del Punk e nel ’77 bolognese, con tutta la sua carica di disperazione e di ironia.
Il Prog dunque, era finito.
Allora non ci fu tempo per voltarsi indietro, ma oggi che abbiamo la fortuna di poterlo fare con serenità, possiamo certificare con sicurezza che la stagione che andò dal 1969 al 1976 rappresentò, malgrado molti aspetti dolorosi, una delle pagine più stimolanti e significative della nostra musica e della nostra società.
Ancora oggi, affinando l’udito, possiamo incontrare in centinaia di brani musicali la presenza di tracce o di protagonisti di quegli anni. Ciò significa che, per circoscritta che sia stata, la stagione del Prog dimostrò che era possibile realizzare praticamente anche i sogni più arditi, dimostrando che a volte il "farlo", non è così complicato.
Basta volerlo.
LE PAGINE PIU' IMPORTANTI DELLA STORIA
DEL PROGRESSIVE ITALIANO ANNI '70:
1972: LA STAGIONE DELL'UNDERGROUND
1973: LA STAGIONE DELLA CONTROCULTURA
1974: IL GIRO DI BOA
1974: MUSICA GRATIS!
1975: NELL'OCCHIO DEL CICLONE
1975: IL FEMMINISMO
1975: LA RIVOLUZIONE DELLE RADIO LIBERE
1976/77: CHI HA ROTTO IL SALVADANAIO?
2 commenti :
c'ero al lambro. ricordo le partite a calcio coi polli surgelati e gli espropri.qualcosa si era lacerato nel movimento e dentro di noi. quando gli area intonarono l'internazionale ho pianto. ma non di gioia. probabilmente percepivo che si stava chiudendo un epoca.
sono cose difficili da digerire.
grazie per questa splendida analisi. non credevo che ci fossero ancora in giro persone così sensibili e corrette. alda 50
@ John ho letto in ritardo il commento della tua amica M(A)rta perchè Splinder ogni tanto fa scherzetti.....
dille che le ho risposto......in modo elegante.....al suo commento poco elegante.....e forse dovresti chiarire.....
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