La famiglia degli Ortega: La famiglia degli Ortega (1973)

famiglia degli ortega 1Non fosse perché vi parteciparono Agostino Marangolo dei Flea e i percussionisti Tullio De Piscopo (allora con gli NT Atomic System) e Paolo Siani della Nuova Idea, non si capirebbe il valore collezionistico di quest'unico album della "Famiglia degli Ortega", un collettivo Genovese di ben 12 persone fondato al principio degli anni '70 dai fratelli Venezuelani Ruben e Nestor Ortega.

Il gruppo si mette in luce per la prima volta nel 1972 a Sanremo facendo da backing-choir ai Delirium durante la loro mitica apparizione al Festival con Jesahael.

Successivamente, pur non impressionando più di tanto, partecipano al Genova Pop Festival dello stesso anno ottenendo comunque un contratto con la Carosello che li porterà ad incidere nel 1973 il loro primo ed unico album: questo però, senza i fratelli Ortega che abbandoneranno la band prima di entrare in sala.

Dotato di una rimarchevole e variopinta copertina a tinte calde, il disco si compone di otto canzoni di media durata (cinque minuti circa), imperniate su una candida mistura di pop e folk che a tratti ricorda qualcosa dei Fairport Convention o dei Lindisfarne ma, beninteso, senza raggiungerne le vette artistiche e innovative. Anzi.
Pur se dotato di arrangiamenti limpidi e ben strutturati e un'orchestrazione pulita ed essenziale, l'album ha più di un motivo per ritenersi non solo inesorabilmente datato, ma anche piuttosto esile dal punto di vista della conflittualità.


famiglia degli ortega messa beatSenza neppure aver ascoltato il disco, già a partire dal look smaccatamente Underground , si nota chiaramente che i 10 musicisti (giacconi in pecora, foto in stile agreste ecc), appartengono ad un periodo ormai sorpassato e chiuso, ma non è tutto.
Bastano poche battute della prima traccia d'apertura ("Arcipelago") per venire proiettati in una dimensione onirico-comunitaria che nel 1973, suona ormai fuori luogo.
Non appena appoggiata la puntina sul solco, si viene accolti da ampi pow-wow corali,
voci virginee, recitativi solenni, declamazioni con tanto di cori osannanti in stile liturgico e qualunque altro espediente possa evocare lo spirito dei musicals Pop in stile anni anni '60: "Hair" soprattutto.

Le intuizioni musicali
in sé sono anche interessanti (inclusa una versione di John Barleycorn dei Traffic) , ma tutto quanto potrebbe ancora esserci di sostenibile, viene oscurato da un incipit che non lascia spazio alla contemporaneità: uso arcaico degli effetti ("Guida la mia lancia"), soluzioni timbriche fragili e scontate ("Inversione dei fattori"), contaminazioni meno che opinabili (es: il vaudeville di "Merryon" che ricorda "Un falco nel cielo" degli Osage Tribe) e infelicemente ammantate da una poetica in disuso.

famiglia degli ortega 3Anche se per questo Lp viene usato in alcune recensioni il termine "avanguardia", io credo sia il caso di avvisare i lettori che non potrebbe esserci un termine meno appropriato per definirlo: piuttosto si potrebbe parlare di un disco controrivoluzionario.

Struttura musicale a parte, i riferimenti letterari sono mistici, desideranti e molto più orientati a far fuggire l'ascoltatore dalla realtà piuttosto che a riportarlo alla concretezza: un'atemporalità che in alcuni casi assurge a vero e proprio incomodo nell'uso di una versificazione che ricorda neanche tanto lontanamente la disarmante semplicità delle messe-beat: "c'è tanta gente, guarda che strano / siamo vicini, comunichiamo! Vado vicino. Uno suona l'armonica a bocca ed io il violino" ("Merryon").

Senza dilungarmi ulteriormente sugli Ortega, credo abbiate già capito che nel 1973 c'era ben'altro da ascoltare.

9 commenti :

Anonimo ha detto...

E' l'ennesima recensione di questo gruppo che ho letto sotto questi termini, ed ogni volta ho sempre meno voglia di andare a cercarlo.

Andy

URSUS ha detto...

Sinceramente non me lo ricordo bene,ma mi sembra che fossero molto derivati dal filone mistico in stile "Jesus Christ superstar" che non mi entusiasmava granchè,però dovrei riascoltarlo.

ugo ha detto...

copertina a parte confermo sia uno dei peggiori dischi dei 70s ma che purtroppo possiedo....sbagliando s'impara...il solito ugo

UGO ha detto...

CHE NE DICI JOHN POSSO AZZARDARE LA TESI CHE SIA QUESTO DELLA FAMIGLIA DEGLI ORTEGA IL PEGGIOR DISCO DEL PROG ITALIANO? IL DIBATTITO RESTA APERTO AL SECONDO POSTO CI METTEREI QUELLO DEL PARADISO A BASSO PREZZO E AL TERZO QUELLO DELLE NUVOLE DI PAGLIA SIETE D'ACCORDO? CIAO UGO

UGO ha detto...

LE NUVOLE DI PAGLIA NON è POI COSI SPREGEVOLE TUTTAVIA CAUSA LA PESSIMA REGISTRAZIONE PERDE MOLTO ALTRIMENTI SAREBBE STAO UN BUON DISCO DI PROG-BLUES MI PIACE RICORDARE QUESTO BRANO DAL TITOLO ATTUALISSIMO.....è UN GIORNO CALDO TRISTE E FIACCO....+ ATTUALE DI COSI?

J.J. JOHN ha detto...

Diciamo che l'album non era un capolavoro, ma il solo rivedere i ragazzi alle spalle dei Delirium che cantavano Jeahel, me li rende simpatici.
Le Nuvole di Paglia li devo ancora ascoltare. Ma chi cavolo sono?

Anonimo ha detto...

Effettivamente un disco non particolarmente riuscito .

Non sento mai l'esigenza di ascoltarlo

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Tutto sommato, disco ascoltabile ma non particolarmente significativo

Michele D'Alvano

Il Baldo Panno ha detto...

A me è piaciuto tantissimo, una mescolanza di stili unica nel panorama italiano. Grandiosa l'intro, sognanti e spontanei i cori, buoni i testi un po' new age, qualitative le parti di chitarra, pianoforte, violino... De gustibus!!