1974: Musica gratis !

riprendiamoci la musicaIl fenomeno della musica gratis ebbe la sua massima visibilità a partire dalla metà degli anni '70 e fu sicuramente una delle rivendicazioni più eclatanti della Controcultura.
A dire il vero, la pratica del "non pagare il biglietto" aveva già qualche anno di vita ma, ad un certo momento, quella che sembrava essere una semplice "condotta di aggregato" - dettata dall'adesione a un comportamento diffuso o da motivazioni economiche individuali -, si trasformò rapidamente in una vera e propria ideologia militante e collettiva.

Il livello di consapevolezza iniziò ad innalzarsi nei primi mesi del 1973 quando quando una consistente fetta del movimento, raccolse le teorie del leader di Stampa Altenativa,
Marcello Baraghini, raccolte poi l'anno successivo nel libro Riprendiamoci la musica (Savelli Editore, Roma 1974).
L'azione di Stampa Alternativa denunciava sostanzialmente il rischio di una mercificazione antidemocratica della musica che, in tempi relativamente brevi, avrebbe potuto condurre sia ad un asservimento dell'arte nei confronti del capitale, sia ad un'oligarchia discografica in grado di controllare indisturbata l'intero settore dello spettacolo, calmierandone verso l'altro dei prezzi dei biglietti. (Cosa che, come sappiamo, accadrà veramente).

I primi segnali di attecchimento sul pubblico risalgono al Festival di Avanguardia di Napoli nel Giugno 1973 quando almeno duemila persone si rifiutarono pacificamente di pagare il biglietto e di conseguenza, di accedere allo spettacolo, costringendo l'organizzatore Bernardi ad aprire gratuitamente i cancelli.
Da quel momento in poi, e almeno per un anno, vi sarà una continua escalation di "scioperi del biglietto" finchè in occasione del concerto romano di Cat Stevens, il potente impresario ebreo David Zard, decise di usare le maniere forti: aumento del biglietto da 1.500 a 3.500 lire per "allontanare i non paganti e i meno abbienti" / schieramento di almeno mille poliziotti in difesa dei cancelli e repressione in "forma privata" dei Baraghiniani che distribuivano volantini.

Risultato: 13 denunce giudiziarie contro Zard, la drastica diminuzione delle affluenze ai concerti e soprattutto, la definitiva massificazione della disobbedienza civile.

Di fatto però, la complessa frammentazione della Sinistra fece si che non tutti i gruppi recepirono la protesta secondo le originali
intenzioni "non violente", anzi: in molti casi la pratica fu talmente radicale, da sfociare in scontri e guerriglie urbane tra cui il tragico concerto romano di Lou Reed del febbraio 1975

Capitava dunque che i vari livelli d'azione si sovrapponessero incontrollatamente sino a creare reazioni a catena che sorpassavano incondizionatamente la reale consapevolezza degli attori in gioco.
In questo senso, il distinguo tra "musicista venduto" e "musicista lavoratore", fu uno dei tanti nodi concettuali che non abbe mai una soluzione organica.

musica gratis 02Al di là delle contraddizioni comunque, occorre rimarcare che le linee tracciate nel 1974 da Baraghini erano tutt'altro che retoriche.
Innanzitutto, veniva chiaramente denunciata la presenza di oscure joint-ventures tra alcune organizzazioni democratiche (es: i Circoli La Comune) e gli organizzatori più potenti che allora si stavano facendo largo per detenere il monopolio dei grandi eventi : David Zard e Franco Mamone in particolare.
Secondo Stampa Alternativa, questi accordi, tendevano in pratica ad alzare il cachet delle star di turno, sia per azzerare la concorrenza, sia per giustificare l'aumento del prezzo del biglietto che, nel 1975, arrivò ad innalzarsi fino a costare 1/40 dello stipendio di un manovale comune.
E' chiaro che, data la situazione attuale dei concerti che costano anche 1/10 di uno stipendio medio, certi calcoli sembrerebbero risibili.
Ciò che però veniva messo all'indice però, non erano tanto le cifre in se, ma la progressiva anti-democratizzazione dello spettacolo.

Il secondo anatema, era l'opinabile uso di denaro pubblico per pagare gli organizzatori di eventi privati: per esempio, questo fu il caso della performance "Pollution" di Battiato in Piazza Maggiore a Bologna nel 1972 che - oltre all'enorme risonanza pubblicitaria - apportò un notevole indotto sia all'organizzatore Gianni Sassi, sia alla fabbrica di ceramiche "Iris" di Sassuolo, "ai primi posti delle classifiche per mortalità degli operai e inquinamento ambientale" (cfr: M. Baraghini).

musica gratis 03Infine, c'era una terza ed ultima direttiva che propugnava un attivismo pratico volto alla controinformazione, alla sensibilizzazione sui risvolti pratici della mercificazione dell'arte e, soprattutto, alla ricerca di strutture che potessero ancora portare avanti una diffusione musicale realmente libera: Anche questo punto, diventava però col tempo sempre meno praticabile.

Come è noto, lo slogan " la musica si prende, ma non si paga" si radicò fortemente presso il mondo alternativo e proseguì per molti anni anche al di là della stessa esistenza della Controcultura: sopravvisse in parallelo alle più importanti "lotte per la casa" e con gli espropri di fine anni '70.
Il silenzio che seguì alla fine della pratica di autoriduzione, segnò l'inizio di una nuova fase sociale e politica. Paradigmatiche in questo senso sono le due canzoni di Gianfranco Manfredi: "Non si pà" e la struggente "Ultimo Mohicano".

Personalmente, non mi sono mai sentito di mettere all'indice le provocatorie idee di Stampa Alternativa: la storia infatti ha dimostrato che le loro preoccupazioni erano fondate e che la politica dei "Pop-ladroni" avrebbe portato la musica a un punto di non ritorno.
Ho letto però, nella frammentarietà della loro attuazione, il primo ed inesorabile segnale di dissoluzione del movimento alternativo.
GRAZIE AL SITO WWW.LOUREED.IT PER IL FLYER DI STAMPA ALTERNATIVA

16 commenti :

Anonimo ha detto...

articolo interessante, come dici tu la storiaha dato ragione a Stampa Alternativa per quanto riguarda le lobby delle musica.

Io sono convinto che la fruizione della musica debba essere libera e gratuita, ma che i dischi debbano essere pagati, così come i concerti al fine di compensare l'artista.

E' un discorso complesso e tutt'ora attualissimo

Vikk

taz ha detto...

Protesto contro il governo è metto in "melma" il cittadino che va a lavorare...ci sono dei confini che sono molto sottili da oltrepassare...le idee erano giuste...ma non tutti erano d'accordo...un paese che cerca la libertà e lota contro un sistema dovrebbe anche essere un paese che ti dà la possibilità di scegliere...gli artisti, in tutte le itw che ho letto nei vari libri che parlavano di quegli anni, non erano molto d'accordo su "la musica si pende, ma non si paga"...che fossero idee provocatorie, che poi negli anni si trasformarono in tante verità, a fatto si che molti arstisti non sono più venuti in Italia a suonare...a scapito dei molti che il biglietto l'avevano pagato...il confine è sottileciao

Anonimo ha detto...

Dopo questi giorni d'intenso lavoro ( scrutatore ), mi ritrovo questi post molto densi. Uhm qui potrebbe ripartire il nostro dibattito sulla politica ma mi astengo dal commentare perchè forse sono come una signora che è venuta l'altro giorno a votare dicendomi: " Io ci provo, ma saccio legge ma nun saccio scrive "

Andy

Antonio ha detto...

Argomento interessante ed a me socnosciuto fino a poco fa. Non mi dilungo sulla questione musica a pagamento o meno, dico solo che a mio parere il futuro sarà di una musica senza alcun costo, e credo che questo avverrà per spinta di mezzi soprattutto incentrati sul web. E poi, datemi del pazzo, ma secondo me in una decina d'anni ci sarà anche la diffusione dello streaming musicale su grande scala.

marta 57 ha detto...

Ciao John, sono Marta. Seguo e apprezzo da molto il tuo blog. Ho seguito anche alcune tue lezioni quando insegnavi ad architettura.
Io ho vissuto direttamente la musica gratis anche perchè ne ero coinvolta e credo sia stato un periodo magnifico.
Forse chi non l'ha vissuto non può capire a fondo anche perchè si dicono un sacco di fesserie, ma la tua sintesi mi sembra più che onesta.
Anche se qualcunolo sostiene, il bersaglio delle nostre contestazioni non erano i musicisti, ma sensibilizzare le masse sugli accordi subdoli che giravano intorno al mondo della musica. C'era gente che da un lato si professava democratica e dall'altro si metteva d'accordo con i padroni per alzare i prezzi dei biglietti.
Morale: le star si arricchivano e chiedevano sempre di più, mentre i più piccoli facevano una fatica disperata per trovare soldi e spazi dove suonare.
E difatti si sono visti i risultati.
La violenza dispiaceva anche a me perchè c'erano veramente in giro dei pazzi, ma non ho mai escluso che molti violenti fossero provocatori o quinte colonne.
Poi, in certe situazioni bastava un nulla per scatenare la reazione dei pulotti che come sai anche tu, non avevano il cuore tenero.
Come dico spesso con le compagne, siamo stati delle "cassandre del pop", ma non credo che le nostre lotte non siano servite a nulla.
Abbiamo aperto un solco che non si chiuderà mai, almeno finchè ci sarà gente che ragiona e che, come te ne parla senza pregiudizi. Ciao, Marta 57.

taz ha detto...

Quello che dice JJ lo condivido come sono d'accordo con Marta...l'unico appuntino che gli faccio a Marta e...più che un solco abbiamo aperto una "ferita" che non si cicatrizzerà mai più...il solco è gia stato coperto...sotto gli occhi di tutti come vanno le cose...mai vista tanta sabbia come da noi...altro che deserto dei Gobi o Namibia...ciao

Anonimo ha detto...

La sabbia ce l'hanno gettata in faccia i padroni delle multinazionali. Noi, semplicemente, non volevamo essere spettatori.

Dave ha detto...

" calmierandone verso l'altro dei prezzi dei biglietti." Scusa ma non ho capito questa frase..

JJ ha detto...

Baraghini sosteneva che i manager più abbienti (es: Zard, Mamone e Sanavio, i cosiddetti "pop ladroni" )avesero costituito un cartello per aumentare il cachet degli artisti, sia italiani che soprattutto stranieri.
In questo modo non solo azzeravano la concorrenza delle varie associazioni democratiche, ma potevano permettersi di aumentare a dismisura e a propria discrezione il prezzo dei biglietti.

La reazione radicale a questo sistema di cose portò al concetto della "musica gratis".

Ecco: forse così è più chiaro...

Dave ha detto...

Sì, grazie

AL COOPER ha detto...

sembran tutte cose paraniche.Chiunque produce,fa un lavoro e questo lavoro va sempre pagato.Se tu vuoi che si faccian cose nuove,concerti,dischi paga il dovuto.Le seghe mentali,gli atteggiamenti pseudo cultural-rivoluzionari hanno creato la situazione attuale,ora si paga tiket-one e non si fiata bravi fessi

ugo ha detto...

ok sul ...paga il dovuto.....ma chi lo stabilisce l'entità del dovuto?
le lobbies che detengono il potere e fanno i prezzi che vogliono loro?
secondo me il prezzo di un biglietto per un concerto dovrebbe essere deciso sulla base delle richieste dei fruitori e non soltanto dall'organizzazione che spesso ci specula su!
dunque PAGARE TUTTI MA PAGARE MENO questo è la mia filosofia altrimenti si passa da un assurdo utopistico all'assurdo capitalistico...non vi pare?

JJ John ha detto...

No, un momento: non sono "le seghe mentali e gli atteggiamenti pseudo cultural-rivoluzionari" ad aver creato la situazione attuale. Ma proprio per niente. Le lobbies della musica sono un processo che attiene semmai ai successivi assestamenti del capitale. Sia ben chiaro.
Quello che denunciò Baraghini fu il pericoloso instaurarsi di un cartello volto a controllare il mondo del pop: concerti, dischi, promozione e quant'altro. Una "lobby" l'ha definita giustamente Ugo.
E infatti ci vide giusto considerando che oggi la Sony controlla quasi l'80% del mercato, e che TicketOne sembrerebbe l'unico veicolo per accedere ai biglietti dei maggiori concerti.
Rincaro: è proprio perché oggi non c'è un altro Baraghini che ci troviamo in questa situazione.

Piero ha detto...

Non capisco il motivo dell'indicazione dell'ebraismo di David Zard, sul terzo paragrafo dell'articolo:
...Da quel momento in poi, e almeno per un anno, vi sarà una continua escalation di "scioperi del biglietto" finchè in occasione del concerto romano di Cat Stevens, il potente impresario ebreo David Zard, decise di usare le maniere forti: aumento del biglietto da 1.500 a 3.500 lire per "allontanare i non paganti e i meno abbienti"....
Forse che quando si parla di altri impesari si dice "il cattolico impresario tal dei tali" o "il musulmano impresario tal dei tali"?
La cosa puzza terribilmente, e non di buono. Chissà che venga data una spiegazione convincente, ma non credo.
Senza una spiegazione, rimane la solo la puzza.

Anonimo ha detto...

Rimane la TUA puzza sotto il naso, naturalmente.

J.J. JOHN ha detto...

Naturalmente non pretendo che chi scrive come un maturando problematico, concosca la storia delle controculture o la fenomenologia degli autoriduttori. Tantomeno mi vien voglia di rispondergli, dato che secondo lui, sarei comunque inattendibile.
Però forse è vero: avrei dovuto mettere "ebreo" tra vigolette, perchè volevo evocare il linguaggio - spesso usato allora - per connotare una posizione politica. E sono stato anche gentile se pensi che Mauro Pagani diede a Zard del "sionista".