"Il nostro insieme musicale nasce da un'esigenza di superamento dello stato di impasse in cui si trova la musica oggi. Possiamo infatti constatare che il mondo musicale, oggi è suddiviso in vari settori tra loro incomunicabili , strettamente legati alle stratificazioni socio-culturali.
Tale pluralismo tende a riprodursi provocando situazioni sempre più mistificanti in quanto evitano di risolvere la frustrante condizione attuale di atomizzazione dell'individuo. […]
La nostra intenzione si rivolge essenzialmente al recupero di quel rapporto fondamentale tra arte e popolo."
Con queste righe introduttive che trasudano di non poco snobbismo, il collettivo degli Opus Avantra (letteralmente= "opera tra avanguardia e tradizione") presentava il proprio programma artistico nelle note di copertina del loro primo album e già da lì, si capiva che dovevano essere un gruppo fuori dal comune.
Nati in veneto nel 1973 da un kernel formato dal compositore Alfredo Tisocco, dalla cantante Donella Del Monaco (nipote del celebre tenore Mario del Monaco), dal filosofo Giorgio Bisotto e dal produttore Renato Marengo, si narra che avessero concepito il loro manifesto intellettuale durante un difficile viaggio in macchina tra Monaco e Dortmund in cui la Del Monaco, Bisocco e Marengo si confrontarono sullo stato della musica di allora.
Da quel dibattito, i quattro artisti concretarono l'esigenza di "scendere in campo" per superare quelli che, secondo loro, erano i due principali schematismi che irrigidivano il panorama musicale italiano:
- da una parte il "rock pop" e la "pseudo-avanguardia" ritenuti deteriori e poco interessanti
- dall'altra, la diffusione di una "musica per adepti" troppo sbilanciata tra un maniacale attaccamento al passato e un "atteggiamento sperimentale ad oltranza" che spesso equivaleva a mero espedientismo.
Soluzione: rivisitare in chiave contemporanea gli elementi della tradizione classica, ispirandosi a stilemi sinfonici, jazz, elettronici, melodrammatici ed elettronici.
Ottenuto un contratto con la Trident Records, che nel frattempo stava producendo i Dedalus e il Biglietto per l'Inferno, nasce così il primo lavoro della band, "Opus Avantra - Donella Del Monaco" (noto anche come "Introspezione"), con dieci brani in scaletta e presentato graficamente da una seducente copertina di Umberto Telesco.
Per l'occasione, i quattro fondatori del gruppo chiamarono accanto a se anche una nutrita squadra di musicisti (classici e non) che conferiranno al disco un sound assolutamente unico per l'epoca: Luciano Tavella (flauto), Enrico Professione e Pieregidio Spiller (Violino), Riccardo Perraro (Violoncello), Pierdino Tisato (batteria) e il ventiquattrenne percussionista Tony Esposito.
In fase di auditing l'album si presenta tecnicamente encomiabile con una dinamica acustica molto limpida e i suoni ben distinti e livellati, segno che ormai la Trident aveva raggiunto il suo plafond tecnico definitivo.
La stessa omogeneità si riscontra anche dal punto di vista musicale laddove, malgrado le numerose fonti di ispirazione, il leit-motif della voce della Del Monaco e gli arrangiamenti del Tisocco, riescono magistralmente a fluidificare tutti i vari brani del disco.
In sostanza, l'album degli Opus Avantra è una sorta di "collage sonoro" in cui in ogni brano, si apprezza una diversa contaminazione stilistica a partire da una dominante classica.
Ci sono la musica concreta nell'Intoduzione del disco, la "forma canzone" in "Il Pavone" (poi pubblicata anche su singolo), il rock in "Ah Douleur", il melodramma in "Oro", l'avanguardia in "Rituale" e qualche accenno sparso di Jazz .
Insomma, un'alchimia musicale che non aveva alcun riferimento tra i contemporanei e la cui magia persisterà nel tempo, tanto che il disco viene apprezzato molto più oggi che allora.
"Introspezione" però, lasciò indifferenti le masse giovanili anche malgrado i numerosi concerti promozionali e ciò, in quanto le soluzioni artistiche proposte dalla band non risolsero affatto le critiche sollevate nel loro programma.
Anzi, il risultato fu semmai quello di far apparire il gruppo altezzoso e supponente ed effettivamente, un po' più di modestia intellettuale non sarebbe guastata.
Il tanto paventato "disincagliamento" dello stile ebbe infatti come risultato quello di crearne uno nuovo ancora più elitario e sempre meno coerente alle esigenze giovanili.
Comunque, l'indubbia professionalità degli Opus Avantra permetterà loro di esprimersi in un secondo lavoro, orientato questa volta alla sperimentazione strumentale.
In ogni caso una cosa è certa: in ciascuno dei due casi, il tanto agognato "connubio tra arte e popolo" non si realizzò mai.
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Pubblichiamo di seguito un' intervista inedita gentilmente concessaci dal nostro blogger Marco (che saluto e ringrazio infinitamente) a Donella del Monaco
Un paio d'anni fa contattai tramite mail la Del Monaco per una breve intervista da poterla poi riportare su un nostro forum di musica alternativa
Ve la posto sebbene possa sembrare molto riduttiva...m'aveva riferito che era incasinata tra 1000 impegni)...però meglio che niente eheheh
1) Le motivazioni per cui lei lasciò il gruppo subito dopo l'uscita
del disco
R: ero occupata con la Biennale musica per alcune opere di musica contemporanea, tra cui vari lavori di S.Sciarrino, compositore ormai considerato importantissimo anche all'estero.
2) Che riscontro commerciale ebbe l'album?
R. Abbastanza buono: comunque se ne parlava molto sia nella stampa specializzata (Ciao 2001 e Super Sound e altre riviste musicali sia negli ambienti musicali)
3) Che considerazioni avevate dalla stampa e dal pubblico?
R. Le critiche erano molto buone sulla stampa specializzata, sulla stampa "normale" invece, faceva scalpore che un Del Monaco cantasse il rock o l'avanguardia, tenendo presente che la mia era una famiglia legata alla lirica.
4) Gli Opus Avantra si ritenevano un gruppo progressivo a tutti gli effetti come le Orme, Banco, Osanna, Balletto di Bronzo e tanti altri oppure ne prendevano volutamente le distanze tentando nuove vie pur sapendo che un certo genere avrebbero interessato solo persone "colte"?
R. Domanda interessante: noi ci sentivamo una collocazione di confine. Noi non volevamo essere definiti solo rock-pop (come allora si definiva il progressive - termine coniato almeno 10 anni dopo).
Avevamo aspirazioni più alte, come creare un nostro proprio indirizzo musicale fra musica classica (tradizione) e sperimentazione (avanguardia). Però molte radici erano comuni ai gruppi di allora, per esempio l'idea stessa di lavorare in gruppo, e anche di scrivere delle suite musicali e non delle singole canzoni e ancora di essere pervasi di un certo idealismo trasgressivo, come erano gli ambienti prog.
5) Che ricordi ha di quel periodo di pieno fervore musicale... se
prova nostalgia oppure se furono anni inutili, incentrati nel tentativo di emulare i gruppi britannici quali Gentle Giant, Emerson Lake & Palmer, King Crimson, Genesis etc
R. Guardi che non ci passava nemmeno per la testa di emulare i gruppi inglesi, anche se ci piacevano, avevamo ben altre idee per la testa! E le abbiamo ancora oggi: personalmente non mi sento una nostalgica sopravvissuta di un'epoca lontana e irripetibile. Se lei guarda il mio sito donelladelmonaco.com potrà rendersi conto che ho continuato a lavorare, a cantare e a comporre, ho rimesso insieme anche il gruppo Opus con nuovi musicisti ma con lo stesso spirito creativo, ho già prodotto col gruppo il cd "Venetia et Anima" e sto preparando il prossimo, ed inoltre ogni anno ho creato un punto d'incontro a Venezia con la Biennale musica e l'Università di Cà Foscari sez. di filosofia per discutere le nuove tendenze musicali d'avanguardia.
Quest'anno appunto vi sarà un incontro e lavoro di gruppo col compositore americano Elliot Sharp che ha studiato con Feldman e Terry Riley, sull'improvvisazione nei giorni 26_7_8_9 sett.
Ciao
Donella