1969 -1973: i testi del Prog italiano tra poetica e società.

progressive beat psichedeliaSerie : ARTICOLI E MEMORABILIA

Questo post riguarda l'aspetto testuale del Prog: argomento spesso toccato in presenza di opere notevoli o fortemente conflittuali, ma ingiustamente ignorato nella più parte di casi.
Dico “ingiustamente” perché un testo - non essendo una poesia che per sua natura vive di vita propria - dovrebbe essere sempre considerato analiticamente alla pari della propria musica.

Fatta salva questa teoria e prescindendo dalle abilità tecniche e lessicali di ciascun singolo autore, è evidente che negli anni ’70, anche il Prog si inserì in quel passaggio espressivo da una poetica popolare di stampo classico / romanzato a un “linguaggio comunicativo” vero e proprio, assumendo così una dialettica straordinariamente sensibile agli eventi socio-politici e sempre più rappresentativa dei bisogni di un sistema in continuo mutamento.
Il tutto, con modalità non necessariamente sequenziali, ma attraverso la paziente alternanza e compenetrazione di stimoli sparsi che, a seconda della loro conflittualità, consolidarono di volta in volta il processso di modernizzazione.

1969 - 1971)
Dal 1969 al 1971 si assiste ad una fase post-psichedelica e pre-movimentista, fortemente influenzata dalla planetarizzazione delle informazioni, dalla trans-nazionalizzazione delle modalità antagoniste e dalla complessificazione socio-produttiva delle città. Mitologia e svago si fondono in una continua ricerca di un’identità stabile.
La maggior parte di testi sfrutta ancora per inerzia reminescenze Beat-Psichedeliche che si traducono da un lato, nell’evocazione della realtà con elementi immateriali (i colori, il movimento, lo spazio cosmico, il viaggio, la scoperta degli altri e di se stessi) e dall’altro nella persistenza di una cultura di denuncia sociale.
In quest’ultima categoria, peraltro minoritaria, annoveriamo Fabio Celi con la sua digressione sulle patologie mentali, i Giganti che descrissero un crudo fatto di cronaca, gli Stormy Six, futuro gruppo di punta del Movimento Studentesco e, pur se con modalità non espresse direttamente, le Orme con alcuni brani da Collage.

1971 undergroundLa relativa scarzezza di elementi politici in questa fase del Prog, è da spiegarsi con la forte incidenza dei modelli stranieri che, come noto, attinsero da un panorama ben meno tormentato di quello Italiano in cui il post-68 sarebbe sfociato negli anni di piombo.
Dunque, sia per motivi artistici che sociali, il livello di coscienza antagonista del nostro Pop ebbe si una crescita più lenta, ma esclusiva e proporzionale al grado di consapevolezza dei vari movimenti alternativi.

1972)
Nel 1972 si apre la fase movimentista a matrice pre-politica.
Lo scopo non è ancora quello di insistere direttamente su istanze politiche, ma di trovare a livello collettivo valide soluzioni per "ottimizzare il tempo liberato dall’orario di lavoro". I grandi raduni collettivi e il fenomeno della Controinformazione (che neppure tanto timidamente propugnava forme di critica artistica inedite e indipendenti) spingono ora il dibattito verso terreni sempre più aderenti alla realtà.
Pur sopravvivendo ancora in certi ambiti, la primigenia "poetica floreale" del Beat lascia ora spazio a domande meno evasive: il Banco si interroga sull’evoluzione dell’uomo in Darwin, i Nuova Idea analizzano la giornata di un impiegato medio, i Jumbo sviscerano senza mezzi termini le contraddizioni di una società immorale ed ipocrita, i Procession toccano il tema dell’immigrazione, i New Trolls “cercano poeticamente una terra”. La Grande Famiglia prefigura “una città possibile”, i Circus 2000 si domandano “dove stia andando l’uomo” e Battiato cerca addirittura il senso dell'esistenza ricorrendo alla biologia e alla genetica.

1972 progressive controcultura pop rockIn linea di massima, il linguaggio è ancora aulico e ricavato da modelli stranieri (e tale rimarrà per la maggioranza dei gruppi perché solo poche avanguardie ebbero la forza di distaccarsene), ma la vera novità fu l’emersione di domande più concrete e soprattutto, poste in un linguaggio più moderno e autoctono.
L’esistenzialismo prende il posto dei sogni e i testi si propongono in maniera sempre più conflittuale rispetto al loro sistema di riferimento.
Caso curioso fu quello dei Garybaldi che celebrarono in maniera quasi imbarazzante il concetto di nudità, associandola idealmente a quelle figure che si potevano ammirare nei diversi raduni giovanili.
Riassumendo, il 1972 rappresentò l’anno in cui la poetica del Progressivo Italiano compì il primo, vero, grande salto di qualità.

1973)
Con il 1973 si apre la fase politica vera e propria del Progressive Italiano che perdurerà, pur se con diverse sfumature, sino al 1976.
Scaricato definitivamente dal Pci e in crisi sul versante delle lotte di fabbrica, il movimento percepisce ora la necessità di partecipare direttamente alla lotta politica. Nella pratica, ciò accadrà sia “militarmente” attraverso la costituzione dell’Autonomia Operaia Organizzata, sia culturalmente attraverso la costituzione di una galassia creativo-militante detta “la Controcultura(dal libro di Valcarenghi “Non contate su di noi”), volta a produrre situazioni alternative ma questa volta, in modo fortemente radicato sul territorio.

rock progressivo pop italianoSpingendosi sempre di più dai quartieri verso i centri urbani, la Controcultura darà luogo a forti radicalizzazioni che, unite alle pesanti tensioni urbane, provocherà di riflesso l’inasprimento dei vari linguaggi artistici.
I testi delle canzoni per esempio, assumono una maggiore consapevolezza sociale: molti orpelli vengono limati a vantaggio di una comunicatività più immediata, completando il passaggio dalla precedente fase analitico - pre-politica a quella pratica e militante.

Fenomeni indiscussi di questo nuovo corso sono gli Area.
Nelle loro liriche, crollano i miti della colonizzazione straniera (“Un rumore di acciaio lo ha fatto cadere / piombare nel fango senza più stile”) e l’ironia si fa cupa (“Consapevolezza /ogni volta di più / ti farà vedere / cos'è Arbeit macht frei”).
Lo stesso concetto di “azione-reazione”, che spesso nella canzone italiana ha avuto connotazioni pietistiche (“se ci credi, ce la fai”), viene sovvertito nel più crudo dei modi: “Quando guardi il mondo senza aver problemi /cerca nelle cose l'essenzialità. / Non è colpa mia se la tua realtà / mi costringe a fare guerra all’umanità”.
Un passaggio stilistico epocale che non solo fece degli Area i maggiori interprete della società degli anni ’70, ma investì tutto il panorama musicale italiano.

Il Banco del Mutuo Soccorso passa dall’aulicità iniziale, al descrivere con un proprio stile gli stessi rapporti causali degli Area: ”Dolce Marta mia /ricordo il fieno e i tuoi cavalli di Normandia / eravamo liberi. // (Ora) questa cella è piena della mia disperazione // Voi martoriate le mie sole carni, ma il mio cervello vive ancora... ancora. //Non sprecate per me una messa da requiem, / io sono nato libero.
Compare il concetto di città vista come “sottile”, fragile, perché: se un luogo non fornisce servizi o se non è vissuto collettivamente, produce solo devianza e solitudine. (“Sottile non città fra i tuoi perenni grigi, sola.”).
La stessa figura della morte che in Darwin era poetizzata come ciclo ineluttabile (“meccanismo fatto di croci”) ora viene associata alle guerre “strammaledette” volute da “lingue gonfie” e “pance piene”.

rock progressive italianoL’amore, da curioso desiderio animale diventa “rapporto”, necessità. Non c’è più la brama di possesso mista a un’immatura incertezza, ma nostalgia della lontananza, concetto che sottende un senso di unità e di comunione.
Le paure perdono l’astrattezza dell’ignoto e diventano concrete: “di giorno gli occhi si imbevono di pianto”. Ogni risveglio equivale a una nuova sfida

Naturalmente non tutti i protagonisti della scena Prog raggiungeranno questi livelli poetici e molti pagheranno questa mancanza con l’anonimato. Sicuramente però, questa “voglia di concretezza” si diffonderà ovunque, anche nei gruppi meno visibili.
Le Metamorfosi, abbandonati i pruriti clericali, ora condannano senza mezzi termini i mali della società grazie alla rilettura di Dante: “Quante volte hai goduto nel veder la gente cadere/ [ora] dovrai pagare.”
La straordinaria lettura urbana degli Osanna in Palepoli esclude la praticabilità di un futuro senza il rispetto e gli insegnamenti della memoria storica.
Anche Jumbo, Museo Rosenbach, Pholas Dactylus, Battiato con "Paranoia", e i Latte e Miele di "Papillon" esprimeranno, ciascuno a modo loro, questa trasformazione concettuale.
I protagonisti degli album Prog cessano di essere “vittime di eventi inverosimili” come l’astronauta della RRR che torna sulla terra e la ritrova devastata. Ora sono veri e propri “attori sociali” che devono confrontarsi con avversità concrete: disoccupazione, razzismo, droga, malgoverno, discriminazione, violenza quotidiana.

Dal 1973 insomma, fu definitivamente stabilita un’unione indissolubile tra “sociale” e “poetico”, includendo in questo rapporto anche una forte dose di politicizzazione. Un dualismo che avrà modo di modificarsi e ramificarsi più volte nei tre anni successivi, ma che resterà sempre una costante del Prog sino alla sua fine.

4 commenti :

Francesco ha detto...

Grazie al prog italiano ha rivalutato l'importanza dei testi.
Diciamo si che la base dei testi (quelli importanti) era la denuncia sociale.
C è chi è riuscito meglio a sintetizzare il discorso come ha fatto il banco o magari i giganti,
c è chi ha cercato volutamente di non sintetizzare come Fabio Celi o i Jumbo e poi come al solito c è il gruppo che si va a chiudere dietro a metafore e testi ermetici, mettendo in risalto le proprie qualità compositive (Le Orme).
Insomma sono stati degli anni molto prolifici sopratutto il '72, ma secondo me il bello deve ancora arrivare!
Ciao Francesco

Anonimo ha detto...

Guardando al movimento storico musicale che ha soppiantato la conflittualità del prog, cioè il punk, penso che comunque una delle cause che resero il prog superato e inviso, dopo un po', ai gruppi giovanili rivoluzionari seguenti, fu quell'intellettualità elitaria che si sente anche nei testi. Si dicevano "dalla parte del popolo" (Area, sedicenti:"popular international group")ma erano intellettuali, "colti", elitari. Molti testi avevano citazioni "colte e coltissime" (tra testi e musica; a caso: i surrealisti di "Violette Nozieres", il situazionismo, Tzara,Gurdiejeff, Guenon, Varese,il free jazz di Coleman,il "rumorismo" futurista, Berio,la dodecafonia -con il suo mito della "democrazia e dell'eguaglianza dei rapporti tra le note"-, gli autori classici tra cui Rossini, Verdi, ecc..).Il punk era più "democratico". Non c'era bisogno di molta "cultura" o studio o "virtuosismo": bastava la rabbia.
(ogfvalley)

Dario ha detto...

Tutto vero, ogfvalley.
Anche se questa è la dimostrazione che la cultura "non vende" e non si fa mai strada, purtroppo.
La musica prog per esempio degli Area sarebbe stata un'occasione eccellente per rendere fruibile a un pubblico più vasto qualcosa che andasse un po' oltre la rima "cuore-amore" o il giro di do orchestrato a uso e consumo del Festival di Sanremo...
Niente da fare, più efficace il punk più grezzo!

Anonimo ha detto...

Io leggo il Punk come il completamento del quinquennio precedente: dal 72 in poi ci si è sempre più avvicinati alla realtà fino a toccarla in pieno.
Come reagire alla fine di un sogno se non riportando tutto alla concretezza?