Ivano Fossati: Teatro Arcimboldi, Milano 19.12.2011
Decadancing tour
Teatro degli Arcimboldi stracolmo per salutare quella che si suppone sarà l’ultima data milanese di Ivano Alberto Fossati, uno dei cantautori più colti e raffinati che abbia mai solcato l’ultimo quarantennio e che dopo oltre 40 anni di carriera ha pubblicamente dichiarato alla trasmissione di Fabio Fazio "Che tempo che fa" di voler abbandonare le scene.
“Tutto vero” dirà infatti l’Ivano vestito rigorosamente in nero, “ma se volete un consiglio, almeno nelle prossime due ore non pensateci così come non ci sto pensando io” e il concerto cominciato con “Viaggiatori d’Occidente” e una fulminante versione di “Ventilazione”, procede ai massimi livelli tecnici e artistici con “La decadance” e “Quello che serve al mondo” per poi approdare a momenti più intimi con il poker “Lindbergh”, “Mio fratello che guardi il mondo”, “L’amore fa” e “Ho sognato una strada”.
Perlomeno nella prima parte il sound della serata è decisamente rock e gli arrangiamenti curati da Pietro Cantarelli lasciano promanare energia anche dai brani più raccolti.
A parte la piccola disciarazione iniziale che abbiamo riportato, nulla, ma proprio nulla fa pensare a un tour d’addio, anzi: persino la grinta dei musicisti tra uno scatenato Max Gelsi al basso e una sensualissima Martina Marchiori al violoncello (+ fisarmonica + piano ecc) spazza via dalla mente qualsiasi malinconia a chi - come me per esempio - comincia già a sentire la mancanza di questo grande artista. Non è insomma un "the best of" ma il "Decadancing Tour".
E c’è di più: Fossati non solo si rivolge al pubblico con la sua consueta ponderatezza, ma ad un certo punto scherza con la band dividendola idealmente in due partiti, quello rock e quello classico e fa eseguire loro “Whole lotta love” dei Led Zeppelin da una parte e il “Rondò Veneziano” dall’altra.
In un suo assolo acustico, il chitarrista Riccardo Galardini citerà persino “Michelle” dei Beatles e lo stesso Fossati “Homburg” dei Procol Harum nel preludio di "mio fratello".
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Unico neo, almeno inizialmente, la platea milanese composta per la maggior parte da spettatori "navigati" che si rivela un po’ troppo composta, per non dire freddina. Gli applausi non mancano, è vero, ma dovrà passare tutta la prima parte, chiusa dalla caustica “Cara democrazia”, per ascoltare i tributi più calorosi.
Il tutto, al punto che verso la fine del concerto, gli originali battimani compassati del pubblico si trasformeranno in una vera e propria standing ovation con la galleria scatenatissima.
Dopo un’oretta di musica: pausa di una ventina di minuti per permettere al pubblico di assieparsi al bar (bottiglia acqua naturale: euro 2!), di fare una lunghissima coda ai bagni (nei bagni maschili ad esempio mancano i pisciatoi a muro: ci sono solo due water per ciascuno di 4 bagni presenti nel teatro. Un po' pochino direi per 1.000 persone.) per poi riprendere questa volta con una scaletta molto più bilanciata tra vecchio e nuovo: “E di nuovo cambio casa”, “Di tanto amore”, “La pianta del tè”, la struggente “C’è tempo” ,“Una notte in Italia”, “La musica che gira intorno”, "Quello che serve al mondo" con un finale strappa-applausi per piano e chitarra, "Il bacio sulla bocca" “Carte da decifrare” che ottiene un vero e proprio tripudio, per giungere infine a una toccante versione al pianoforte della immancabile e splendida “La costruzione di un amore”.
Luci curatissime e una scenografia tecnologica molto particolare per Fossati, con tanto di video creati ad hoc e clips originali del tempo che fu quando il ragazzo aveva 25 anni di meno ed era appana uscito dai Delirium.
Al termine dello spettacolo, come se fosse un concerto qualsiasi, niente lacrime e niente sospiri: tutti i musicisti in riga a salutare il pubblico più che soddisfatto e tra sorrisi e sbracciamenti da ambo le parti, cala il sipario.
E a questo punto, viene davvero da chiedersi se veramente non rivederemo più l’Ivano dal vivo: ci sono stati tanti addii nella storia del rock che poi sono rientrati spinti dalla sete di pubblico o da offerte irrinunciabili.
Certo è che Fossati è un tipo serio e, almeno personalmente non credo che si sarebbe sbilanciato in certe dichiarazioni pubbliche se non fosse stato più che sicuro che fossero veritiere. Ma questo ce lo dirà solo il tempo.
Per ora consiglio a tutti di andarsi a vedere questo “Decadancing Tour 2011”: le vostre orecchie e la vostra anima non avranno che da guadagnarci.
Auguro anche ai futuri spettatori di poterlo magari apprezzare in una location un po’ meno aristocratica del Teatro Arcimboldi di Milano. Certi brani, è vero, vanno ascoltati in silenzio, ma almeno in altri avrei preferito un ambiente un po’ più rock.
Per il momento: grazie Ivano! Grazie davvero di tutto.
SCALETTA DEL CONCERTO DI MILANO - IVANO FOSSATI: DECADANCING TOUR 19.12.2011
Prima parte: Viaggiatori d'occidente, Ventilazione, La decadenza, Quello che serve al mondo, Settembre, Lindbergh, Mio fratello che guardi il mondo, L'amore fa, Ho sognato una strada, Cara democrazia.
Seconda parte: La crisi, L'amore trasparente, L'orologio americano, Carte da decifrare, La musica che gira intorno, Tutto questo futuro, C'è tempo, E di nuovo cambio casa, Di tanto amore, I treni a vapore, Chi guarda Genova, La pianta del tè, Una notte in Italia, La costruzione di un amore, Il bacio sulla bocca.
7 commenti :
Apprezzo moltissimo la scelta di Fossati, da artista serio, di scegliere di terminare la sua carriera, a differenza di altri che con gli ultimi dischi si sono "rovinati"... la trovo la conclusione perfetta e sensata di una carriera.
Io però dico che un musicista/autore completo come lui ha ancora moltissimo da dare.
Magari terminerà la carriera discografica "ufficiale", i grandi concerti, ma non credo assolutamente che finirà di suonare.
Piuttosto si autoprodurrà, farà cose più sperimentali, classiche o jazz, concerti più raccolti nei club, ma a 60 anni dopo una carriera come la sua, uno come lui non può chiudere a chiave il pianoforte. Non ne sarebbe capace nessuno.
Baci a tutti e buon Natale
Paola
JJ qualche post su De André??
Lo so, lo so...
Sarebbe quasi un dovere per me parlare di Fabrizio che rappresenta il cuore narrativo della canzone contemporanea.
Ma qui siamo fondamentalisti del Prog italiano: dei suoi padri ma neppure dei suoi figli.
E De Andrè francamente il Prog lo ha solo incrociato: in grande stile, ma solo incontrato.
Per cui, caro Filo, ecco qui il post di questo sito in cui è stato meglio citato e omaggiato questo grandissimo artista...
http://classikrock.blogspot.com/2009/04/new-trolls-senza-orario-senza-bandiera.html
... almeno per ora.
LA COSTRUZIONE DI UN AMORE SPEZZA LE VENE DELLE MANI MESCOLA IL SANGUE COL SUDORE SE TE NE RIMANE..................................POESIA PURA.....................................CANTAUTORE DIFFICILE E PARTICOLARE MA MAI BANALE.COME PER I KING CRIMSON PRIMA DI SEDERSI AD ASCOLTARE PORSI CON MOLTO IMPEGNO E SERIETà CIAO UGO
IVANO FOSSATI NATO IL 22 SETTEMBRE A FINE VERGINE LO SAPEVI J J? UN CEREBRALE MAI BANALE ECCEZIONALE FA PURE RIMA!UGO
Un concerto con una scaletta davvero ottima !
Michele D'Alvano
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