Festival del Proletariato Giovanile. Milano, Parco Lambro, giugno 1976 - Parte prima

parco lambro milano 1976LE PREMESSE

Il Festival del Proletariato Giovanile che si svolse al Parco Lambro di Milano dal 26 al 29 giugno del 1976 pose fine alla lunga stagione antagonista iniziata dopo il Sessantotto, e con essa anche a quell’immenso corpus di collettivi politici e creativi che per oltre sette anni produsse cultura e socializzazione, ma che proprio in quei piovosi giorni di prima estate dovette ammettere l’impossibilità di proseguire un discorso unitario

Troppe ormai le differenze intestine al Movimento, e abissali quelle che lo dividevano dallo spontaneismo dell’Autonomia Operaia Organizzata, ossia quel nuovo insieme di soggetti sociali nati, cresciuti, o comunque impiantati per vent’anni nei quartieri-ghetto delle silenti periferie metropolitane e che ora, giunti alla maggiore età, volevano riprendersi “tutto e subito” sia dalla vita che dalla politica: giovani sottoproletari, immigrati, precari, disoccupati

festa del proletariato giovanileCosì, quella che fu una straordinaria generazione rivendicativa cementata un tempo dall’ideologia della ricostruzione e dalle successive lotte politico-esistenziali, si ritrovò improvvisamente frantumata da personalismi, anarchismi, contraddizioni e facile preda dell’eroina di Stato. In più, disincantata dalla mancata vittoria del PCI alle elezioni politiche del 20 giugno. Sconfitta resa ancor più bruciante dal fatto che in quell’occasione il partito-guida registrò il massimo storico dei suoi consensi col 34,4% dei voti. 

Nessuno tra promotori del Festival avrebbe potuto immaginare ciò che sarebbe successo. Eppure, già durante i tre mesi della fase organizzativa risuonarono almeno due importanti campanelli d’allarme.
Primo: il rifiuto da parte di Comune e Provincia di fornire acqua potabile, energia elettrica e servizio di pulizia.
Secondo: l’anomalo comportamento di alcune forze in gioco che non solo “si occuparono di fornire strutture piuttosto che idee”, ma parteciparono a meno della metà delle nove commissioni istituite per gestire l’evento. In particolare, proprio gli stessi Circoli del Proletariato Giovanile si fecero vedere una volta soltanto: segno che avrebbero presenziato fisicamente al Festival ma senza coinvolgimento alcuno. 

Morale: solo le commissioni “Servizio d’ordine”, “Segreteria” e “Stampa” sarebbero state integralmente coperte da tutte le componenti organizzatrici, mentre le altre (Animazione, Servizi, Pronto Soccorso ecc.) rimasero in balìa degli eventi. Un quadro non certo confortante a fronte di un afflusso previsto di circa 100.000 persone di cui almeno 20.000 stanziali

MilanoLA LOCATION

La location, come noto, fu l’enorme Parco Lambro: un’area (quasi) verde di circa 770.000 metri quadri situata a nordest di Milano e attraversata dall’omonimo e inquinatissimo fiume.
La tessera per tutte le giornate costava 1.000 lire ma non furono molti a pagarla tenuto conto che l’area della manifestazione non era interamente recintata e i controlli pochi. Di fatto, la stessa tendopoli che inizialmente avrebbe dovuto sorgere esclusivamente all’interno del parco, si dilatò ben oltre i suoi confini. 

Strutturalmente invece, lo zoning prevedeva una serie di spazi multipli, ciascuno destinato a una funzione precisa: il vialetto d’ingresso costellato di bancarelle varie che sfociava nell’area degli stand alimentari disposti a raggera, la tendopoli sull’avvallamento e i servizi igienici nel fossatello adiacente il fiume. 
Cuore della manifestazione, due grandi spazi dedicati alla musica: quello intorno il palco principale per i concerti degli artisti più noti, e un prato laterale che ospitava il cosiddetto “palco B” per le jam session acustiche, i dibattiti, gli spettacoli teatrali, e i momenti di meditazione collettiva. Tra di loro, svettava la torre del Living Theatre (che per inciso si accontentò di un rimborso spese pari a un milione di lire dell’epoca) e, ai margini della movida, nell'attuale Via Licata al 41, il chiosco-ristorante privato La Capanna dello Zio Tom sul quale torneremo dopo. 

Ed è così che la mattina di sabato 26 giugno 1976, si aprirono (per così dire) i cancelli dell’ultimo grande raduno della Controcultura italiana
Il bollettino meteorologico non prevedeva nulla di buono, e difatti proprio nei giorni successivi le piogge avrebbero raggiunto il picco dei loro valori stagionali. In particolare lunedì 28 quando un violento temporale scaricò sui partecipanti 16 millimetri d’acqua e l’umidità superò il 65%. Ma questo forse, fu il male minore.

CONTINUA NELLA SECONDA PARTE  

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10 commenti :

Claudio65 ha detto...

Il mio è il primo commento a questo post "storico". Il 1976, che anno! Mi ricordo tutto molto bene, anche se allora avevo solo undici anni. Quelle elezioni dove si respirava un'aria terribile da resa dei conti. Due magistrati: Coco ed Occorsio assassinati da terroristi di opposto colore, ma con gli stessi intenti distruttivi. Eugenio Finardi che cantava "Musica Ribelle", dal lato opposto (musicale, intendo) c'erano i Pooh con "Linda" e la Bottega dell'Arte con "Come due bambini". Ricordo i grandissimi Pink Floyd di "WIsh you were here" e "Shine on you crazy diamond". Allora non sapevo che quella persona che desideravano fosse lì ed il diamante pazzo fosse il grande Syd Barrett. E poi, le due algide svedesi Agnetha e Frida mi fecero girare la testa, benché fossi ancora lontano da tutto ciò che concerneva il sesso. E la mia prima fidanzatina di Prima Media che era bionda come Agnetha, anche lei amava gli Abba ed aveva in casa sua un organo Hammond che mi faceva sognare, ma che mai riuscii a toccare (il proprietario: il padre di lei non lo permetteva). L'ombra della droga pesante già si stendeva sul nostro piccolo mondo.
Questo fu il mio 1976: di Parco Lambro sapevo poco per non dire nulla. Ma, il suono di quell'epoca così lontana e così affascinante mi era entrato dentro, senza che nemmeno me ne accorgessi e mi è rimasto dentro. Troppo piccolo per essere partecipe di certe vicende, ma non così tanto da non percepire il clima intorno a me.

Ugo ha detto...

invece io (UGO 65) cosi siamo pari! avevo lo stesso 11 anni e avevo già all'attivo qualcosa come circa un centinaio di 45 giri(poi stupidamente ceduti o meglio scambiati)ed era l'anno in cui cominciavo a comprare i primi lp e fra questi ci fu "gran bazar" dei MATIA BAZAR quello con le unghie della ruggiero metaà live e metà studio e da li è nata la mia passione per la musica in genere e poi POOHLOVER dei POOH disco che ancora oggi adoro oltre ogni misura!
e pensare che attratto dal gruppo mi feci fare una maglia di lana a mano da una mia zia che feci rimbecillire poiche pretesi che mi scrivesse i nomi dei 4 componenti uno sulla pancia(stefano) e la scritta POOH sul petto mentre sulla manica sinistra il nome di ROBY e sulla destra quello di ROBY e RED.una maglia che ancora oggi custodisco gelosamente e che spero di poter regalare a ROBY(il piu anziano) nell'arco di quest'anno!insomma tanti bei ricordi però del PARCO LAMBRO non ne capivo nulla e solo grazie ad un mio cugino(purtroppo scomparso prematuramente a soli 52 anni) che ne sapeva piu di me cominciai a "toccare" le copertine di dischi come SUGO DISOCCUPATER LE STRADE DAI SOGNI O ZOMBIE DI TUTTO....ma solo toccare poiche non avevo ad 11 anni la maturita di ascoltare roba del genere.adesso ho tanta nostalgia per quegli anni irripetibili ....e la vita scorre....!

Pietro55 ha detto...

Il mio '76, invece, lo passai in una caserma, la "DEGANO" di Palazzolo Dello Stella, in Friuli. Facevo il militare, e spesso ascoltavo il jukebox. La mia preferita era "Il calore umano" del Volo.
Nostro unico passatempo, oltre allo "spaccio" erano le giocate a ping pong, in una saletta accanto.
Una sera di maggio, alle 21 in punto, proprio mentre si giocava a ping pong, la terra cominciò a tremare. Un disastro: 1000 morti e tanto sgomento.
Noi, come "Autieri" intervenimmo caricando suo camion di tutto: tende, cibo, medicinali, casse da morto.
Mi colpì la compostezza del popolo friulano: soffrivano in silenzio e da allora non ho mai smesso di amarli.
In quella sera disgraziata, alla stessa ora, un ragazzo friulano stava registrando su musicassetta un brano dei Pink Floyd, quando, improvvisamente, la terra cominciò a ballare. Saltò il braccetto del giradischi, ma il registratore continuò drammaticamente a registrare le urla delle persone che cercavano di mettersi in salvo.
Il brano in questione era SHINE ON YOU CRAZY DIAMOND.
Ogni volta che mi capita di ascoltarlo, penso all' ORCOLAT, come lo chiamano i friulani.

Anonimo ha detto...

Non mi piacciono le "nostalgie" soprattutto di quegli anni, allora avevo 17 anni trasmettevo in una radio "libera" e dovrei aggiungere libera veramente. La mia sigla era "luglio agosto settembre (nero)" degli Area. Qualcuno penserà ecco il solito estremista di sinistra. Niente di più irreale (le ultime due volte ho votato M5S e la Lega di Salvini).
Non mi piace né chi cataloga, né essere catalogato. Per parafrasare il Banco: Io sono nato libero. Importante è sempre non ledere la libertà altrui. Ma torniamo al Parco Lambro. La musica "live" in quegli anni era sotto ricatto, ma non dei vari Zard ma dei "gruppetti" estremisti che volevano tutto subito e gratis. Nessun dovere, solo diritti.
I concerti dovevano avere prezzi di mercato: chi poteva pagava e avrebbe usufruito dello spettacolo, chi non poteva stava fuori. Oggi accade così. Io probabilmente con le mie 2.000 lire in tasca sarei stato tra quelli che sarebbero rimasti fuori, ma non capisco perché si sarebbero dovuti impedire i concerti. Così chi era veramente ricco se ne andava a Nizza o in Svizzera a vedere quello che voleva. Qui da noi qualcuno si divertiva a contestare anche Le Orme o De Gregori.
Se però questi si fossero presentati col pugno chiuso sul palco sarebbero stati osannati dalla critica.
Bene sono stati anni in cui si mangiava pane e politica, qualcuno per questo è anche morto, direi che è morto per niente. Quegli omicidi hanno solo provocato dolore per i parenti ma nessun passo avanti né per la classe operaia né per il paese.
Nessun rimpianto.
Nessuna nostalgia.
Viva la musica PUNTO. (meglio se di ELP, YES, GENESIS, LED ZEPPELIN)
Scusate lo sfogo.
Claudio 1959

JJ John ha detto...

Nessuna nostalgia. Cerco solo di restituire al meglio quello che fu un evento storico avvenuto esattamente quarant'anni fa e che rappresentò lo spartiacque tra due diverse fasi del Movimento. Nonché, segnò la fine del Rock Progressivo Italiano anni Settanta.
Di "musica gratis", "autoriduzioni", "radio libere" ecc. ne ho già parlato nella sezione storica. Scusate la necessaria precisazione.

Yossarian ha detto...

Io apprezzo moltissimo questi articoli di taglio storico. Anche se nel 1976 ero soltanto un bimbo sento il desiderio di capire meglio ciò che avveniva intorno a me. Per cui grazie John per il tempo che dedichi a questa attività.

Y.

Mimma ha detto...

io ero troppo piccola ma questo racconto è talmente interessante (o forse è la magia del racconto di JJ) che vorrei aver già letto anche le altre parti...

Pietro55 ha detto...

Io l' esperienza dei Festival Pop, l' ho fortunatamente vissuta, anche se a metà.E parlo del PALERMO POP '72, tenutosi a Vergine Maria, in un campo di calcio dove giocavano i "Delfini".
Una location incantevole: di qua il Monte Pellegrino, di là il mare è in mezzo noi, quelli del PALERMO POP.
Già dal tardo pomeriggio una carrellata di gruppi cominciava a sparare tonnellate di watt dal palco, e a sera il campo era gremitissimo.

NON CALPESTATE LE AIUOLE, ALPHATAURUS, KEITH EMERSON(venuto solo per ritirare un premio)
E a sera, i MUNGO JERRY, quelli della spensierata IN THE SUMMERTIME. E proprio con loro partì un fitto lancio di oggetti sul palco.
Non ho mai capito quali furono le cause che scatenarono la contestazione. Ma per la Sicilia era la fine di un grande evento, dopo le due edizioni precedenti. Ma questi erano gli anni '70. E da quanto apprendo, al Parco Lambro, nel '76, fu ancora peggio.
Era l'ultimo atto di un' epoca. Tra le altre cose, la fine della musica progressiva degli anni '70. Che, tra acquazzoni(a Woodstock non crearono nessun problema, anzi, fu un divertimento in più) qualche razzia e tensioni continue, sancirono la fine di un' epoca.
Noi, ne stiamo tranquillamente parlando.
ancirono

claudio65 ha detto...

Qui non si tratta di nostalgia, ma di storia. Il 1976 fu l'ultimo anno dei "settanta", decennio paurosamente breve, che forse è durato solo cinque anni, poiché il 1970 ed il 1971 erano ancora molto "sixties". Il 1976 fu l'anno spartiacque, l'anno decisivo. Quello che venne dopo: dal 1977 in avanti, appartiene praticamente già agli anni ottanta. A parte il mio ricordo personale di ragazzino (messo lì come pura testimonianza, forse un po' semiseria), il 1976 è un anno da sviscerare perché da lì sono cominciate cose e si sono affermate tendenze che ci stanno condizionando tuttora, a distanza di quarant'anni.

Anonimo ha detto...

http://www.enricoscuro.it/raduni-giovanili-anni-70/parco-lambro-1976-festa-nuda/