1975 - La rivoluzione delle radio libere

radio libere, radio privateSerie: STORIA DEL PROGRESSIVO ITALIANO

Oggi, sintonizzarsi su una radio privata in FM, su un canale satellitare, tematico o un network, è quanto di più normale si possa fare per ascoltare musica di ogni genere.
35 anni fa però, non era affatto così.

Chi voleva accedere a una musica che non fosse il mainsteam più socialdemocratico e sfuggire così agli imbalsamati palinsesti della RAI, poteva farlo solo accedendo a quelle pochissime stazioni straniere che la mandavano in onda: Montecarlo, Capodistria, RSI e, per i più fortunati, Radio Caroline (una radio illegale che trasmetteva da un veliero in acque internazionali al largo dell'Inghilterra) o Radio Luxembourg.

Questo perchè, prima della normativa ufficiale del 28/07/1976 che permise ai privati di impiantare emittenti radiofoniche in FM su scala locale, la radio di Stato deteneva il monopolio assoluto.
Senza dilungarci troppo su altri particolari quali ad esempio la censura discografica, era ovvio che una situazione del genere limitasse in maniera drastica la diffusione delle musiche meno "allineate": il Rock innanzitutto e in particolare le sue derivazioni più moderniste quali l'Underground, e il Progressive.
I pochissimi spazi dedicati ai giovani (es: Bandiera Gialla, Per voi giovani, Alto Gradimento, Popoff, Supersonic) pur con tutta la buona volontà - e passando comunque musica di una certa valenza - non riuscivano nemmeno lontanamente ad abbracciare le diverse realtà a scala locale che restavano prive di veicoli promozionali. In questo senso, a molte bands restavano solo i concerti o la stampa.

radio milano internationalFortunatamente, la spinta della civilizzazione fu inarrestabile e, poco a poco e con molte difficoltà, sia l'imprenditoria che il movimento iniziarono a rendersi conto degli enormi vantaggi della trasmissione in FM la quale non solo poteva tecnicamente coprire 300 Km con un segnale in stereofonia, ma consentiva anche alle attività meno visibili di avere una pubblicità sino ad allora impensabile.Bastava infatti un trasmettitore a 5 watt per coprire sino a 20 Km. di audience.

I primi esperimenti di emissione "non statale" risalgono al 25 marzo del 1970 quando una radio improvvisata, "Radio Sicilia Libera", trasmise per 24 ore un drammatico reportage dal Belice, ma rimase un caso isolato.
Fu a partire dal 1974, che i tentativi di trasmissione regolare si fecero sempre più frequenti: Radio Firenze Libera, Radio Bologna, Radio Parma e finalmente, dal primo marzo del 1975, Radio Milano International e quasi contemporanemente Radio Emmanuel di Ancona le quali non solo iniziarono un'emissione strutturata e continuativa, ma vinsero tutte le loro battaglie legali conquistandosi il diritto di continuare a trasmettere.
In pochi anni, quelle poche radio private sarebbero diventate centinaia.

storia delle radio libereOra, da un punto di vista prettamente musicale, occorre dire che non tutte le Radio Libere si gettarono sulla musica alternativa, anzi: essendo finanziate dalla sola raccolta pubblicitaria era più naturale e redditizio concentrare i palinsesti sull'intrattenimento frivolo o sul mainstream.
Per fortuna, parallelamente a quelle che sarebbero diventate radio commerciali "tout court", nacquero anche emittenti più vicine al sociale tra cui
la storica Radio Alice di Bologna e Radio Popolare di Milano (inizialmente appoggiata su Radio Milano Centrale), molto più attente alle micro-realtà urbane, alle vicissitudini politiche a alla musica più innovativa e indipendente.

Ma cosa comportò il boom delle radio libere sul Progressivo Italiano?
Come abbiamo già avuto modo di spiegare, dal 1974 il Pop Italiano stava vivendo una scissione per cui, parallelamente all'estinzione dei primi gruppi storici, si verificava da un lato una fase di crisi creativa con occasionali fughe all'estero e dall'altro la nascita di nuove contaminazioni appoggiate prevalentemente sul potere comunicativo del jazz, dell'elettronica o addirittura della fusion, lasciando il Prog classico in secondo piano.
Il tutto, sia per non cedere alle provocazioni dell'avanguardia pura, sia per resistere strenuamente all'invasione dei cantautori la cui schiettezza aveva ormai conquistato il cuore dell'alternativa.

In questo senso, possiamo quindi affermare che, a parte una saltuaria implementazione a scala ridotta, il fenomeno delle radio commerciali accelerò la fine del Progressive Italiano, o meglio, lo accompagnò sul viale del tramonto.
Ossia: se da un lato è vero che i gruppi più noti (Banco, Pfm, Area, Orme ecc) implementarono i loro passaggi radiofonici consolidando la loro popolarità, è anche assoldato che il sistema di mercato privilegiò comunque le radio commerciali a maggior potenziale economico le quali, oltre a essere in maggioranza numerica, non passavano Pop Italiano o comunque, preferivano i cantautori.
Anche per il Progressive Italiano insomma, le Radio Libere furono testimoni e fautrici di una recessione epocale inevitabile.
Fortunatamente, 35 anni dopo furono anche tra le artefici della sua rinascita.

UTIMA FOTO A DX: UN INCREDIBILE JJ ALLA CONSOLLE NEI PRIMI ANNI '80

APPROFONDIMENTI:
* LA NASCITA DI RADIO MILANO INTERNATIONAL da Storiaradiotv.it
* 1976: LE PIOGGE DI GIUGNO

9 commenti :

URSUS ha detto...

Una storia che ho vissuto direttamente,prima in radio e poi in video...nei primi anni ci fu uno spazio abbastanza interessante per il pop e il rock di varie tendenze,ma l'invasione della disco omologò ben presto tutto l'etere in senso molto commerciale...pochi si salvarono e alcuni di questi si traghettarono verso punk e new wave.
Ecco perchè io sostengo,a differenza di molti,che il fenomeno punk fu più una reazione allo strapotere della "febbre del sabato sera" piuttosto che al declino del rock più classico(incluso il prog)...anche la musica dal vivo entrò presto in crisi dopo l'espandersi delle discoteche.

Anonimo ha detto...

ursus - A parte il termine "fenomeno" che non mi aggrada per nulla, il Punk non fu una reazione alla Disco: fu un movimento estremamente più radicato nel sociale.
Il Prog poi è morto per ragioni più sociopolitiche che artistiche.
credo che occorra fare distinzione tra dei livelli differenti e a questo punto vorrei anche sapere JJ cosa ne pensa. Metro.

JJ JOHN ha detto...

@ Metro.
Vado per ordine:
1°) Credo che Ursus intendesse "fenomeno" non in senso circense ma di importanza sociale.
2°)Sulla "distinzione dei livelli" sono d'accordo. Il Punk, quello puro, fu innanzitutto un movimento a origine spontanea e sociale. Contrapporlo alla Disco fu un espediente giornalistico di chi lo voleva svilire.
Ho già scritto di queste cose, e ne riparleremo presto in questa sede.
3°) Il Prog (quello Italiano anni '70 di cui mi occupo io) ha esaurito la sua stagione nel giugno del 1976, parallelamente alla fine della Controcultura che lo sosteneva.
Anche in questo caso, mi riservo di spiegarmi meglio con un'analisi più dettagliata.
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4°) Raccontate anche voi se e come avete vissuto il "fenomeno" delle Radio e delle TV libere.
Per noi che viaggiamo a 45 giri fu un'esperienza incredibile!
Pensa che nel 1980 l'etere era talmente pulito che riuscivamo a captare "Tele Genova" da Milano!

URSUS ha detto...

Forse mi sono espresso male...io parlavo della versione italiana del PUNK che era tutt'altra cosa rispetto a quella anglosassone...qui da noi fu vissuto in maniera molto provinciale,con pochissime eccezioni che allora considerava solo Red Ronnie(e non so chi altri,perchè i "critici" con la C maiuscola lo demolirono categoricamente).
La contrapposizione ROCK contro DISCO derivava anche dal fatto che le discoteche cominciarono a rubare il lavoro ai gruppi di sala che facevano i professionisti da almeno 15 anni,tutti i complessi BEAT o POP che ho intervistato mi dicevano la stessa cosa(compreso mio fratello Tony)ossia che dal 76 in poi cominciò la crisi della musica dal vivo,intesa come piccole bands locali e sopravvissero solo alcuni nomi molto affermati(Pooh e compagnia),mentre in UK la situazione era ben diversa perchè il rock costituiva un'industria molto forte che esportava ovunque.

Armando ha detto...

La verità, ahimé, è che le radio libere arrivarono troppo tardi per sostenere in maniera decisiva il prog italiano che più ne aveva bisogno.
A livello di massa si svilupparono in Italia solo dopo il 1976, cioè quando moltissimi artisti della prima ora si erano già arresi alle leggi del mercato.
Pensate che cosa potevano fare tutte le radio di un certo tipo se fossero esistite, che so, nel 1971-72!
Io ricordo di aver trasmesso molto prog italiano in una piccola radio locale nel periodo 1979-80, ma erano già "memorie" del tempo che fu...
E poi, come avete detto, l'alternativa vera durò lo spazio d'un mattino, presto fagocitata dalle regole del mercato pubblicitario. La libertà che cantava Finardi restò privilegio di pochissimi, semplici (per quanto meritorie) eccezioni alla regola.
Ciao capo.

J.J. JOHN ha detto...

E' vero: le radio libere furono violentemente "osteggiate" prima della loro comparsa e "omologate" subito dopo.
A parte alcune sacche di resistenza, il loro periodo veramente "libero" non durò molto.

Ricordo quando mandai in onda i "Laibach". Il giorno dopo arrivò il boss e mi disse: "Mi ha chiamato lo sponsor. O smetti di passare 'sta m***a o ti sbatto fuori!"
Considerato che a quei tempi si lavorava tutti gratis o quasi, gli risposi con la medesima gentilezza e cambiai emittente.

"Radio libere - di non esserlo" si chiamava proprio un bel libro sulla nascita dell'emittenza privata in italia.

URSUS ha detto...

Io feci qualcosa nel 77-78 a Radio Torino Alternativa e a Radio Città futura,le uniche due emittenti "movimentiste" in città,ma presto mi occupai di scenografia nelle TV locali:anche loro abbastanza libere agli inizi,prima dell'80 e della riforma che spianò la strada al biscione e ai network ultra-commerciali...negli anni seguenti qualcosa si è mosso ancora in ambito rock(Radio Flash,RTP,teleVOX...)ma l'emittenza del periodo pionieristico aveva tutt'altro sapore.

Dario ha detto...

Grande foto John! Come sono andate le vacanze?

Deve essere stato veramente un periodo incredibile ed è anche difficile da immaginare per noi ragazzini che abbiamo sempre vissuto con l'etere strapieno (ma con nessuna radio veramente libera).

Oggi c'è il web che in qualche modo riporta alla libertà di quei giorni, purtroppo però la saturazione bestiale di contenuti
li rende invisibili... ahimè!

Anonimo ha detto...

A Macerata, nel 1974, nasceva la grande ed indimenticata RADIO SFERA 103.
Trasmetteva con un vecchio residuato bellico della seconda guerra mondiale ed ha fatto sognare un intera generazione maceratese!

Giason.