Cherry five: Cherry five (1976)

cherry five 1976Difficilmente nel panorama Prog italiano si può trovare un prodotto che abbia avuto una genesi più tortuosa di questa.
Innanzitutto, stiamo parlando di un disco che venne terminato nel 1974 ma pubblicato solo due anni dopo e, cosa ancor più strana, attribuito a un gruppo mai esistito.

Leggendo le note del disco infatti, sappiamo solo che nell’album “Cherry Five(immaginiamo dunque un quintetto) militarono il cantante Tony Tartarini (aka Tony Gionta, ex vocalist de l’Uovo di Colombo) e Carlo Bordini, ex batterista dei Rustichelli e Bordini.

Gli altri tre componenti invece, dovevano essere sicuramente i tre futuri Goblin: Claudio Simonetti (tastiere), Fabio Pignatelli (basso) e Massimo Morante (chitarra), anche se ciò si seppe dopo in quanto i loro nomi non comparvero mai nei credits del vinile, eccetto che per Simonetti e Morante che furono accreditati come autori di tutti i brani.

Procedendo, si scopre poi che il collettivo che diede vita all’album - oggi rarissimo e costoso - era costituito da una band di nome Oliver che comprendeva oltre che a Morante, Simonetti, Pignatelli e Bordini il cantante inglese Clive Haynes (alias: “Artman” o “Clive Heinz”) che sembra abbia registrato effettivamente alcuni brani che compaiono sull’album del 1974, ma senza venir mai citato da nessuna parte.


L
asciato Haynes al suo destino, i quattro superstiti reclutarono allora il Tantarini e incisero un album in stile Prog a nome di “Goblin” per la discografica Cinevox, specializzata principalmente in colonne sonore.
Una volta registrato il disco però, il batterista Bordini si rifiutò di firmare il contratto,
Tantarini terminò la sua carriera, Bordini se ne andò ad occuparsi di colonne sonore, mentre Simonetti, Pignatelli e Morante si ripresero il nome Goblin, andarono a lavorare con Dario Argento e misero il veto alla pubblicazione dei loro nomi sull’album degli ex colleghi.

goblin cinevox cherry fiveMorale: il disco venne pubblicato solo nel 1976 sotto il nome fittizio di “Cherry Fivecon l'intento di sfruttare l’enorme ondata di successo dei Goblin (quelli veri), ma l’operazione non ottenne i risultati sperati.
I “Cherry Five non sono mai esistiti, non tennero alcun concerto, non fecero parte del dibattito socio-politico dell’epoca e nel 1974, nessuno poteva sapere chi fossero.

Detto questo, è chiaro che diventa analiticamente difficile esaminare un prodotto che non ha mai avuto alcun riscontro nel suo sistema di appartenenza.

I
mmaginiamo tuttavia per un momento che “Cherry Five” fosse realmente uscito nel 1974. Quali reazioni avrebbe suscitato, anche ammettendo che il gruppo si fosse effettivamente esibito dal vivo?
Per intuito possiamo subito dire che sicuramente non sarebbe stato recepito a livello Controculturale, a patto che il quintetto non si fosse apertamente schierato a favore della causa del movimento, cosa di cui dubito.
Le atmosfere del disco sono smaccatamente debitrici al Prog inglese e poco o nulla viene lasciato ad elementi mediterranei come invece nel caso di altri contemporanei.
Inoltre, come nel caso degli Uno, non so fino a che punto la band sarebbe riuscita a riprodurre dal vivo tutte le complesse atmosfere create in studio.
Questa forse è una malignità conoscendo l’assoluto valore dei musicisti, ma si tenga sempre presente che in fondo, anche i Genesis hanno dovuto lottare contro la tecnologia.

Esauriti i dubbi, veniamo ora alla parte musicale dell’album.
Per quanto sperimentale ed estemporanea fosse stata la sua genesi, il disco lascia basiti per dinamica, mixaggio e soprattutto esecuzione.

simonetti pignatelli morante bordiniSin dal primo brano “Country grave yard” si capisce immediatamente di aver a che fare, non solo con dei figli d’arte, ma con dei professionisti dalle idee estremamente chiare.
La struttura dei pezzi è fortemente derivativa - non poche volte Simonetti è un xerox di Tony Banks (“The picture of Dorian Gray”) e l’impalcato di molti i brani pare praticamente una trascrizione degli Yes - ma la sua restituzione in forma tecnica ci proietta veramente al cospetto di musicisti più che eccellenti, nobilitati per giunta da un incisione senza difetti.
Lasciano allibiti i dialoghi strumentali così come gli interventi vocali e i loro opportuni abbellimenti corali e, in questo senso,
Tantarini stupisce per il suo metronomico tempismo, per potenza e per una non comune dimestichezza con la pronuncia inglese.
Insomma, “Cherry Five” è tecnicamente davvero uno dei “provini” meglio riusciti del 1974.

Fortunatamente, il senso d’amarezza che si prova per la mancata visibilità di questa band verrà cancellato dalla luminosità delle singole carriere soliste ma, ormai... l'abbiamo detto tante volte... la storia è fatta da soggettività concrete, non da prodotti che non sono mai esistiti.

20 commenti :

Anonimo ha detto...

L'album, anche se uscito terribilmente in ritardo con i tempi, lo trovo suonato da grandi musicisti, tutti dotati di grande tecnica e di un'ottima amalgama di gruppo. L'unico problema è che il sound è di un'incredibile derivazione yessiana, o comunque di derivazione inglese.

Peccato, con un pò più di personalità, penso che il disco ne avrebbe guadagnato.

Ma alla fine mi sa che nessuno ai tempi punto molto su questo lp, nè la casa discografica, nè i musicisti stessi.

Questo lavoro, a conti fatti, rimane solo una testimonianza della validità tecnica di una parte dei futuri goblin.

alex77

Bounty ha detto...

Ma per fortuna che non hanno avuto niente a che fare con la "controcultura"!

J.J. JOHN ha detto...

In che senso Bounty?
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Rispondo alla mail privata di Angelo:
Dal 74 al 76 questo disco non poteva conoscerlo nessuno semplicemente perchè non esisteva.
Tieni anche conto che quando uscì per sfruttare il successo di Profondo Rosso, venne attribuito ai soli Bordini e Tantarini e in pochissimi sapevano che dietro c'erano i Goblin perche Simonetti, Pignatelli e Morante non vollero che i loro nomi venissero riportati nella line-up.
Solo Simonetti e Morante vennero accreditati come autori, ma non tutti ci fecero caso e il disco passò totalmente inosservato.
Oggi credo graviti intorno ai 1.000 - 1.500 euro.

Anonimo ha detto...

1000-1500 euro per un disco fatto dai fratelli "poveri" degli Yes? Beati quelle persone che questi lp degli anni 70 se li son tenuti ben nascosti in cassaforte.....alex77

Bounty ha detto...

Ritengo che la "controcultura" abbia avuto un impatto altamente negativo sulla scena musicale italiana degli anni '70

mario ha detto...

@ bounty
ma sei un fans di morandi o non ti piace il progressivo?

Anonimo ha detto...

x John & Alex '77: il sito di radioscrigno della Rai quota cherry five a 795 euro.
I più cari sono
- Le stelle di Schifano, Laser e Analogy a 1.800 Euro
- L'aurora delle Orme 1.550
- Raminghi, Exploit, EA Poe 1.290
- Jacula, Ad Gloriam, 1.050
- Seconda Genesi 1.000
- Teoremi 930
- Dalton, Cherry Five, Anonima Sound 775

taz ha detto...

...e più la valutazione per il disco introvabile che per il reale valore di chi lo suona...cioè qualcuno lo "posso" anche capire...ma per il resto la spesa è fatta solo per i malati del collezzionismo...infatti basta fare un giro nei mercatini dell'usato per vedere che si vedono e vendono cose da pazzi....ciao

taz ha detto...

Mi piacerebbe che un giorno ci parlassi degli Eneide...anche loro "credo" artisti di un disco "fantasma"....loro e, io credo, la Formula à allora si distinguevano per delle registrazioni "senza errori" e pulite...Condivido la tua analisi...difficile il contrario.ciao

Anonimo ha detto...

Bounty, forse fai un po' di confusione...
La controcultura non ha avuto "un impatto" sulla scena musicale italiana di quegli anni.
Molto più semplicemente (e radicalmente) nei primi anni 70 la controcultura e quella che oggi viene definita musica prog sono nate, e cresciute, e tramontate di pari passo, insieme....
Gruppi come Banco, Osanna e Rovescio Della Medaglia "erano" controcultura, e suonavano quel tipo di musica. E non sarebbe potuto essere diversamente.
Poi, dal 74/75 alcuni gruppi hanno estremizzato il loro messaggio politico-musicale, altri gruppi hanno virato verso il pop più o meno melenso, altri ancora si sono definitivamente sciolti. Ma già il prog non era più avanguardia, e c'era il punk e soprattutto la disco-music...
Ezio

JJ JOHN ha detto...

@ Bounty:
Come ha fatto notare anche Ezio, dovresti spiegarti meglio perché detto così, il concetto suona aprioristico.
Dico questo perchè, se è pur è vero che l’ideologia militante fu in parte molto selettiva e non sempre serena nelle sue valutazioni, bisogna riconoscere che entrambi i movimenti creati da Valcarenghi, Underground e Controcultura, giocarono un ruolo fondamentale nello sviluppo della nostra alternativa musicale.
Fu grazie all’Underground che si creò in Italia quella “galassia Gutenberg” che diffuse criticamente le nuove tendenze musicali: classiche, d’avanguardia, nazionali e d’oltreconfine.
Fu poi sicuramente la Controcultura a veicolare, supportare, finanziare, ispirare e tenere vivo un’ampia fetta del movimento Prog nazionale che, per quanto marginale fosse, ha rappresentato una delle pagine più nobili e riconosciute della musica italiana degli ultimi quarant’anni.
La relazione tra Prog e "movimento" era talmente biunivoca che finirono insieme nel 1976.

@ anonimo
Grazie davvero del report.
Personalmente reputo Radioscrigno fin troppo onesto anche se è vero che molte quotazioni si stanno largamente ridimensionando. Cmq queste sue valutazioni potrebbero essere attendibili da “privato a privato” ma, se vai alle “conventions” dove chi espone deve pagare il noleggio dello stand, vitto, hotel, trasferta e tempo lavorativo, temo che le cifre possano lievitare almeno di un almeno di un 30-40 %.
Non frequento più queste fiere da qualche tempo ma chi lo fa, potrebbe darci qualche buona opinione in merito.

@taz
Gli Eneide arriveranno siuramente ma non so dirti quando. Loro almeno non sono stati un gruppo fantasma: suonarono davvero dal 1970 al 1973 e fecero pure da spalla ai VDGG. Poi, furono sfortunati, ma almeno riuscirono a tenersi i master.

taz ha detto...

Si JJ...gli Eneide almeno riuscirono a tenersi i master... credo che gli Area siano il gruppo che possa descrivere meglio di tutti cos'è stata la controcultura, anche se nati nel '73 ne hanno seguito passo dopo passo la nascita l'evoluzione e la fine...ciao

AnalogueSound ha detto...

Cacchio come suonavano questi..

ravatto ha detto...

Amo la prima traccia! gui

Giulio ha detto...

Curioso che la linea di basso che si sente a partire da 0:48 circa(mi riferisco a un video su Yt) in "Swan is a murderer"parte seconda,
assomigli molto a quella contenuta in "Arabesque"degli Era di Acquario(1972),verso 0:20...

Chissa`... ^__^

Marco ha detto...

Non capisco perchè alcuni di voi si lamentano.....i primi due album dei futuri Goblin(Cherry Five e Il Reale Impero Britannico)sono BELLISSIMI suonati con tanta bravura dà ottimi musicicisti....poco importa che l'allora band non ha fatto dei concerti e o hanno avuto poca pubblicità e sono solo un frutto di registrazioni in studio... sono tutte e due dei grandissimi album con grandi sfumature di rock progressivo.I Goblin hanno dimostrato subito di essere un grande gruppo di rock progressivo a livello mondiale.

JF Giorgio ha detto...

Ciao sono Giorgio di Sanremo. Sto cercando il vinile originale. Qualcuno mi aiuta? Grazie mille. Ciao ( giococchi@libero.it)
n.b complimenti John

JJ ha detto...

Grazie JF Giorgio per i complimenti ma soprattutto: buona fortuna!!!
Magari, prova a sentire anche il mio amico Fabio Capuzzo di "Goblin, sette note in rosso" (goblinsettenoteinrosso@gmail.com) che è il maggior Goblin-ista italiano. Chissà che non ne esca qualcosa.

Anonimo ha detto...

Buon disco, piacevole e ben suonato anche se troppo derivativo !

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Riascoltato pochi giorni fa, si conferma un ottimo disco, musicalmente raffinato, superbamente arrangiato e impreziosito dalla bella voce di Tartarini .

Davvero un lavoro stilisticamente intenso e trascinante !

Michele D'Alvano