Progressivo e politica: un percorso interattivo.
Mi è stato spesso confutato che il Rock Progressivo Italiano non fu una musica “politica”, se non per il contributo di pochi e selezionati gruppi ad alto spessore militante quali ad esempio gli Area.
Eppure, a partire dal 1970, il nostro Prog fu testimone e complice della nascita di tutto il movimento underground italiano e soprattutto ne riflesse specularmente l’evoluzione al punto di diventare patrimonio di un’intera generazione antagonista.
Inoltre, l’alternarsi delle sue due anime principali, quella onirica e quella militante, ricalcò tutte le mutazioni delle dissidenze giovanili, ne seguì la stessa timeline (l’Underground dal 1970 al 1972 e la Controcultura dal 73 al 76) e fece uso persino delle medesime strategie: introspezione prima e interventismo poi.
Persino anagraficamente, la genesi del Prog italiano fu tenuta a battesimo da due fondamentali avvenimenti a matrice sociopolitica: da un lato l’inizio della strategia della tensione che a partire dal dicembre del 1969 irrigidì drammaticamente i rapporti tra Stato e opposizioni e dall'altro, la conseguente verticalizzazione dei gruppi extrapartitici che estromisero dai loro organici tutte le frange creative figlie del Beat e della contestazione sessantottina. Due eventi solo apparentemente marginali, ma che in realtà spinsero tutta l'ala creativa a concentrarsi esclusivamente sui rapporti tra personale e collettivo, adottando come tramite principale la musica Pop, vista non solo come espressione culturale ma come imprescindibile collante sociale.
La frattura tra "personale" e "politico" occorsa dopo il 69, spiega dunque il
perchè tutto il primo biennnio del Prog italiano restituì una musica
avulsa dal comparto politico e, forse, perchè quell’assenza ideologica
venne compensata con la massiva importazione di clichè stilistici sul modello anglosassone: tecnicismo, eccentricità e
una dialettica epico-favolistica di retaggio Beat-psichedelico.
E anche se dal 70 al 72 musica e politica vissero un periodo di separazione, questo fu solo da un punto di vista "tecnico" poiché in realtà, dall'Underground in poi, nessun musicista d’avanguardia poté fare a meno di considerare il movimento come principale veicolo della propria arte.
Nei primi anni 70 nacquesro di fatto l’ideologia della festa e i primi free festival pop e anche chi non ne fu direttamente coinvolto godette comunque di quella vasta ricettività a livello di massa che era stata preparata proprio dalle iniziative dell’Underground. .
Nei primi anni 70 nacquesro di fatto l’ideologia della festa e i primi free festival pop e anche chi non ne fu direttamente coinvolto godette comunque di quella vasta ricettività a livello di massa che era stata preparata proprio dalle iniziative dell’Underground. .
Dunque, checché se ne dica sul provincialismo del Prog italiano, esso vantò delle qualità che ad esempio quello inglese non aveva: ossia quel dinamismo culturale che solo in Italia vide confluire in un unico kernel antiautoritario le realtà creative, studentesche e il proletariato.
E se è vero che inizialmente il nostro Prog si limitò semplicemente ad affiancare l’evolversi di una cultura d’opposizione, è altrettanto vero che, contrariamente a quanto avvenne in Inghilterra, riuscì gradualmente ad ottenere una credibilità antagonista da assurgere in capo a un paio d’anni a colonna sonora di un’intera generazione in lotta.
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Tant’è che quando nel 1973 personale e politico si ricompattarono in una sola forza eversiva e l’Underground si convertì in Controcultura, la scena progressiva italiana erà già pronta ad una drastica mutazione artistica: comparvero quasi immediatamente gruppi a forte spessore rivoluzionario, i testi diventarono più aderenti al vissuto quotidiano e le sonorità si espansero a 360 gradi, quasi ad abbracciare tutto il polimorfismo del movimento.
Una dilatazione questa, che sancì non solo che il Prog italiano aveva consapevolmente compiuto un percorso artistico e politico ma che dimostrava quant'esso fosse talmente radicato nello spirito collettivo da potersi riciclare ben oltre la sua stessa esistenza.
Così, anche quando nel 1976 il Prog e i movimenti conclusero il loro percorso, furono ancora una volta accomunati dalle stesse fragilità di base: la Controcultura si rivelò incapace di gestirsi un nuovo soggetto sociale e il Progressivo dovette prendere atto dell'impossibilità di contenere tutte le sue nuove filiazioni all'interno del suo spirito originario.
Difficile dunque mettere in dubbio che tra Progressive italiano e politica non vi fosse stata perlomeno un'osmosi: limitarsi a considerare "politico" il solo periodo tra il 73 e il 76 potrebbe rivelarsi, almeno a mio avviso, un discorso riduttivo.
Difficile dunque mettere in dubbio che tra Progressive italiano e politica non vi fosse stata perlomeno un'osmosi: limitarsi a considerare "politico" il solo periodo tra il 73 e il 76 potrebbe rivelarsi, almeno a mio avviso, un discorso riduttivo.
3 commenti :
Ciao a tutti, sono del 1959, e ho sempre considerato la musica progressive o no al di fuori dalla politica, semmai i testi possono avere o subire le influenze politiche, ma non la musica. Battisti era di destra, fosse stato anche vero ci ha regalato canzoni che rimmarranno nella storia della musica per chi sa quanti anni ancora, Le Orme erano di destra?: Collage, Uomo di Pezza e Felona e Sorona resteranno nella storia del prog italiano. Lo scrive uno che faceva il dj nelle radio libere negli anni 70 e mettevo come sigla di apertura Luglio, Agosto, Settembre (nero) degli Area che saranno stati si sinistra ma il pezzo era fantastico. Quindi cari lettori sinistra e destra sono stati usati spesso dai giovani degli anni 70 per etichettare od escludere chi non di fosse adeguato al colore predominante dell'epoca. Col risultato che troppo spesso ho visto persone prendere diplomi di media superiore dopo 6/7/8 anni, uscire dagli istituti con un 36 e un calcio nel culo e oggi ricoprire cariche importanti in partecipate comunali, dove data la loro inettitudine cominciata in gioventù oggi versano con bilanci da tragedia. Quindi chi meglio di Giorgio Gaber ha definito la situazione con la canzone Destra/Sinistra, eppoi fare il bagno sarà di destra ma lo preferisco alla doccia che è di sinistra. Il mio non vuol essere il verbo, ma con una punto di stizza amando il progr di tutto il mondo essendo fanatico dei LED ZEPPELIN, voglio dare un contributo a questo dibattito e se vi riconoscete in quelli che hanno fatto carriera grazie a "..però è un compagno", bè non è sempre stato così c'è anche chi ha fatto lotte e non si è adeguato ai giochi del sistema, ma questo è esclusivamente un fattore personale che esula dall'essere appartenuto a qualsiasi schieramento, saluti a tutti. tex1959
Salve... Io credo che jj intenda per musica il "genere musicale", non soltanto la musica o solo i testi.... e leggendo la sua rece ci si accorge che è vero che il prog italiano ha "seguito" l'andamento della politica... insomma, che non era uno stile fuori dalla realtà come alcuni dicono. che poi nella politica di allora si siano sistemati anche dei caproni beh... non è molto diverso da oggi...
A me pare che il prog italiano sia effettivamente rimasto staccato dalla politica (a parte qualche gruppo come Area) mentre sia stato il cantautorato quello più allineato e apprezzato dai "movimenti" (penso a Lolli, Dalla Mea, Manfredi, Pietrangeli, Guccini, De Gregori, ecc)
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