Dedalus: Dedalus (1973)

Dedalus 1973Tutti originari di Pinerolo in provincia di Torino, i Dedalus si formano nel 1972, passando in pochi mesi dalla cantina in cui provavano alle immense platee dei Festival Pop e conquistandosi anche un certo seguito dopo aver fatto da opening act ai concerti degli Amazing Blondel.

Inizialmente, Marco Di Castri (chitarra, sax), Fiorenzo Bonansone (tastiere, violoncello, voce), Furio Di Castri (basso) e Enrico Grosso (batteria) subiscono diversi rifiuti da parte delle maggiori case discografiche in quanto ritenuti "troppo cervellotici", ma un loro inaspettato successo al Festival di Avanguardia e Nuove Tendenze di Napoli del 1973 ribalta la situazione e i quattro vengono nuovamente corteggiati per la pubblicazione di un album.

A questo punto però, la band si prende una sottile rivincita: rifiuta le proposte delle majors e sempre nel 1973 entra in sala di registrazione per la neonata etichetta milanese Trident di Carrara e Salvadori, futuri discografici di Trip, Semiramis, Biglietto per l'Inferno e Opus Avantra.

Tutto fuorché banali e completamente avulsi dagli schemi dell'epoca, i Dedalus si pongono a pieno diritto nel filone Jazz Rock di chiara impronta Davisiana, con un grande senso dell'improvvisazione ed estremamente aperto nei confronti delle sonorità mediterranee.
Latore di squisite soluzioni timbriche (assoli, improvvisazioni, innesti armonici), il gruppo restituisce un quadro sonoro sicuramente di difficile lettura, ma indubbiamente suggestivo e originale.

Ciao 2001 DedalusA mezza via tra i Soft Machine e il Perigeo e, per il momento, molto meno aggressivi degli Area, i Dedalus proclamano sin dal loro primo album una totale indipendenza dagli schemi anglosassoni al punto di essere apprezzati anche dalle frange più critiche del movimento:

"Una delle pochissime realtà Italiane che aveva arricchito i fraseggi con esperienze personali di ricerca. Unico esempio di come si possa affrontare la sperimentazione con idee fresche e geniali evitando presuntuosi intellettualismi"
dirà di loro l’ipercritico “Libro bianco del pop in Italia" nel 1976.

In effetti, tutte le invenzioni musicali che si possono apprezzare nell'album, sono la risultante di una consapevole libertà espressiva che ha davvero pochi pari nell'Italia del 1973.
Tra le peculiarità più degne di nota si sottolinea la costante presenza di "micro-innesti" sonori anche concreti e rumoristici, che di volta in volta “sottolineano”, "contaminano" o “arricchiscono” i temi principali delle varie esecuzioni, pur rimandendone sempre parte integrante.

All'ascolto, anche le digressioni più complicate del tessuto armonico sembrano derivare da una reale volontà di porle in atto piuttosto che da una forzata necessità di destrutturazione.

Rock progressivo italiano DedalusNessuno dei musicisti si fa problemi nel cimentarsi in tortuosi solismi (es: "Santiago") e alla fine il risultato è sempre omogeneo: senza forzature, senza prevaricazioni e soprattutto senza alcuna inibizione di sorta.
Una fluidità non certamente nuova ad orecchie avvezze ai Weather Report, ai Nucleus o più patriotticamente al primo Perigeo, ma in questo caso perfettamente autoctona e aderente a quel nascente movimento controculturale italiano sospeso tra voglia di trasgressione e la ricerca di una propria identità.

In circa 35 minuti di sola musica, a partire dalle stridenti sferzate di "Santiago", si passa per la fusion di "Leda", la percussiva "Conn" sino ad arrivare all'eclettica suite "CT6" in cui si possono ammirare tutte le singole abilità soliste.

I Dedalus insomma, dimostrano di saper cogliere in pieno il passaggio tra le forme espressive pregresse e i nuovi territori musicali, anticipando con la loro raffinatezza quelli che di li a poco sarebbero stati i complessi intarsi politico-musicali della seconda metà degli anni '70.
Nelle loro improvvisazioni permane il sogno freak del post 68, ma nella loro consapevole solidità c’è tutto un mondo che sta nascendo e di lì a poco si strutturerà sino a cambiare il volto dell’intera nazione.


DEDALUS - Discografia 1973 - 1974:
1973: DEDALUS
1974: MATERIALE PER TRE ESECUTORI E NASTRO MAGNETICO

20 commenti :

Anonimo ha detto...

Un disco che ogni tanto, con una frequenza media ( filtrata con un filtro passa-banda ) vado a ripescare, si mi piace.....

Andy

J.J. JOHN ha detto...

Scusa Andy, non ho proprio capito. Perchè devi equalizzare i Dedalus? Non vanno bene già così come sono?

Anonimo ha detto...

Che ci vuoi fare, ho la passione per i filtri, infatti non ho mai fumato i Camel senza filtro.

Andy

Anonimo ha detto...

Questo disco è meraviglioso,la cosa migliore del '73 assieame agli Area ed il secondo (nonchè mio preferito) del Perigeo

J.J. JOHN ha detto...

@ Andy: io preferisco i "Camel Light"...
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@2112: Non so se sia proprio "il migliore". Posso solo dirti che quando sia parla di Dedalus, Perigeo e (poi) Baricentro io vado in estasi.
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Romo ha detto...

Questo disco lo avevo conosciuto
tramite uno speciale su raro!

l' album seguente invece è come dicevano al tempo "cervellotico"!!
Sarà che io non apprezzo certe cose d'avanguardia!

Anonimo ha detto...

Gran bel disco...come inconprensibilmente non sono riuscito ad apprezzare il secondo "materiale per tre esecutori", forse più "maturo" ma meno spontaneo, per me....se poi si parla di Bonansone-Dadalus del 2003...ti sembra di stare alla finestra e di osservare all'orizzonte delle nuvole nere..aspetti che piova che tuoni..che...invece non succede niente..peccato....

Anonimo ha detto...

In effetti Dedalus non è un gruppo che brilla per costanza sonora.

L'esatto contrario dei Flea che hanno cambiato il nome del gruppo per tre volte, ma facendo sempre più o meno le stesse cose... :-)

Anonimo ha detto...

Disco splendido. Gruppo con molte ideee e con molto coraggio.Il secondo com'è? E' veramente troppo avanguardistico?

Anonimo ha detto...

Avanguardistico per i tempi, ma non così "terribile". Diciamo che è un lavoro che ha le sue motivazioni. Ne parleremo.

Anonimo ha detto...

a me l album è piaciuto molto lo trovo molto spontaneo e scorre molto fluido.
a me poi il chitarrista non so perche ricorda fripp(altro mio idolo).
pero ho visto che non avete parlto bene del 2° lavoro,tuche fai john melo consigli???
ciao francesco

JJ JOHN ha detto...

Del secondo dei Dedalus io non ne ho ancora parlato, ma te lo consiglio eccome.
Se ti piace "Caution" degli Area, "Materiale..." è ancora più ostico.
Bisogna esserci preparati psicologicamente perchè non solo è si tratta di avanguardia pura, ma è completamente diverso dal primo.
Lo recensirò sicuramente, ma anch'io devo prepararmi bene!

Anonimo ha detto...

bel disco di chiamiamolo jazzrock suonato bene davvero lo consiglio a chi non lo avesse mai ascoltato

U G S ha detto...

JAZZ-ROCK CON INNESTI PSICHEDELICI IN ALCUNI BRANI.ERANO ALMENO DUE ANNI CHE NON LO SENTIVO E MI HA PIACEVOLMENTE SORPRESO PUR NON AMANDO TROPPO IL JAZZ-ROCK!L'ALTRO DISCO MATERIALE....NON L'HO MAI SENTITO MA SE è + INTRICATO DI QUESTO CREDO CHE CI VOGLIANO TOTALE ASSENZA DI LUCI E MASSIMA CONCENTRAZIONE NEL MOMENTO DELL'ASCOLTO!UGO.

J.J. JOHN ha detto...

Oh che bello! E' arrivato un nuovo lettore: UGS!
Scherzi a parte, per ascoltare "Maateriale" non solo dovrai prestare la massima concentrazione, ma agire nel modo seguente:
1) Recati in una notte serena in un immenso prato con il tuo lettore portatile.
2)Osserva le galassie e medita in silenzio per almeno mezz'ora.
3)Invoca la benevolenza degli Dei che a quel punto ti saranno vicini.
4) Rilassati ancora un po' e osserva tutte le meraviglie che ti circondano.
5)Al limite: una canna e/o due pinte birra forte.
6) Ancora un po' di silenzio.
7) Sorridi
8) Schiaccia il "play".

Non lo dico spesso, ma "Materiale" è uno tra i miei dischi preferiti degli anni '70.

UGO ha detto...

ED IO TI CREDO JOHN ALTRO CHE AL MIO GURU TUTTA LA STIMA E FIDUCIA PERò SAI QUAL'è LA FREGATURà?L'IMPOSSIBILITà DI REPERIRLO AD UN PREZZO UMANO E POI NON CAPISCO PERCHè CERTE RISTAMPE TARDINO A STAMPARLE MENTRE NE HANNO FATTE TANTE INUTILI(AD ES.LA FAMIGLIA DEGLI ORTEGA!)TRANNE SPENDERE UNA CIFRA IMPOSSIBILE!LA MUSICA è CULTURA E CAZZO BASTA CON QUESTA SPECULAZIONE MONETARIA X POCO + DI MEZZ'ORA DI MUSICA SEPPURE EGREGIA!!!UGO L'AMICO DI UGS AAAHHH

Anonimo ha detto...

Questo secondo me è un disco straordinario !

Un Jazz-rock al contempo elegante e sperimentale , con un'espressività timbrica notevolissima raramente riscontrabile in altri lavori coevi.

A mio modesto avviso è un esordio formidabile per la caratura tecnica dei musicisti e per la loro capacità di arricchire il suono con inserti free e rumoristici vicini all'avanguardia che poi sfoceranno più compiutamente nel disco successivo del 1974, ancora più estremo e destrutturato.

Michele D'Alvano

Anonimo ha detto...

Questo è decisamente il mio disco preferito del gruppo

Michele D'Alvano

M Benedetti ha detto...


Accidenti, non conoscevo i Dedalus e dopo il primo ascolto mi sembra gravissimo, ché mi pare proprio uno dei migliori dischi italiani del periodo.
Vado subito ad ascoltare il secondo! (Grazie John, sei insostituibile.)

Ivan Cattaneo ha detto...

Un capolavoro, punto.