Parco Lambro 1976: fine dell'ideologia della festa.
Fine del Prog italiano.

Parco Lambro 1976 MilanoSERIE: STORIA DEL PROG ITALIANO
Quando si parla della fine del Prog Italiano, si citano solitamente due date fondamentali: il Festival del Parco Lambro a Milano dal 26 al 30 giugno del 1976 e “Il concerto per Demetrio” all’Arena di Milano il 14 giugno del 1979.
Tuttavia, pur se entrambe riferibili a una stessa istanza storica, esse non possono essere accostate perchè la prima fu il culmine irreversibile della disgregazione del movimento controculturale, la seconda, rappresentò invece una celebrazione occasionale che confermò
più o meno consapevolmente l’insanabilità delle lacerazioni consumatesi tre anni prima.

Investendo invece società, politica e arte, il Parco Lambro segnò a tutti gli effetti la fine del Prog Italiano.
Da quel momento in poi, per la maggior parte dei gruppi progressivi divenne molto più difficile, se non impossibile, veicolare il proprio messaggio tramite canali solidali o promuovere la propria immagine senza incorrere in limitanti mediazioni con le major discografiche.
Di fatto, il mercato musicale stava assumendo sempre più connotati manageriali e specie per le bands minori, sarebbe diventato arduo sia trovare degli spazi dove esibirsi a costi sostenibili, sia promuovere i propri prodotti attraverso mezzi che non fossero quelli mediatici, i quali erano ormai quasi tutti controllati da un sistema molto più propenso all’indotto immediato che non all’investimento o a alla sperimentazione.Il rock progressivo non avrebbe potuto quindi che svendere la propria identità assoggettandosi ai nuovi meccanismi produttivi, ritirarsi a scala locale, mutare indirizzo artistico o semplicemente scomparire.
Il disastro del Lambro, dove in cinque giorni di musica e dibattiti emersero in modo stridente le contraddizioni più dolorose del movimento, fu oggetto di un dibattito sterminato in cui si cercarono di capire le motivazioni di tanto malessere.
Nella realtà però, le premesse a quell’apocalisse affondavano le loro radici già nell’anno precedente.

Nel 1975 infatti, comparve una nuova leva movimentista che, come già per il femminismo, era fortemente dissacrante rispetto alla tradizione terzinternazionalista delle organizzazioni extraparlamentari.
Sono giovani operai, apprendisti, impiegati e disoccupati nati nelle estreme periferie delle città durante la decentralizzazione urbana degli anni ’50, e che ora hanno circa vent’anni e un concetto del tutto nuovo e personale delle varie problematiche sociali: uso del tempo libero, caro-affitti, disoccupazione, droga ecc.
Inizialmente riunita nei Centri del proletariato giovanile fondati nei numerosi quartieri-dormitorio delle principali città italiane, questi nuovi soggetti troveranno nella Controcultura un valido punto di appoggio sino a coordinarsi su scala nazionale ed portare le lotte dai margini delle metropoli al loro cuore.
Nascono così nuove forme collettive di rivendicazione che non solo mettono in discussione il volontariato, i formalismi, le gerarchie del partito guida e/o i rapporti tra sessi e classi, ma si concretano in occupazioni a fine politico, sociale e ricreativo ed espropriazioni contro lo strapotere della merce capitalista.

Il tutto però si amalgama non senza poche contraddizioni nei confronti delle moribonde organizzazioni extraparlamentari sia nei confronti dell Controcultura stessa e alla scadenza estiva del Festival del Parco Lambro (che nel 1976 fu organizzato da Re Nudo, Partito Radicale, Lotta Continua, IV Internazionale, Falce Martello, A rivista anarchica, Umanità Nova e Rosso), tutte queste incompatibilità si concentreranno in un solo spazio e moltiplicate per oltre 100.000 persone.

E’ un trauma.
A parte le avverse condizioni metereologiche e diversi problemi a carattere organizzativo (igiene, illuminazione, sicurezza ecc.) molte delle componenti più radicali del nuovo movimento riverseranno le loro tensioni all’interno del movimento stesso creando conflitti devastanti, acuiti senza tregua di spesso inopportuni interventi forze dell’ordine.
Milano 1976In altre parole, come fecero notare alcuni settori appartenenti all’Autonomia: “il nuovo soggetto non riuscì a comprendere pienamente se stesso all’interno di una classe in modificazione.
Parole invero scarne ma che rivelarono senza appello che l’ideologia della festa sul modello Controculturale (1971-1975)non era più compatibile con la lotta urbana, le occupazioni di case, gli espropri, il femminismo, la lotta contro l’eroina e i movimenti di liberazione,”
Anzi: "rinchiudere in un solo spazio tutte queste pulsioni significava creare un ghetto". Cosa che effettivamente accadde.


Dal luglio del 1976 quindi, era chiaro che non ci sarebbe stato più alcun Festival Pop e i suoi confini, teorici e pratici, sarebbero stati abbattuti a favore di un altro tipo di creatività a scala metropolitana: la stessa che avrebbe sostenuto il Punk e il Movimento del '77.

Con buona pace di quei (pochi) musicisti che riuscirono a esibirsi serenamente, tutto il Pop Italiano sarebbe stato sconvolto da quei cinque giorni di giugno e il grande sogno avrebbe dovuto cedere il passo alla dura realtà.
A
ncora tre anni di moratoria e si sarebbe definitivamente chiuso uno dei periodi più creativi dell’Italia moderna.


LEGGETE QUI
LA DRAMMATICA CRONACA DI QUEI GIORNI
PER CAPIRNE ANCORA QUALCOSA IN PIU', CONSIGLIO QUESTO LINK

29 commenti :

Giampaolo ha detto...

Che bello vedere gnocche nude!!!!!!!
Viva il prog!!!!!
Buonanotte!!!

J.J. JOHN ha detto...

Che tristezza. Io faccio un'accurata analisi socio-politica e voi pensate solo alle donne nude... pazienza.
Cmunque occhio Giampa che al Lambro si spogliavano anche gli uomini!

lenz ha detto...

.......infatti vedo culi maschili.. occhio giampà.. :)

Giampaolo ha detto...

che ci vuoi fare John e lenz!!!!!!
son fatto così!!!!
anche a Woodstock c'erano piselli di fuori......ma preferivo le gnocche con il pelo di fuori!!!
Ciao e buona serata!!!

Unknown ha detto...

che tristezza.. poi ci si chiede perchè è morto tutto.. andiamo dietro alle fighe invece di cercare di capire un movimento irripetibile che ha coinciso con il punto più alto della musica e della controcultura.. non ci si meraviglia che certe cose non possano tornare, avanti con la figa dunque, il cervello non serve più

[tritacarne]

ravatto ha detto...

Voglio condividere con voi questo spaccato di quel periodo, molto significativo a mio avviso.

"Lia" di Alberto Grifi (1977)
https://www.youtube.com/watch?v=76v4nlo8Ddk


Che ne pensate?

walter ha detto...

Ho schifo di noi, di tutto ciò che leggo, oggi, di noi, di quella generazione ha perso, davvero e non perchè lo ha scritto Giorgio Gaber.
Certi commenti fanno davvero venire l'orticaria, ma di sicuro Ti lasciano riflettere su un'intera schiera di persone...
Guardale oggi, con il cervello bevuto.
Solo a ripensare al Concerto per Demetrio, all'Arena Civica, quel giorno, hai lo spaccato della genesi di quello che sarebbe accaduto poco dopo.
Quegli anni mi sono serviti per crescere, per avere una coscienza per per la quale riflettere...Il "MANIFESTO" in una mano, "NOI E IL NOSTRO CORPO" nell'altra. "LA GENERAZIONE CHE HA DISSIPATO I SUOI POETI" di Jacobson è un libretto che si dovrebbe inghiottire...
L'unica cosa che riesco ancora ad amare è "IO SE FOSSI DIO", davvero un vangelo per tutte le stagioni, anche con il passare dei decenni, dei nomi, delle situazioni, degli eventi che si sono succeduti.
Siamo stati solo dei bastardi e niente altro....
Sono ancora qui a cercare di capire dopo quasi quarant'anni di matrimonio e poco più di altrettanti dal MOVEMENT che cosa mi rimane da vivere (o da sognare) di quegli anni.
Almeno la musica, QUELLA, ce l'ho ancora nella mente e nella pelle....
Grazie per l'attenzione.
WALTER - 3381657635

ravatto ha detto...

Ciao Walter, ma perché, cos'è successo al Concerto per Demetrio?
Devi sapere che io non ero ancora nemmeno nato e di quegli anni mi rimane la musica proprio come a te.
Ogni tanto mi guardo qualche filmato su quegli anni, su com'erano molto più "consapevoli" i giovani di allora, il livello era alto all'epoca, mentre oggi ci siamo rincoglioniti tutti un po' di più.
Mi chiedo però come sia stato possibile il cambiamento così drastico che di lì a poco sarebbe avvenuto in Italia.
Forse i "germi" dell'imbecillità berlusconiana erano già nelle persone?
Forse i repressi (la maggioranza?) hanno trovato sfogo nella finta libertarierà della tv tutta tette e colori (Tetticolor) e la mediocrità ha pensato bene di valerne tutto sommato la pena?
Oltre alle grandi cause quelle illuminate dalle analisi storiche, per me ce ne sono altre, più oscure, per me ci sono stati tanti piccoli "piloti", anche infiltrati e insospettabili, che hanno direzionato l'onda rivoluzionaria del movimento nel porto tranquillo della banalità e dell'idiozia complice e funzionale.
E tuttora funziona così.
E possiamo esserlo noi oppure possiamo decidere di essere noi stessi e provare a cambiare le cose, perché il potere ce l'abbiamo sempre noi.
Solo che non lo vogliamo, in fondo. Me ne accorgo guardando le facce della maggioranza delle persone per la strada.

walter ha detto...

Ciao.
Intanto Ti ringrazio per aver dedicato qualche minuto alle poche righe che ho scritto.
Ti consiglio vivamente un paio di libri davvero interessanti di Francesco Mirenzi (in realtà sono due volumi legati tra loro intitolati "ROCK PROGRESSIVO ITALIANO" (vol. 1 e vol. 2). In essi potrai trovare tutte le risposte sulle problematiche di cui ho accennato nella esposizione di ieri pomeriggio.
Di questi due libri sono davvero straordinarie le dichiarazioni rilasciate da Alberto Radius e (non stupirti!) di Alan Sorrenti (quest'ultimo soprattutto!)
L'altro libro s'intitola "BOB DYLAN - DAL MITO ALLA STORIA" di Nemesio Ala, che al di là della biografia di Zimmy che centra perfettamente il bersaglio con una critica finalmente costruttiva, offre una diligente proiezione ed approfondita riflessione di ciò che è stata quella "generazione che ha dissipato i suoi poeti" (frase "simbolo" che conclude il saggio), accostandola con perfetta armonia alla musica di quel tempo. Per me quel libro costituisce un piccolo vangelo...
Sono dei veri e propri (L)ibri nel vero senso della parola Mi piacciono davvero tanto e li rileggo spesso proprio perchè interpretano alla lettera il mio modo di pensare.
Grazie per l'attenzione!
Walter

ravatto ha detto...

Grazie per le dritte!

J.J. JOHN ha detto...

No Walter.
Il problema non furono le lotte e i sogni del Movimento, che hanno contribuito anzi a rendere l'Italia migliore, ma la sua incapacità di confrontarsi col realismo dell'Autonomia. A sua volta strumentalizzata e poi repressa a suon di eroina.

E non mi si venga a dire che quella generazione ha perso. NO.
È stata anzi una generazione, quella tra il 66 e il 75, che ci ha regalato tra i più alti momenti di cultura e creatività della società contemporanea. Per non parlare delle conquiste sociali.
Vogliamo chiedere conferma a Ombretta Colli?.

J.J. JOHN ha detto...

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO:
Quando commentate, non pubblicate numeri di cellulare, telefonici, e-mail eccetera grazie.

walter ha detto...

Ciao,
Chiedi, chiedi pure conferma ad Ombretta Colli che, dopo aver pubblicato nel 1975 un signor disco come "UNA DONNA, DUE DONNE, UN CERTO NUMERO DI DONNE", ha battuto subito in ritirata, anni dopo candidandosi per Forza Italia (e questo perchè come la stragrande maggioranza delle persone di questo paese va dove soffia il vento e non per una vera coscienza politica!). E tutto ciò è davvero deprimente, credimi!
Ma ve lo immaginate il "Movimento 77" nell'epoca del 2.0, magari con un suo sponsor???
Questa è un'epoca fatta, in fondo, di cultura sommaria, non c'è alcun confronto nè politico nè sociale, perchè tutto è basato sul già visto e sentito, unica fonte per la sopravvivenza di stampa e televisione!
Lasciamo le cose come stanno, le memorie (belle o brutte, perchè tutto ci ha aiutato per maturare) per quello che sono e teniamoci solo quello che ne resta, la musica cioè (ma anche lì ci sarebbe da fare una bella scrematura - ma questa è un'altra storia.
WALTER
P.S.: Ok per la comunicazione di servizio!


J.J. JOHN ha detto...

Walter, la Colli non ha pubblicato nessun "signor disco". Né quello che hai citato tu, populista e poco chiaro, nè "A Marilyn" che viene dopo, né tantomeno il suo clone "Una donna tutta sbagliata". Insomma, preferirei pensare il personaggio Colli come un incidente della canzone e della politica italiana. Se hai bisogno di maggiori informazioni, chiedimi.

E NON LASCIAMO MAI "LE COSE STIANO COME STANNO" e NON TENIAMOCI MAI "SOLO QUELLO CHE RESTA", anzi: cerchiamo sempre ed ostinatamente di trasmettere ai nostri eredi quell'impeto che abbiamo avuto quando volevamo cambiare il mondo. Ed in parte lo abbiamo cambiato davvero.

Ok che oggi siamo un po' tutti omologati, ma c'è sempre tempo per sganciarsi. Basta volerlo e basta farlo per tutti.

NON LASCIATE MAI LE COSE COME STANNO!
FATE ACCADERE QUALCOSA!

walter ha detto...

Ciao,
mi è piaciuta la frase "come un incidente della canzone e della politica italiana".
In realtà al mio commento sulle iniziative della Colli avevo stralciato, prima dell'invio, un periodo su detto soggetto; un po' perchè non l'avevo costruita come volevo, un po' per non calcare troppo la mano sulla negatività di dette trovate che in fondo hanno cavalcato le onde dei tempi e basta...e credo che su quello siamo tutti d'accordo, credo.
Come per altri artisti/e c'è sempre qualcosa da salvare...Ombretta Colli me la ricordo sempre per "LA MOTO", ed altre canzoncine pseudo-sociali, i titoli sono tanti e tutti deliziosi all'ascolto - ma che rientrano sempre nel canone della "canzone" qui intesa come consumo di massa, fruibile a tutte le ore (ma fatte con intelligenza ed ironia, perchè dopo tutto è una persona colta e come tale, è in grado di trattare un argomento con un certo spirito!). Un po' come il Gaber della prima ora, insomma, che a queste canzoni pose pure la propria firma (l'album "Viva l'ammore" per es.)
Ho passato i sessanta da un pezzo e quindi come dichiarò in un'intervista Vittorio Gassman, ha una certa età si è portati più che "a leggere", "a rileggere".
E se mpre con dedizione, sia ben chiaro!
Grazie ancora per l'attenzione.
P.S.: stamattina mi sono riascoltato l'album "THE CIRCLE GAME" di TOM RUSH...
WALTER

ravatto ha detto...

John, che ne pensi della situazione politica attuale e di Salvini (o Selfini che dir si voglia), ovvero il nostro Ministro delle Interiora (quello che parla alla pancia delle persone)?


JJ ha detto...

È sintomo di una percolosa deriva populista che non può che nuocerci. A ciò si aggiunge il problema dell'alternativa...

Della Colli comunque non era disprezzabile l'interpretazione di "Marylin". Edulcorata finchè si vuole ma almeno ha riportato interesse su un goiellino di Alloisio, altrimenti dimenticato.

ravatto ha detto...

Già, l'alternativa che manca. Ma da quanto manca ormai questa alternativa? Almeno 30-35 anni buoni…
E perché?
Questa sparizione della sinistra è forse dovuta alle stragi degli anni 70?
Il messaggio fu chiaro: l'Italia non può permettersi di portare al governo i comunisti.
Siamo sotto l'influenza della NATO, siamo di fatto una colonia USA, la famosa piattaforma strategica del mediterraneo.
Poi i comunisti al governo ci sono andati, ma nelle file di Forza Italia…
Ma questo è un altro discorso. O forse no.

Rock around the bunker (JJ) ha detto...

Carissimo Ravatto,
allora forse è vero quello che mi diceva Pimo Moroni già tanti anni fa.

"Purtroppo l'Italia è una nazione storicamente e strutturalmente giudaico-farisaica, e governata anche subdolamente da chi vuole mantenerla tale. Per cui sarà difficilissimo cambiare questa sua inclinazione, e probabilmente non ci riuscirà neppure il più scientista dei progressisti. Nè il più impovvisato dei creativi".

Pero...
per prima cosa fatemi sapere ciò che ne pensate di questa osservazione di Primo.
Poi tentiamo di trovare una pur piccola soluzione a questo stallo.

ravatto ha detto...

Ciao John. Riusciresti per favore a sbucciarmela tu questa frase :) perché io per il momento non ci riesco, o meglio posso solo intuire qualcosa.
Si può dire che una delle tante anomalie italiane sia la presenza del Vaticano, che ha sempre messo becco nelle vicende politiche?

Soluzioni? Io direi un cambio culturale, di mentalità: ci vorranno 200 anni? Ma è quella la strada, per me.

Cosa fare?
L'unica cosa che so, per certo, è che quest'estate voglio andare a Scipione Castello e portare un fiore sulla tomba di Demetrio.

J.J. JOHN ha detto...

Come dire: L'Italia è un paese basicamente provinciale e fatalista, e spesso chi lo governa non fa nulla per cambiarlo. Anzi: a guardare il populismo di q1uesti ultimi governi, sembra quasi che si voglia acuire questa sua indole.
Una virata culturale ci vuole senz'altro, e anche politica, ma temo non basterà un millennio.

Qui a Milano abbiamo Via Demetrio Stratos nella parte nuovissima della città. Ogni tanto vado a passeggiarci...

Rita Red ha detto...

John scusa l'OT, hai letto dello sfratto esecutivo a Morgan? Volevo sapere una tua opinione. Rita

Dorian ha detto...

Non conosco la situazione. Immagino solo che un esecutivo così radicale avesse mortivazioni giuridiche e patrimoniali molto fondate.
Buffo comunque vedere come il sedicente "rocker alternativo e bohemien" venga estirpato della sua borghesissima villetta in Brianza.

walter ha detto...

Vivono vite e ritmi molto dispendiosi, il più delle volte al di sopra delle loro possibilità questi signori....e prima o poi picchiano il sedere.
Con stipendi come i nostri quella gente lì si potrebbe comprare giusto la carta igienica, invece sperperano...Sono semplicmente un'emoraggia di denaro e niente altro. Non hanno un minimo di senso di umiltà per sè stessi e per gli altri... E voi vi meravigliate...
Come quel tizio lì... quel cantantucolo, che non mi ricordo come si chiama, che va a rubacchiare ai grandi magazzini...
E questi sono i big di Sanremo???
Bah!...lasciamo perdere

spinelli.@gmail.com ha detto...

arrivo qui a anni dall'ultimo commento, e lascio il mio messaggio in bottiglia (anche se non disperso in isole lontane). L'articolo è stato illuminante: sono giunto fin qui partendo da una biografia di Angelo branduardi, che un po' di prog l'ha masticato - e sostiene di non averlo digerito - quindi dico una cosa "extra-prog" (tanto è il 2022).
Credo che la rivoluzione parte in stato di necessità.
sono del 77, il che vuol dire che mio padre ha vissuto quegli anni da giovane e me li ha raccontati (era a Roma). Oggi la rivoluzione culturale è lontana.
Le necessità non sono cogenti. il che potrebbe avere dei risvolti positivi, ma non voglio parlare dei "Presunti risvolti positivi ble bla", bensì del fatto che se la necessità economica non c'è e non è comunque estesa a fasce abbastanza consistenti della società, la necessità culturale c'è tutta! parola chiave oggi è "pensiero unico". io non me ne intendo, ma sento che qualcosa di simile esiste, e non va bene. i mezzi economici non bastano a sentirsi bene e non assicurano unulla nel lungo periodo. ci vuole una libertà culturale, e questa deve diventare una necessità. CHi è degli anni 50 e sessanta oggi può essere utile a tutti se fa dei piccoli (ognuno, quel che può) apporti di testimonianza e apporti di impegno a svegliare la sete di Libertà culturale. ciao Bloghema

Gae ha detto...

"Il sonno della conflittualità genera mostri", vero John?

JJ John ha detto...

Verissimo! Senza la conflittalità rimangono panico, autocrazia e devianza, e i sistemi non reggono.

ugo ha detto...

chiedo scusa ma nella conflittualità ci può essere pure contraddittorietà?
grazie ugo

JJ ha detto...

Si, essendo la contraddittorietà una caratteristica, può appartenere anche alla conflittualità. Ma credo che Gae intendesse la conflittualità come categoria analitica, quindi anticipando un giudizio qualitativo.