Preghiera di sasso - Diapason (1975)

preghiera di sasso diapason 1975NEI COMMENTS CI SCRIVE RICCARDO TOSI, CHITARRISTA DELLA PREGHIERA DI SASSO


Sarà un caso, ma ogni volta che entro in contatto col mondo dei collezionisti di vinile, vengo assalito da dubbi e interrogativi perlomeno inquietanti.

Pur interessandomi alla “vinilmania” da molto tempo, per esempio, non riesco ancora a capire a tutt’oggi il motivo per cui determinati dischi vengano ipervalutati ben oltre qualunque loro potenziale valore artistico e/o perchè mai una persona qualsiasi dovrebbe spendere cifre anche ragguardevoli per portarsi a casa certi sottoprodotti piuttosto che un altri.

Come sapete ci ho ragionato molto e sono arrivato alla conclusione che chi controlla il mercato del “raro” è riuscito nel corso degli anni a tramutare alcuni oggetti in merce. Ne più, ne meno.
Si pensi ad esempio che per molti esemplari pregiati, non conta la valenza artistica, i percorsi dei singoli musicisti, la loro forza propulsiva o la loro conflittualità, ma una legge di mercato basata sul rapporto domanda-offerta ancora ben lungi dall'essersi stabilizzata e che nel tempo ha prodotto anche vistose contraddizioni come il caso degli Atlantide o degli oggi costosissimi Procession.
.
Eppure se un album per nulla vistoso come “Preghiera di sasso / Diapason” è ancora oggi un oggetto desiderabile per molti collezionisti un motivo c'è.


diapason 1975Ora, chi per curiosità personale segue come me il "collezionismo che conta”, quello cioè che smuove decine di migliaia di euro (quadri, sculture, macchine fotografiche, mobili, auto ecc.), sa perfettamente che il valore di un’opera/oggetto è proporzionale non solo al suo peso artistico, storico/tecnico o sociale, al suo livello di conflittualità e di trasgressione o all’autorevolezza del suo creatore , ma che qualunque transazione la riguardi è normata da un mercato controllato globalmente da cataloghi, pubblicazioni specializzate, gallerie, mostre, case d’asta, critici d’arte e collezionisti di rango.

Nel mondo dei dischi invece, al di là della psicologia e del marketing, vi sono altri valori aggiunti dei quali anche un piccolo dettaglio può fare la differenza e nel caso degli abruzzesi.Preghiera di Sasso / Diapason” che si autoprodussero un album in comune nel 1975, (inciso per l'etichetta pescarese Delta, che non è quella dei Flea on the honey), tale valore fu proprio il voler concretare una spinta propulsiva e una passione comune, anche all'interno di un territorio non particolarmente prodigo di occasioni per farlo.

Sappiamo che questi due gruppi gemelli erano molto attivi nella zona di Pescara, che erano coinvolti nell’area Controculturale della loro zona, che si difendevano bene con i loro strumenti e che suonavano un jazz fusion leggermente contaminato con elementi psichedelici.

Sappiamo anche che i Diapason furono tra i primi gruppi abruzzesi ad aggiungere una parte teatrale ai loro spettacoli e che i PDS suonarono al Festival di Nettuno e a Villa Pamphili.

Sappiamo anche che questo Lp fu inciso tra il 4 e il 29 aprile del 1975 con l'ausilio del tecnico Paolo Guanciali e venne stampato in circa 1.000 copie nel 1975 di cui molte ritirate per un errore di stampa.

diapason preghiera di sassoLa copertina singola ha un grafica scarna, ma comunque ben fornita di dati sui gruppi (cosa non sempre comune all'epoca).
La musica non è particolarmente originale ma restituisce bene in studio quello che poteva essere il live act dei due gruppi, peraltro assai dotati tecnicamente.

Questa fu una delle prime autoproduzioni prog jazz dell'area pescarese, "provincia avarissima di occasioni" come ammette lo stesso chitarrista dei PDS Riccardo Tosi e dunque memorabile almeno per quanto riguarda il nostro ambito.
"In definitiva", continua Tosi "si trattava di un gruppo di giovani amici appassionati di musica prog (nella migliore tradizione di tutte le band di tutti i tempi) che in una cittadina di provincia provavano ad esprimersi come potevano utilizzando la forma che amavano".
Potrà sembrare banale ma, come nel caso della Statale 17 e degli Emphasis di Bolzano, degli Apoteosi di Palmi o dei Paradiso a Basso Prezzo di Aosta, in certe zone meno toccate dal movimento, era tutt'altro che facile non solo portare avanti un deteminato discorso, ma men che meno arrivare in sala d'incisione.
A parte il sassofonista dei Diapason Ubaldo di Gregorio (oggi cultore ed esecutore di musica antica), quasi nessuno degli altri musicisti ha avuto un percorso rilevante dopo lo scioglimento delle due bands.


GRAZIE A FEDERICO PER LE IMMAGINI

18 commenti :

taz ha detto...

Caro JJ, per quanto mi riguarda, ti puoi fermare qui!...non ho mai capito i prezzi esorbitanti che girano intorno ad alcuni dischi...nemmeno quello di Mario Schifano e le sue stelle mi aveva convinto...figurati la Preghiera di sasso...la mia opinione è questa: ci sono dei "matti" che approfittano di altri "matti"....ciao

J.J. JOHN ha detto...

Sai Taz, perlomeno è globalmente acclarato che Schifano è un artista di rilevanza mondiale e il disco delle Stelle conteneva delle sue litografie originali. Non a caso veniva venduto nelle gallerie d'arte perchè, a parte la musica, di opere d'arte si trattava.
Va benissimo quindi pagarlo a peso d'oro. Stiamo parlando di Schifano, non so se mi spiego.
Dove però si colga un tale plusvalore in Fabio Celi o men che meno nei Diapason - Preghiera di Sasso questo davvero vorrei mi fosse spiegato.
Chi ha coraggio, si faccia avanti.

taz ha detto...

Su Schifano sono perfettamente d'accordo con te...la valutazione del disco non mi convince...(tra l'altro le Stelle sono stati più coraggiosi dei Velvet di Warhol in fatto di scelta musicale..)...ma lo si può capire con l'aggiunta delle 50 copie in vinile rosso...Quella dei dischi "rari" e costosi è una sindrome creata ad arte, forse io non la capisco perchè penso che la musica, tutta, debba essere "popolare" ed a uso e consumo di chiunque....quindi super-valutare un disco solo perchè ne hanno fatto 1000 copie mi vien da ridere...(Schifano a parte..)...posso capire una tela del Caravaggio....o una scultura del Modigliani...ma un disco e solo perchè raro...ciao

marta ha detto...

se avessi i soldi, io pagherei volentieri un oggetto come il disco delle Stelle. In fondo, come dice JJ si tratta dell'opera di un artista riconosciuto mondialmente, pubblicato e che ha avuto molte personali di successo, nonchè essere stato fotografo, regista eccetera.
Prendo invece con le pinze il fatto che le Stelle siano state più coraggiose dei VU.
E' vero che Roma non è New York e qui da noi ci voleva fegato per fare certe cose, però in un caso si parla di un gruppo seminale -da cui le stesse Stelle hanno tratto ispirazione -, dall'altro di una band "eroica" ma non troppo.
Almeno per quanto riguarda i testi, i VU si sono spinti molto oltre.

JJ John ha detto...

Gli artisti sono tali perchè trasgrediscono comunicando e comunicano trasgredendo.

La conflittualità e l'innovazione comportano però anche l'analisi del "sistema" che viene messo in discussione e quello italiano del '67 non brillava certo per modernità.
Comparato con l'Inghilterra, con New York o con San Francisco eravamo veramente a uno stadio quasi ottocentesco.
Ci voleva poco per brillare.

Per fortuna che il nostro enorme background civile ci consegnò artisti ed intellettuali che andavano ben oltre un semplice superamento di questa forbice ma questo, onestamente non fu il caso delle Stelle.

Loro, rispetto all'intellighenzia, si fermarono a un livello molto più estetico e provocatorio.
Asserire che fossero più coraggiosi dei Velvet Underground è un'affermazione che, a mio avviso, andrebbe motivata meglio.

taz ha detto...

Se fosse uscito un solo disco...allora si che potrei spendere dei "soldoni" per averlo....ma Millecinquanta copie non mi danno l'esclusività di un "pezzo" di Mario...opinione personalissima la mia, ci mancherebbe...Sul coraggio intendo dire che le Stelle, in soli 3 giorni e alla velocità della luce, hanno oltrepassato i confini del commerciale(non dico che sia un capolavoro)mentre i VU hanno avuto più tempo per realizzare le loro idee...ciao

Anonimo ha detto...

I Velvet hanno avuto più tempo per realizzare le loro idee, ma ne avevano anche molte, molte, molte di più.

Romo ha detto...

Bel ragionamento sul perché un disco diventi una rarità.

Quindi non è solo un fattore di copie?

Io pensavo che più un disco fosse raro e stampato in poche copie, più il prezzo fosse alto, tu invece aggiungi altri "fattori" che fanno si che un album acquisti valore!

Spesso si spendono cifre esorbitanti per un pezzo di vinile, e secondo me é follia pura!

Ma per quanto riguarda la ristampa illegale di dischi "rari e costosi" spacciati per "prima stampa dell'epoca", tu ne sai qualcosa?

So che il fenomeno esiste ed é piuttosto diffuso!

Esistono falsari d'ogni tipo ormai!

jj john ha detto...

E' un argomento piuttosto delicato su cui preferirei glissare.
Ti riporto solo le parole di una conversazione fatta un mio amico tanti anni fa:
"Milano è pazzesca: pensa a quando tutto il mondo s'inculava per avere "l'album nero" di Prince [...]
mentre tu andavi alla Fiera di Sinigallia al Ticinese e ne trovavi 200 copie!"

Per saperne di più leggi l'articolo "Cacciatori di Prog" su questo sito nella sezione "Storia del Progressive Italiano".
Poi sappimi dire.

taz ha detto...

Certto anonimo..non si vuole fare un paragone e...che io sono molto Italiota, a me piace più Mario di Andy....dipende anche da dove nasci delle volte...ciao

edi ha detto...

Hei John!Sono Edi Sanna. Grazie per il genio!

JJ ha detto...

Di niente. Mi ripagherai con gli interessi :-)))

Anonimo ha detto...

Cari ragazzi,
Mi sono imbattuto per caso in questo blog e sinceramente del collezionismo non me ne può fregare di meno, in ogni caso però mi fa piacere che questo disco susciti ancora qualche interesse poiché rappresenta una rarissima esperienza di musica autoprodotta per quel periodo soprattutto se si considera che non si tratta di musica commerciale per cui sono molto contento di averlo fatto
P.S.
Sono Riccardo Tosi chitarrista della Preghiera ;-)

J.J. JOHN ha detto...

Grazie a te Riccardo per essere intervenuto.
Tra l'altro, questa scheda è di qualche tempo fa e rileggendola alla luce del tuo intervento, mi sembra anche un po' ingenerosa rispetto al vostro operato.

Se tu avessi tempo o voglia di scrivermi pivatamente (la mia mail è nel mio profilo), potremmo fare due chiacchere sulla vostra esperienza.
Credo che davvero in molti (me incluso) avrebbero voglia di saperne di più.
Ti ringrazio in anticipo.
JJ John

Anonimo ha detto...

a me il disco della preghiera piace perchè amo molto il jazz, ma se parliamo di autoproduzioni non è certo una novità in campo prog: fabio celi, jacula, blues right off, sensation's fix, falsini, apoteosi, JB banfi, errata corrige per non parlare di tutte le autoproduzioni del punk e affini....

Anonimo ha detto...

infatti erano i primi esperimenti che non rappresentavano certo la norma, anche perché molto difficili da realizzare ( il digitale non c'era ancora) e che hanno aperto una strada...i punk mi sembra che siano arrivati un po' dopo almeno in Italia :-)

JJ John ha detto...

No difatti, nel 1975 i Punks non erano nemmeno arrivati a Pordenone e a Milano veniva appena occupato il Leoncavallo.

Ciò che è sfuggito a questa scheda è proprio il senso dell'autoproduzione e il coraggio che vi è stato investito.
Specie in una provincia "avarissima di occasioni" come l'ha definita lo stesso Riccardo Tosi e, aggiungo io, con una musica come il jazz che soffriva a quel tempo di accoglienze assai contraddittorie. Specie negli ambienti più politicizzati.

Spero tra l'altro che con il contributo di Riccardo questo post possa essere riscritto in modo più "storico" perchè questo, come sapete, è lo spirito di Classic Rock.

Anonimo ha detto...

Lavoro discreto, molto gradevole

Michele D'Alvano