Il movimento del '77 - parte terza (finale)

eugenio finardi 1977SERIE: STORIA DEL PROG ITALIANO

Nella prima e nella seconda parte dei posts dedicati al Movimento del ’77, abbiamo sintetizzato alcuni dei percorsi che lo generarono e il suo breve ma esplosivo decorso citando anche qualche contributo sulle cause della sua fine.

Per quanto ci riguarda, restano ancora da chiarire le sue relazioni con il prog italiano e quelle con il nuovo panorama musicale che nel frattempo si era sviluppato in Italia.

Dal mio punto di vista, credo si possa affermare che il 1977 non solo confermò la fine del Pop Italiano avvenuta l’anno precedente, ma soprattutto lo fece in maniera irreversibile escludendone qualunque forma di ripescaggio.

In quei pochi mesi infatti, la società cambiò in maniera talmente radicale da non poter più tornare sui suoi passi:
1) Definitivo mutamento del sistema di produzione dal post-fordismo alle prime forme di terziario. 2) Sgretolamento della “centralità della fabbrica” e delle forme di rappresentanza ad essa collegate. 3) Ramificazione del movimento Controculturale in più direzioni, ognuna delle quali tormentate da forti difficoltà di riposizionamento sia nel politico che nel sociale e ciascuna con una propria modalità rivendicativa.

Il contraccolpo sulle arti, musica Prog inclusa, si tradusse idealmente in una sorta di passaggio dall’era delle “presentazioni(auliche, critiche, ma pur sempre descrittive) a quella delle “autorappresentazionipersonali, politiche e pragmatiche. Un percorso di fluidificazione tentacolare che si esaurirà nella controrivoluzione degli anni ’80 ridimensionando o spazzando via gran parte delle subculture precedenti.
Esaminiamone i dettagli.

Innanzitutto, la “frammentazione delle basi” che vide in un lasso di tempo brevissimo la liberalizzazione e l’accavallarsi di forme dialettiche differenziate e non sempre omogenee, decretò non soltanto la fine del Prog storico, ma diede luogo all’esponenziale aumento di nuovi elementi contaminatori che non gli avrebbero più permesso di imporsi come istanza antagonista.

punk rockSu un altro versante, la presenza di nuovi soggetti fortemente libertari e autocentrati e la conseguente “personalizzazione del politico”, invertì radicalmente il flusso della conflittualità artistica, traghettandola da una fase per così dire “deduttiva”, ad una “induttiva” dove le diverse problematiche venivano estrapolate da un solo soggetto o da un solo argomento specifico.
In altre parole, alla forza sensibilizzatrice del Prog che di norma partiva da argomentazioni estese per arrivare al particolare, se ne sostituirono altre, speculari e differenziate a seconda del background formativo degli interpreti.

- Il Punk, ad esempio, derivò esplicitamente dal rifiuto di qualsiasi dialogo con la ristrutturazione produttiva a vantaggio di forme occupazionali nuove e non normate, dall’anti-istituzionalità e fu contemporaneamente la risultante delle difficoltà pratiche e relazionali correlate a quella condizione antagonista.

- La stessa poetica cantautorale, uscita malconcia dalla fase dell’ermetismo, si aprì anch’essa ad un’osservazione bifocale, ma sempre partendo da un elemento puntuale: il Pinocchio di Bennato in “Burattino senza fili”, il Diesel di Finardi, gli Zombie di Manfredi, la complessità della “Samarcanda” di Vecchioni o la figura di Amerigo di Guccini nel 1978.
Ancora in quel contesto, la comparsa di un linguaggio destrutturato e ironico - raffinato in certi casi e goliardico nei gruppi demenziali - fu invece il diretto riflesso dello spirito smitizzante, libertario, iconoclasta e anti-terzinterazionalista del movimento ’77 (es:: femminismo).
L’importante è dire cose assurde nel momento sbagliato”, dirà Miss Xox, del “Great Complotto” di Pordenone nel 1979.

lucio dalla francesco guccini- Per altri versi, l’esplosione delle culture popolari/regionali e il ricorso al dialetto, fu la risposta alla mercificazione a allo sfruttamento dell’immigrazione (italiana e straniera) operata dal sistema, che provocò per contrappasso, sia il diritto all’uso del gergo, sia nuove forme transmetropolitane di interscambio di saperi collettivi.
Il tutto, anche per evitare il rischio che, nel momento in cui il terreno rivendicativo si stava spostando dalle province alla città, si creasse una nuova forbice tra le metropoli accentratrici e una nuova marginalizzazione degli hinterlands.

Il ’77 quindi, sottoscrisse l’irreversibilità della fine del Prog e forse non è un caso che in quell’anno gruppi storici quali Area o il Banco rimasero discograficamente silenti, mentre altri come Orme e Pfm restarono sospesi tra “flessione” e “riflessione”. Chiaramente la crisi aveva colpito anche loro e, a conferma di quanto detto poc’anzi, sarebbero stati tutti riassorbiti dall’imminente riflusso.
Il “grooveprogressivo aveva perso il suo ruolo di protagonista-innovatore e sarebbe ben presto diventato uno strumento nelle mani di una nuova generazione di artisti.

Tuttavia, l’importanza rivoluzionaria che aveva rivestito non lo fece scomparire del tutto: assurse col tempo a status di “genere musicale storico” e, come ogni movimento che si rispetti, sarebbe diventato una “zona temporaneamente autonoma” in grado di scomparire e riapparire nel tempo, restituendo con la sue periodiche riemersioni le gioie dell’immaginazione e un grande, mai sopito, desiderio di libertà.

IL MOVIMENTO ' 77 > Prima Parte - Seconda parte


Se io fossi un feto / e tu una signora / mi vorresti così bene / mi vorresti così bene /
Se io fossi un feto / e tu una signora / mi vorresti così bene / da abortirmi ancora.
Se fossi io un feto...
... ma non sono un feto / tu non sei una signora / quindi è tempo di scoprirci / come siamo ora.

(Gianfranco Manfredi, 1977).

17 commenti :

marta ha detto...

Quella che jj ha messo in copertina è il dettaglio dell'immagine di Diesel di Finardi del 77 ed è opera dello studio di Gianni Sassi.
A me ha sempre fatto impressione perchè, prima di quell'anno, una delle costanti delle cover di Sassi era sempre quella di ritrarre fotografie fissate con una piccola puntina da disegno (avete presente caution?).
Adesso invece quella puntina è diventata un chiodo
grande e violento come se ci fosse in corso una crocifissione del proletariato.
secondo me non è casuale

Anonimo ha detto...

Leggendo la Storia d'Italia nei post di JJ mi sento un po' come il bambino di Guccini: "mi piaccion le fiabe, raccontane altre"... non so se rendo l'idea. Ottima la foto di Guccini e Dalla (e c'era anche Vecchioni sulla destra) che improvvisano in un'osteria bolognese, c'è il video di quella performance su YouTube che merita di essere visto.

P.S.: Auguri a Classic Rock, sebbene con un leggero ritardo.

J.J. JOHN ha detto...

@ Marta:
Questa è assolutamente geniale! Dovremmo girarla allo studio Gianni Sassi. Chissà se qualcuno ricorda...

@Dovic86:
Vecchioni, Guccini, Dalla.
Credo fosse l'Osteria delle Dame, no?
In quel momento deve aver prevalso il Vecchioni visto che i ragazzi cantano "Porta Romana bella".

Queste non sono fiabe, sono analisi storiche. Le scrivo per orientarmi, capire meglio e soprattutto sperando di spingervi verso nuove immaginazioni.

taz ha detto...

canta che ti passa o....cambia se c'è la fai...un mare divide quel periodo incerto e di cambiamenti da quello che e oggi il presente....faccio rewind e preferisco il "cambiamento" e l'incertezza del 1977 di Concerto Grosso 2 dei NT (disco veramente bruttino) che la riunione dei Litfiba di oggi...Questo per dire che nella pentola degli anni 70 qualcosa bolliva(musica-controcultura-futuro-cantautori-niente da dire perchè tutto avevo già detto..)...invece oggi mi sembra che tutto sia "bollito"...Io ho sempre abitato in provincia e devo dire che qui il "benessere" non se ne mai andato...quello che succedeva in città era solo una notizia del TG...qui se volevi dire qualcosa ti ritrovavi su una panchina con non più di 7/8 persone...esmpio: quando vennero gli Area a Sanremo suonarono all'Ariston e vennero sonoramente fischiati...happening era solo una parola inglese...non un must nei concerti degli Area...Ora dopo tanti anni e senza battaglie i ragazzi di quell'epoca "hanno il loro lavoro statale" o lavorano in banca (cantava Venditti)...ma tutti sono a "posto"...Questo per raccontare un pezzo di provincia italiana che non è mai cresciuta o non ha mai avuto la voglia di crescere...Lunga vita a Classic rock!..e di conseguenza a chi la gestisce!!

Anonimo ha detto...

La cosa più importante in assoluto, è che sotto il caldo di luglio sono nato Io.

Andy

JJ JOHN ha detto...

Grazie Andy. Analisi sintetica e molto autorappresentativa, nel pieno spirito del post.

U G O ha detto...

MA COME JOHN NON HAI ANCORA FATTO UN BLOG APPENDICE DEI CANTAUTORI E,SENZA ESAGERARE,METTERCI DENTRO I VARI FINARDI CAMERINI MANFREDI LOLLI GUCCINI DALLA VENDITTI DE GREGORI.ANDREBBERO BENE PURE DUE TITOLI X ARTISTA CIAO UGO

J.J. JOHN ha detto...

Se può interessarti ci sono Ricky Gianco e la splendida Donatella Bardi che hanno un loro senso come del resto lo avrebbero Finardi, Camerini o Manfredi.
De Gregori lo trovi nei "Capitolo 6" e Fossati nei "Delirium". Se vuoi ci sono anche Michele Zarrillo nei "Semiramis" e anche Ivan Graziani negli "Anonima Sound Ltd" prodotti, pensa te, dal papà di Raphael Gualazzi.
Ma questo non è un sito sui cantautori...

u g o ha detto...

si lo so tuttavia siccome hai messo la foto di DIESEL di FINARDI sul BLOG del 77 pensavo che almeno i primi dischi di FINARDI li ineserissi tutto qui perlomeno SUGO e DIESEL ma nessun problema son ben documentato su di loro.la scheda di DONATELLA BARDI l'ho apprezzata molto benchè io abbia di lei solo la partecipazione al brano BAMBULè di CAMERINI e complimenti per tutti i blog che man mano scopro di penna tua e scusami se ti faccio sempre richieste ma è la voglia di approfondimento che tu hai che mi stuzzica.ciao ugo

J.J. JOHN ha detto...

Di Donatella DEVI ascoltare "A Puddara è un vulcano" perchè per quanto fosse ingenuo era inconsapevolmente un manifesto generazionale. Forse molto più di quelli dell'Eugenio, dell'Alberto o di altri.
Aveva secondo me un candore e una limpidità straordinari rispetto alla sofferenza in cui versava allora il movimento.
Anzi, se proprio lo volete sapere "Regina in quest'età" mi commuove ancora oggi. Non so perchè... ma va così... ci ritrovo tante cose...

Ho messo la foto di Diesel perchè "Diesel è Diesel"... e basta.

ugo ha detto...

e comunque caro john un altro disco che adoro resta il primo omonimo di ALBERTO FORTIS e non sapendo dove citarlo dato che non si tratta ovvio di prog ho pensato di citarlo su questo spazio del 77 benchè non ci azzeccasse nulla dato che uscì nel 79 ma vuoi gli arrangiamenti con la pfm vuoi i testi bellissimi e vuoi pure quell'uso particolare della voce ancora oggi nel riascoltarlo mi provoca belle emozioni peccato,a mio modesto parere,che nessuno degli altri dischi avesse quella forza di interpretazione e di comunicazione ovviamente a mio avviso si intende ugo

MarioCX ha detto...

Ciao Ugo, sono d'accordo.
Il primo di Fortis è una gemma senza tempo nonchè uno dei migliori dischi d'esordio di un'artista italiano.
"Milano e Vincenzo", "Il Duomo di Notte", "La Sedia di Lillà", sono solo gli episodi più noti, ma non ci sono riempitivi.
Peccato che quello che bisogna avere di Fortis si ferma qua.
Già il secondo, "Tra Demonio E Santità" era un disco fiacco.

ugo ha detto...

è proprio vero mario che fortis dopo quel bellissimo esordio non sia riuscito a fare almeno un altro disco bello come quello forse solo una parte de la grande grotta ma quella magia era già andata persa sarà pure x gli arrangiamenti della pfm ma quel disco è proprio bello! ciao ugo

MarioCX ha detto...

Avrà avuto da dire solo quello.
Non è detto che un'artista debba avere sempre qualcosa in serbo.
C'è una non corrispondenza tra tempi sociali e tempi biologici (oggi ci si può sposare alle soglie della menopausa), figuriamoci tra mercato e ispirazione artistica.

J.J. JOHN ha detto...

"Tra demonio e santità" un disco fiacco? Ma vogliamo scherzare?
"Dio Volesse" è una delle più belle canzoni di Alberto. Ispiratissimo l'assolo finale di synth. Se non lo ascolto almeno cinque volte all'anno mi manca qualcosa.
Poi ci sono "T'innamori", la hit "Predimi fratello" e quel gioiellino in 3/4 che è "Al di là della porta di vetro".

Bruttino fu semmai "West of Broadway", ma almeno sino a "El Nino" l'Alberto ebbe sempre almeno una o due zampate per ogni album.

aliante ha detto...

A me piaceva anche "Plastic Mexico".

roberto ha detto...

Morto Zangheri, sindaco della Bologna delle contestazioni e delle stragi.
Personaggio che a chi quegli anni li ha vissuti sicuramente suscita ricordi contrastanti, vorrei ricordarlo con una sua frase, rivolta agli Intellettuali:
“Voi sapete tutto dei puritani del Massachusetts e nulla delle mondine di Molinella!”.

Condoglianze alla sua famiglia e ai suoi cari, un altro personaggio della nostra Storia se ne va.